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Lockdown? Ora si applichi subito la strategia delle quattro T

Giuseppe Maria Milanese, medico infettivologo e presidente di Osa (Operatori Sanitari Associati) e di Confcooperative Sanità spiega: «Il lockdown cinese per l'Italia è impraticabile. Serve un strategia simile a quella sudcoreana, basata su: tamponi, tempestività, tracciabilità, tutela

di Lorenzo Maria Alvaro

Procede il lockdown italiano. In Europa è visto come il modello d'intervento migliore ed è attuato anche da quei Paesi che fino a pochi giorni fa erano più recalcitranti a misure così dure. Una cura però che sta mettendo in ginocchio l'economia e che avrà sul breve, medio e lungo periodo grandi ricadute, «non solo in termii di pil ma soprattutto in termini di economia della felicità. Penso a tutte le persone sole chiuse in casa o a famiglie strette in piccoli appartamenti, senza contare gli operatori sanitari», spiega Giuseppe Maria Milanese, medico infettivologo e presidente di Osa (Operatori Sanitari Associati) e di Confcooperative Sanità. Cosa fare dunque? «Dobbiamo varare subito una fase due dell'emergenza basata sull'individuazione di tutti gli infetti». L'intervista



Lei sostiene che il modello cinese sia di fatto inapplicabile in Italia. Perchè?
Ci dicono che in Cina, in cui la regione più colpita dal contagio è popolosa quanto l'Italia, le misure restrittive hanno funzionato. Parliamo però di 60 milioni di persone, isolate da ogni punto di vista, su un totale di oltre un miliardo che invece ha continuato a vivere e a produrre, coprendo anche il fabbisogno di chi era impossibilitato a farlo. Noi non possiamo isolare l’intera popolazione, semplicemente per la necessità di consentire lo svolgimento delle proprie attività a una serie di categorie di lavoratori. Così con le attuali misure appiattiremo il picco delle infezioni, consentendo al nostro sistema sanitario di reggere l'urto ma, non potendo imporre la clausura per tutto il periodo necessario, allentata la restrizione si ricomincerà daccapo, con nuovi focolai, un altro picco e via dicendo. Senza contare le ricadute economiche che ha qeusto tipo di strategia se colpisce tutto il territorio nazionale. Ecco perché il modello cinese da noi è inapplicabile.

Quale alternativa abbiamo?
Il modello più simile a noi è quello della Corea del Sud, sia geograficamente che demograficamente. La loro strategia si basa sull'aforisma delle quattro T: tamponi, tempestività, tracciabilità, tutela. Loro hanno fatto tamponi con tempestività a tutti garantendo la tracciabilità dei casi e potendo così mettere in campo forme di tutela degli operatori socio sanitari

Come concretamente, oltre al tamponamento, dovremmo muoverci?
Ho esperienza diretta, come molti, di casi positivi da coronavirus, con sintomi, che non hanno mai fatto alcun tampone. E le persone che hanno avuto contatti con loro magari sono in giro perché devono lavorare. Il distanziamento sociale è stato ed è importante. Ma dobbiamo passare alla Fase 2: andare a fare tamponi ovunque con un'azione proattiva. Significa che si medici devono uscire dagli ospedali e che vanno verso il problema, ad individuare le persone positive. Per farlo naturalmente bisogna garantire i dpi a tutti gli operartori sanitari e socio sanitari. Poi immaginare modelli di sanità intermedia, con ad esempio gli alberghi, per la degenza delle perosne positive ma senza sintomi. Servirebbe ad allaeggerire gli ospedali. Ma anche qui servirebbe una regia di sanità territoriale, di assistenza primaria. Bisogna aparlare anche di questo. Non solo di terapie intensive.

Sarebbe attuabile anche laddove il sistema sanitario è in ginocchio?
Più passa iul tempi più diventa difficile. Si rischia di voler chiudere la stalla quando i buoi sono ormai scappati. Ma siamo ancora in tempo per cominciare.

Questo modello salvaguardarebbe anche l'economia…
Non c'è dubbio. Poi io sono più interessato all'economia della felicità piuttosto che a quella ddel Pil. Penso alle persone segregate in casa sole o stipate in piccoli appartamenti. O agli operatori sanitari. Si potrebbe evitare di avere un allarme sanitario sul fronte psicologico che così indubbiamente avremo.

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