Mondo
Lo sviluppo dei paesi poveri passa per il mercato delle rimesse
Largomento al centro del seminario organizzato in occasione della visita a Milano della delegazione di imprenditori sudamericani. Appuntamento il 24 ottobre nella sede dellIspi
di Paolo Manzo
Un fenomeno economico considerevole, che supera di gran lunga i flussi degli aiuti pubblici destinati ai paesi poveri e in via di sviluppo. Sono le cosiddette ?rimesse?, i fondi che i lavoratori migranti inviano nei loro paesi d?origine e che con il passar del tempo sono divenuti sempre più centrali nelle dinamiche di sviluppo. Di questo argomento e dei numerosi aspetti connessi si parlerà martedì 24 ottobre nella sede dell?Istituto per gli studi di politica internazionale (Ispi), in via Clerici 5 a Milano, nel corso della giornata di studio ?Dagli Appennini alle Ande. Il mercato delle rimesse in Italia: il caso degli immigrati latino-americani?, organizzata da Regione Lombardia, Istituto Italo-Latino Americano e Camera di Commercio di Milano. L?appuntamento, che prenderà il via alle 9,00 per concludersi in serata, è ancor più significativo in quanto si colloca nel contesto della visita in Italia della delegazione di imprenditori brasiliani, organizzata da Confindustria, Abi e Ice, dopo che un analogo incontro tra i rappresentanti dei sistemi produttivi dei due Paesi si era svolto in Brasile lo scorso mese di marzo.
Al seminario interverranno, tra gli altri, Donald Terry, direttore del Fondo multilaterale di investimento della Banca interamericana di sviluppo (Bid) di Washington, Roberto Pinza, viceministro dell?Economia, Giuseppe Guzzetti, presidente della Fondazione Cariplo, Pier Andrea Chevallard, segretario generale della Camera di commercio di Milano, Betty Sotelo, del ministero dell?Economia e delle Finanze del Perù, Carlo Secchi, direttore dell?Istituto di studi latino-americani (Isla, Università Bocconi) e vicepresidente dell?Ispi, Roberto Ronza, sottosegretario allo Sviluppo e consolidamento delle relazioni internazionali della Regione Lombardia, e Donato Di Santo, sottosegretario di Stato agli Affari esteri.
Nelle intenzioni degli organizzatori, la giornata vuole essere l?occasione per analizzare insieme ai più autorevoli studiosi del settore un fenomeno che, secondo la Banca Mondiale, nel solo 2005 ha raggiunto i 167 miliardi di dollari, una cifra che è più del doppio dei flussi dell?aiuto pubblico allo sviluppo mondiale. Per quanto riguarda l?Italia, le rimesse ?ufficiali? ? vale a dire quelle che si desumono dai flussi delle banche, delle poste e delle agenzie di trasferta di denaro (money transfer) – inviate nei loro paesi d?origine dagli oltre tre milioni di immigrati ammontano, nel 2004, a 2 miliardi di euro, di cui 35 milioni dalla sola Lombardia (fonte: Banca d?Italia). Una cifra che, se si considerano anche i flussi che passano per altri canali o che vengono portati direttamente in patria dagli stessi immigrati, potrebbe più che raddoppiare.
Grazie alla presenza di due rappresentanti del governo e di operatori della cooperazione internazionale, inoltre, nel corso del seminario del 24 ottobre si discuterà anche del Piano d?azione italiano sulle rimesse messo a punto dal ministero dell?Economia e delle Finanze. Si tratta di una strategia che se da un lato prevede un?azione di monitoraggio sulle banche per ridurre i costi di trasferimento che ancora oggi si aggirano intorno all?8-10 per cento, dall?altro raccomanda di promuovere iniziative ad hoc per contribuire a promuovere lo sviluppo nei paesi di origine degli immigrati. Al riguardo, per l?occasione sarà lanciato il progetto che consiste nella creazione su base volontaria di un Fondo-paese (o Fondo andino) denominato 3×1 (tre per uno), in cui per ogni euro versato dall?immigrato, un?istituzione pubblica o privata italiana e lo Stato di provenienza versino un euro ciascuno per alimentare un fondo destinato a finanziare progetti produttivi o infrastrutturali nei paesi di origine. Questi progetti verrebbero presentati dagli stessi immigrati (singolarmente o in gruppo) che vogliono ritornare nel proprio paese e aprire un?attività – mettendo a frutto le capacità professionali acquisite nel soggiorno in Italia – oppure aiutare chi vi è rimasto, offrendo la costruzione di una strada o di una scuola o di ogni altra infrastruttura di pubblica utilità. L?ipotesi di progetto richiede l?intermediazione di un istituto bancario che gestisca il fondo rotativo e se ne assuma la responsabilità. L?utilizzazione di queste risorse per progetti imprenditoriali familiari e collettivi, generatori di reddito e occupazione, devono rispondere a criteri rigorosi di economicità e devono apportare benefici diffusi per la società locale, riducendo al minimo il rischio di investimenti avventati, inutili e improduttivi.
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