Famiglia

Lo strano caso della soia Ogm di Monsanto

I Verdi ambiente-sociatà denunciano la mutazione spontanea della soia transgenica commercializzata in Europa e chiedono ai ministri competenti di bloccarla in nome del principio di precauzione

di Barbara Fabiani

Nel campo degli organismi geneticamente modificati qualcosa sta cambiando, o meglio sta mutando. Si tratta della soia ogm roundup ready prodotta dalla Monsanto e commercializzata in Europa dal 1996 grazie ad una certificazione dell’Advisory committee on novel food and processes della Gran Bretagna. Nel maggio del 2000 la stessa società americana aveva avvisato l’autorità di controllo britanniche di aver riscontrato nella soia due sequenze genetiche del tutto impreviste. La prima è un inserto genetico di 937 paia di basi di cui 72 sono elementi omologhi del gene CP4-EPSPS (inserito nella soia per renderla resistente al glisofato, l’erbicida venduto dalla Monsanto insieme alle sementi) e un secondo frammento che replica altre 250 paia di basi del gene inserito. Avvisate nel giugno del 2000 le nostre autorità hanno richiesto un parere al Comitato interministeriale sulle Biotecnologie nel mese di novembre, parere che ancora non è stato emesso. A denunciare la situazione che poteva passare per una semplice questione burocratica è l’associazione Verdi ambiente e società, non nuova a queste indagini, e l’associazione di cooperative Coop, che ha scelto di fare del proprio marchio sui prodotti una garanzia del non impiego di ogm. “La commercializzazione di questo prodotto va sospesa – esordisce Ivan Verga vicepresidente dell’associazione ambientalista – sia per ragioni giuridiche, poiché il prodotto autorizzato e quello commercializzato non coincidono più, ma soprattutto per seguire quel principio di precauzione disconosciuto dall’azienda americana e nei fatti sottovalutato dalle autorità di controllo europee”.. Secondo le analisi della Monsanto le due nuove sequenze genetiche non esprimono delle proteine, anzi nel rapporto consegnato alle autorità britanniche si introduce il sospetto che i due nuovi frammenti siano il risultato di un processo naturale non riconducibile alla manipolazione. Ci ha pensato il Ministero della agricoltura del Belgio a sconfessare queste ipotesi, indagando con ulteriori analisi di laboratorio si è avuta la conferma che è stata proprio l’introduzione del gene CP4-EPSPS ad aver causato una ricombinazione del DNA nel punto di inserimento. “Questo dimostra quanto sia importante che le autorità di controllo smettano di dare i propri pareri e le autorizzazioni basandosi solo sulla documentazione scientifica fornita dalle aziende produttrici – commenta Verga– Inoltre vorremmo sapere come può la Monsanto affermare con certezza che i nuovi sequenze genetiche non realizzino delle proteine dato che non ha analizzato la soia con le tecniche più avanzate come la RT-PCR o la RNAse protection”. Ma la Monsanto getta acqua sul fuoco sottolineando che mutazioni e ricombinazioni genetiche sono alla base dell’evoluzione delle specie e si verificano continuamente in natura. “Vero – concorda il prof Gianni Tamino del comitato Nazionale biosicurezza e biotecnologie che però precisa – Tutte le cellule sono tarate su un certo tasso di mutazione e di ricombinazione del dna, e su questi ritmi sono coordinati anche i processi di autoriparazione dei filamenti dei geni. Tutt’altra cosa è l’incremento così rapido di questi meccanismi naturali, fenomeno di cui non possiamo immaginare gli effetti”. L’Italia importa 10 milioni tonnellate di soia all’anno di cui almeno 4 milioni del tipo roundup ready, un’importazione condizionata dagli accordi internazionali del Gatt, e con tutta probabilità la domanda subirà un incremento per soddisfare l’alimentazione animale ora che altre farine proteiche sono state messe in discussione. Vas e Coop hanno presentato un rapporto al Presidente del consiglio Amato chiedendo un decreto di sospensione della soia trasgenica, hanno inoltre fatto appello all’intervento dei ministri dell’Ambiente, della Sanità, per le Politiche agricole e per le Politiche comunitarie. Al momento solo quest’ultimo, il ministro Gianni Mattioli, ha risposto positivamente alla sollecitazione.


Qualsiasi donazione, piccola o grande, è
fondamentale per supportare il lavoro di VITA