Economia
lo strano caso del robin hood che si fece sceriffo
Il responsabile dei crediti retail Abi è un ex attivista
Alessandro Messina ha passato più di dieci anni a criticare e combattere il sistema bancario in nome della finanza alternativa. Oggi è un dirigente dell’Associazione bancaria italiana. Qui ci spiega la sua sorprendente parabola
Fino a poco tempo fa, se aveste nominato «Alessandro Messina» a un qualunque funzionario che si aggirasse nei corridoi dell’Abi, l’Associazione bancaria italiana, avreste rischiato seriamente di essere messi alla porta. Pioniere della finanza alternativa, che non le ha mai mandate a dire al sistema bancario, Messina è autore di Denaro senza lucro e La finanza utile (entrambi Carocci), Manuale del risparmiatore etico e solidale (Terre di mezzo), ex presidente di Lunaria (quella di Sbilanciamoci, che ogni anno fa a pezzi la Finanziaria perché è poco sociale) e candidato “alternativo” al vertice di Banca Etica, il cui management accusava di eccessiva omologazione con il sistema tradizionale. Eppure, con un curriculum così, dal 1° ottobre 2008 Alessandro Messina non solo non fa più paura ai funzionari Abi, ma li incrocia alla macchinetta del caffè, visto che è diventato responsabile del dipartimento Crediti Retail proprio dell’Abi. Una parabola sorprendente, quasi da da Robin Hood a sceriffo, che ci racconta in prima persona.
Vita: Dalle barricate al salotto buono del credito: come ci si arriva?
Alessandro Messina: Vengo da sei anni di lavoro nella pubblica amministrazione, prima al Comune di Roma e poi al ministero della Solidarietà sociale, dove Paolo Ferrero mi nominò dirigente. Negli anni mi è capitato di incrociare esponenti dell’Abi, scoprendo che avevamo punti di vista che si integravano. Apprezzavo il loro approccio attento all’innovazione dell’industria bancaria. Così quando sono uscito dalla pubblica amministrazione è stato naturale, ancorché casuale, ritrovarsi.
Vita: Scusi Messina, però il suo percorso personale non era proprio in linea con il sistema bancario tradizionale?
Messina: Non rinnego il mio impegno nel movimento per la finanza etica. Solo che, alla luce dei miei ruoli istituzionali, ho cominciato a leggere questo patrimonio in modo sempre più sofisticato.
Vita: Cioè?
Messina: Ho capito che la radicalità non sempre è l’unico approccio possibile. Quando si gestisce la cosa pubblica o si hanno rapporti con uomini di governo, si colgono certe complessità e si considerano altri punti di vista. Soprattutto in una fase come questa, in cui alcuni ambienti un tempo dinamici sono un po’ immobili.
Vita: La finanza etica, l’economia antagonista?
Messina: Lo dico senza polemica. Però non vedo una grande capacità di elaborazione e proposta, purtroppo. E dico purtroppo perché il Paese ne avrebbe bisogno.
Vita: Cambiato idea sulla finanza etica?
Messina: No, non credo. Prendiamo per esempio i principi del Manifesto della finanza etica, scritto dall’Afe nel 1996: li sottoscrivo tutti.
Vita: Tutti tutti?
Messina: Tutti.
Vita: Prendiamo: «Il credito è un diritto umano».
Messina: Dice una cosa importante, cioè che il credito è una leva per lo sviluppo delle persone.
Vita: Veramente qui dice «diritto umano», quindi chi nega il credito nega un diritto umano?
Messina: È un principio? però è chiaro che il credito va fatto in modo responsabile. Negare il credito può essere anche saggio, come nel caso dei mutui subprime? Il credito è un diritto che implica doveri, qui non lo dice ma lo dà per scontato.
Vita: «Il tasso di interesse va mantenuto il più basso possibile».
Messina: È un obiettivo etico forte.
Vita: Sottoscrive?
Messina: Be’, vediamo: cosa vuol dire «più basso possibile»? Qui si vede l’ingenuità di questo testo; ingenuità buona, intendiamoci, però lascia spazi interpretativi. Quando si riesce a tenere basso un tasso lo si fa per tanti motivi, uno dei quali è l’efficienza. E l’efficienza è importante, anche per la finanza etica.
Vita: «Non è legittimo l’arricchimento basato sul solo possesso e scambio di denaro». Non sono legittime le banche?
Messina: Ma no, non si riferisce alle banche perché le banche non posseggono denaro.
Vita: Ma lo scambiano.
Messina: Sì, va bene. Ma è una valutazione etica, non una legge?
Vita: Le banche italiane potrebbero sottoscrivere questi principi?
Messina: Le banche sono come le persone, ognuna ha la sua storia. Alcune direbbero addirittura che sono già andate oltre questi principi, come le banche di credito cooperativo.
Vita: Come sta la finanza etica in Italia?
Messina: I livelli di attenzione per questo fenomeno seguono le mode. Quando, anni fa, facevamo la Giornata Afe riempivamo i teatri, oggi sarebbe impensabile.
Vita: Come mai?
Messina: Non c’è più la novità, ci sono più prodotti e più offerte. E poi con la crisi economica si rischia di mettere in secondo piano i vincoli etici per rispondere a esigenze più quotidane.
Vita: Oggi lei dirige il settore Crediti Retail, il credito alle persone e alle Pmi. Si occupa di diritti umani?
Messina: Mi piacerebbe. Ma ci dobbiamo arrivare.
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