Non profit

Lo stato umilia il non profit

Troppe omissioni e leggerezze da parte del governo verso il terzo settore. Lodate dai ministri e dal capo dello Stato, nella realtà, le organizzazioni si sentono tradite...

di Riccardo Bonacina

La storia del 5 per mille, versione 2007, ha davvero dell?incredibile. È iniziata con una dimenticanza (la misura fu ?dimenticata? nella prima versione di Finanziaria arrivata ad ottobre in Parlamento) e sta per finire in una somma di pasticci e di illegalità scandalose.

Ad oggi, (andiamo in stampa il 25 aprile), il 5 per mille è ancora, nonostante i molto reali carichi burocratici e di comunicazione a carico delle onlus, allo stato di un?ipotesi non essendo stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, emanato il 16 marzo scorso, che ha riconfigurato la norma a sostegno del volontariato e dell?associazionismo contenuta nella Finanziaria 2007. Eppure, solo un mese fa, il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Enrico Letta, intervenendo alla presentazione della Quinta relazione annuale sull?attività dell?Agenzia per le onlus, disse che il 5 per mille «ha trovato in Parlamento un sostegno molto ampio e gode da parte del governo di una forte volontà di attuazione». Un concetto simile lo ha espresso il ministro della Solidarietà sociale, Paolo Ferrero, che aveva sottolineato «l?urgenza di una stabilizzazione per una misura importante come il 5 per mille». Ora, delle due l?una. O chi sta al Governo impara presto a parlare a vanvera (ipotesi a cui non ci vogliamo rassegnare), oppure pensiamo che Enrico Letta e Paolo Ferrero stiano battendo i pugni sui tanti tavoli governativi per innalzare il tetto e sveltire le procedure, perché coscienti delle figuracce che il Governo Prodi ha rimediato in questi mesi. Umiliando l?intero settore non profit. Mettiamole in fila.

Il 5 per mille viene varato in Finanziaria, ma col tetto (gli arcinoti 250 milioni). Se – come per l?anno scorso – l?adesione si confermerà al 61% dei contribuenti (oltre 23 milioni), per effetto del tetto ogni contribuente, invece del 5 per mille, avrà contribuito effettivamente per circa il 3 per mille delle sue imposte. La situazione, infatti, è questa: soldi dimezzati (da 480 a 250 milioni di euro) ed enti beneficiari addirittura aumentati rispetto all?anno scorso (31.776 contro 29mila e rotti). Non ci sarà da meravigliarsi se poi qualche associazione di contribuenti farà causa allo Stato per falso in atto pubblico (il massimo degli atti pubblici, il patto fiscale).

Ad oggi, poi, le associazioni ancora non sanno quanto sarà loro girato per il 5 per mille deciso dai contribuenti in sede di dichiarazione dei redditi 2006. «Omesso versamento del contributo ?5 per Mille dell?Irpef?, La presente vale a tutti gli effetti di legge quale messa in mora e diffida ad adempiere», ha scritto un avvocato per una onlus di Modena. Immaginiamo che l?esempio sarà seguito da tanti. Il terzo settore italiano si sente umiliato da tanta incuria e leggerezza. A Roma ne tengano conto.


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