“Portatore di interessi”. Quante volte abbiamo ripetuto questo termine – preso dalla letteratura del business management – per riferirsi ai diversi soggetti che, a diverso titolo, sono in relazione con organizzazioni nonprofit e imprese sociali. E quante altre volte, abbiamo identificato negli utenti dei servizi “lo stakeholder primario”.
Questa foto scongela questa terminologia aziendalistica che si è fatta strada anche tra gli operatori sociali. Per la sua forza iconografica certamente, ma soprattutto perché la persona in primo piano è morta qualche giorno fa durante una manifestazione di protesta davanti al Ministero dell’economia. Manifestava per questioni che vanno ben oltre gli interessi e riguardano i diritti che sono collettivi, cioè delle persone con disabilità e, più in generale, di società che si definiscono civili.
Ma la stessa foto chiama in causa anche le cooperative sociali. Lo fa in modo molto diretto, verrebbe da dire quasi becero: scritta rossa COOP che fa molto “falce e carrello”. Credo non abbia fatto piacere a molti cooperatori che quotidianamente si impegnano per garantire servizi di assistenza in condizioni economiche e politico amministrative sempre più complesse. Ma tant’è questa è la voce, forte, del portatore di interessi che, stando alla scritta, denuncia una cosa più che condivisibile e per certi versi da sempre sostenuta dalle organizzazioni che sono sul suo banco degli imputati, ovvero il diritto di scegliere. Scelta del servizio e dell’operatore in capo al portatore di bisogni. Invece le coop del cartello sono probabilmente quelle che operano per interposta persona, per conto di amministrazioni pubbliche che decidono quantità e qualità del servizio da erogare.
E così, paradossalmente, organizzazioni che si dichiarano inclusive rispetto a una pluralità di bisogni e interessi rimangono distanti da quelli più ravvicinati. Questa foto dice quindi molto. Chiede di completare un cambio di paradigma della protezione sociale che è all’origine dell’esperienza dell’impresa sociale. E rispetto alla quale il mantenimento dell’aliquota IVA ridotta sui servizi sociali rappresenta una tappa, seppur importante, ma non il traguardo.
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