Salute

Lo spot che denuncia i problemi della Sanità

L’effetto spiazzante di un video di sensibilizzazione sui problemi del Servizio Sanitario Nazionale denuncia la condizione dei medici considerati come “invisibili”. A produrlo la Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri - Fnomceo che segue uno stile inglese in una prima parte che viene riequilibrata dall'italianità della seconda

di Doriano Zurlo

Quando un medico indossa tutti i dispositivi di protezione sembra un astronauta. L’immagine l’abbiamo bene in mente; durante i primi mesi di Covid imperversava su tutti i media: telegiornali, talk show, giornali, internet.
Ora uno spot di sensibilizzazione sui problemi del Servizio Sanitario Nazionale ce la ripropone, e l’effetto è piuttosto forte.

Su un fondo astratto, accompagnato da una colonna sonora fatta di semplici, e un po’ inquietanti, suoni ospedalieri, si erge la figura di un medico, tutta bardata: maschera di plexigas, occhiali protettivi, mascherina ffp2, tuta monouso con cappuccio, guanti chirurgici, copriscarpe usa e getta, lo stetoscopio intorno al collo… non c’è un solo centimetro di pelle esposto. Proprio per questo, appare un po’ strano che l’azione intrapresa dalla figura sia, immediatamente, quella di spogliarsi. Quasi volesse dire: faccio a meno di tutte queste protezioni, tanto nessuno di voi ha capito il sacrificio che abbiamo fatto, e che continuiamo a fare. E quanto ci è costato, e ci costa ancora, in termini di fatica e di perdite.

Una voce fuori campo, mentre gli indumenti cadono a terra uno a uno, commenta così: “Fare il medico oggi? Fondi tagliati, strutture antiquate, assunzioni bloccate. In Italia mancano migliaia di medici (almeno 20.000, secondo le stime più ottimiste, ndr), e quelli che ci sono fanno milioni di ore di lavoro in più, non retribuite”.

La vera sorpresa però – una sorpresa “visiva”, ciò che in gergo pubblicitario si chiama “key visual” – arriva adesso. Man mano che il protagonista si toglie gli indumenti, scopriamo che, un po’ come nel film L’uomo invisibile tratto dal romanzo di H.G Wells, a indossarli è qualcuno che non c’è, che non si vede. Sotto i vestiti… non c’è nessuno.

La voce fuori campo incalza: “Tanti vorrebbero scappare via, o cambiare mestiere. C’è addirittura chi è morto, lavorando senza sosta per giorni. Perché? Perché un medico non abbandona mai i suoi pazienti”.

A questo punto, il medico “invisibile” si è spogliato del tutto. Gli ultimi elementi a cadere sono i guanti che si posano sul mucchietto di vestiti gettati a terra, mentre al centro della scena rimane solo il vuoto, e la voce fuori campo conclude: “Ma la cosa peggiore, è che questa situazione non la vuole vedere nessuno. Per la politica, noi medici, siamo invisibili”.

Lo spot, prodotto dalla Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri Fnomceo, ha una sua potenza evocativa. Si può vedere qui.


Semplice e ben girato, il filmato continua con una seconda parte dai toni completamente diversi, decisamente positivi; una specie di rovescio della medaglia dove viene messo in luce il rapporto medico/paziente, che in Italia è ancora, prevalentemente, improntato alla fiducia nella competenza dei medici e alla gratitudine per ciò che fanno, nonostante gli annosi problemi che affliggono la Sanità ormai ovunque, anche in quelle regioni del Nord che fino a pochi anni fa, prima della pandemia, si vantavano di aver raggiunto standard di qualità assoluti.

Da tecnico della comunicazione, lo trovo un lavoro ben fatto. Se si fosse trattato di uno spot inglese, probabilmente si sarebbe fermato alla prima parte, quella che mette in scena una metafora per denunciare l’invisibilità dei problemi della Sanità agli occhi della politica. Nel mondo anglosassone, infatti, la comunicazione di denuncia o di sensibilizzazione alle problematiche sociali non teme la crudezza e a volte è condizionata dall’idea, se così si può dire, di prendere a schiaffi chi guarda; nel nostro mondo latino – per storia, cultura e chissà, forse perché c’è più sole – abbiamo bisogno di affiancare, alla messa in luce del negativo, il risvolto positivo, altrimenti il messaggio rischia di generare forme di rifiuto, e di sortire l’effetto opposto rispetto a quello desiderato. Per noi è importante non rinunciare mai al coinvolgimento emotivo dello spettatore, anche a costo di stemperare un po’ un’idea visiva forte. L’impatto è importante in comunicazione, ma, soprattutto su certe tematiche, può rivelarsi controproducente se ad esso non si affiancano elementi che vadano oltre lo scandalo suscitato dalla denuncia per favorire forme di empatia verso il problema.
Lo scandalo è un sentimento superficiale, che si dissolve in poco tempo, l’empatia è qualcosa di più profondo. Lo spot di Fnomceo, da questo punto di vista, lavora con il giusto equilibrio.

In apertura un frame dello spot di Fnomceo

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