Economia

Lo sportello nell’era del migrant bankingbCosì la finanza diventa inclusiva

banche I dati di una ricerca presentati al Forum sulla responsabilità sociale dell'Abi

di Redazione

L a responsabilità dell’impresa e degli stakeholders: “dalla teoria alla pratica” è il titolo del forum organizzato dall’Abi, l’Associazione bancaria italiana che si svolge a Roma, il 27 e il 28 gennaio.
Un appuntamento giunto alla quarta edizione e che quest’anno intende dare la parola alle buone pratiche. «Ci preme sottolineare questo aspetto», spiega Gianna Zappi , responsabile Csr dell’Abi, «e cioè che la Csr è ormai un qualcosa di strutturale per le imprese che ci si vogliono cimentare. Appunto: non è filosofia, ma pratica». In effetti, all’interno dell’associazione opera una commissione tecnica (cui partecipano molte fra le principali banche) il cui presupposto è appunto che la Csr faccia parte di una strategia. «Tanto più in un momento di criticità strutturale come l’attuale, centrare il discorso sulle esperienze e i loro esiti significa dare una risposta in sé, valorizzando quel che la Csr ha da dire anche in tempi di crisi», prosegue Zappi. Come a dire che la fiducia si ricostruisce in mille maniere.
Fra le esperienze concrete di cui si discuterà nel corso della due giorni, l’inclusione finanziaria e la migrant banking, ovvero il rapporto che in particolare i migranti hanno con il sistema bancario. Una relazione che sarà descritta anche alla luce dei risultati di una indagine sui bisogni finanziari e assicurativi realizzata da Abi insieme al Cespi e che sostanzialmente ha messo a fuoco aspettative e bisogni di questi nuovi interlocutori. Che spesso decidono al termine di percorsi piuttosto informali. Ad esempio, sei immigrati su dieci scelgono la banca seguendo il passaparola, che è quindi il principale canale di accesso ai servizi bancari (nel 58% dei casi), seguito dal ruolo dell’associazione di riferimento (13%). Una volta divenuti titolari di un rapporto, i migranti utilizzato soprattutto i servizi di pagamento – assegni, carte di debito, addebito delle bollette e accredito dello stipendio (47%) – cui seguono quelli per la gestione della liquidità (36%), il finanziamento (14%) e l’ investimento (1%). Quasi l’80% di questi “nuovi” clienti usa il bancomat, il 10% l’home banking, il 27% mutui e prestiti personali (e l’indagine sottolinea la stretta correlazione fra anzianità migratoria e il ricorso al mutuo, mentre si ricorre ai prestiti personali più nelle prime fasi dell’integrazione).
«L’inclusione finanziaria è un tema importante per il sistema bancario», sottolinea Zappi, che aggiunge: «Il confronto fra la ricerca che presentiamo in questa quarta edizione e quella realizzata due anni fa segnala che il processo ha subito una significativa accelerazione. L’Abi è impegnata su questo fronte come pure su quello del microcredito, sul quale intendiamo creare dei tavoli di confronto con alcune associazioni che hanno già una solida esperienza sul campo».


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