Non profit

Lo sportello a misura di non profit. “Ubi Comunità” mette sul piatto anticipi sul 5 per mille e operazioni web gratis

Il nuovo prodotto di Ubi Banca

di Antonio Sgobba

Sul totale dei depositi del gruppo, il 3,3% appartiene a non profit, rispetto all’1,7% che è la media delle banche italiane. Per gli impieghi l’incidenza è dello 0,73% a livello di gruppo, a fronte dello 0,5% per il sistema». Lo ricorda Guido Cisternino, responsabile Rapporti col terzo settore del Gruppo Ubi Banca. «Come si vede, storicamente il nostro gruppo mantiene una quota di depositi e impieghi al terzo settore superiore ai valori di sistema», continua Cisternino, «grazie alla presenza nelle regioni in cui le associazioni o le imprese sociali sono più numerose (in particolare Lombardia e Piemonte, ndr.) e alle relazioni instaurate nel tempo». Sono numeri che evidenziano un rapporto privilegiato tra il gruppo, che raccoglie otto istituti di credito locali, e il non profit.
«Eppure sappiamo che un approccio di tipo “generalista” al terzo settore non è più sufficiente», afferma Cisternino. Per questo è nata Ubi Comunità, una piattaforma di servizi e strumenti ad hoc. «Per l’operatività quotidiana mettiamo a disposizione prodotti a canoni vantaggiosi, un conto tradizionale a spese contenute e comprensivo di un forfait di operazioni annuali gratuite o un conto online con operazioni illimitate». «A questo si affianca la possibilità di semplificare la raccolta fondi attraverso il sito», spiega il responsabile.
Il pacchetto comprende anche soluzioni finanziarie per l’anticipazione dei contributi e delle entrate studiate per le organizzazioni che operano sulla base di accordi e convenzioni con enti pubblici e privati. Potranno essere anticipate le disponibilità derivanti da crediti, donazioni, quote associative ed altre entrate e contributi attesi o maturati. Aggiunge: «C’è anche la possibilità di ottenere l’anticipo del 5 per mille». Perché realizzare un prodotto del genere proprio in questo momento? «È un sostegno importante in un contesto che ha reso insufficienti e inefficaci le risposte “standardizzate” ai bisogni sociali offerte dal settore pubblico, le cui risorse finanziarie, per giunta, sono in continua e strutturale contrazione», ricordano da Ubi Banca. «Noi conosciamo il valore del settore non profit nel nostro Paese: circa 250mila organizzazioni che coinvolgono quasi cinque milioni di volontari e dipendenti, generando un fatturato annuo di 46 miliardi di euro con un contributo al Pil nazionale che le ricerche stimano tra il 3 e il 5%», sottolinea Cisternino.
Diventa quindi centrale il ruolo del sistema bancario. «Per noi la sfida è quella di supportare la crescita delle organizzazioni, sempre in un’ottica di prossimità al territorio e di creazione di valore sociale. Questo può avvenire attraverso un modello di servizio evoluto e una proposta di prodotti e servizi volti a rispondere con maggior completezza alle particolarissime necessità di questo settore», dice Cisternino.
Così i prodotti sono stati sviluppati dopo un lavoro di indagine e confronto coi rappresentanti del terzo settore. Il risultato è la creazione di una nuova anagrafica per censire accuratamente le organizzazioni in base alla loro forma giuridica e alle caratteristiche specifiche di ciascuna. «Non lo facciamo solo per avere nuovi clienti nel settore, siamo già forti in questo ambito», conclude Cisternino, «se il nostro servizio si chiama Ubi Comunità è perché siamo convinti che per far crescere una comunità attraverso la coesione sociale è necessario sostenere il terzo settore».

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