Economia

Lo sportello a misura di non profit

Nasce la piattaforma «Ubi comunità»

di Redazione

«Sul totale dei depositi del gruppo, il 3,3% appartiene a organizzazioni non profit, rispetto al 1,7% che è la media della banche italiane. Per gli impieghi l’incidenza è dello 0,73% a livello di gruppo, a fronte dello 0,5% per il sistema». Lo ricorda Guido Cisternino, responsabile del segmento non profit del Gruppo Ubi Banca. «Come si vede, storicamente il nostro gruppo mantiene una quota di depositi e impieghi al terzo settore superiore ai valori di sistema – continua Cisternino – grazie alla presenza nelle regioni in cui le associazioni o le imprese sociali sono più numerose ed alle relazioni instaurate nel tempo». Sono numeri che evidenziano un rapporto privilegiato tra il gruppo che raccoglie otto istituti di credito locali fortemente radicati nel territorio e il mondo del non profit italiano.

«Eppure sappiamo che un approccio di tipo “generalista” al terzo settore non è più sufficiente.  Queste realtà non possono essere trattate allo stesso modo degli altri clienti», afferma Cisternino. Inoltre, il contesto economico e sociale del Paese ha reso insufficienti e inefficaci le risposte “standardizzate” ai bisogni sociali offerte dal settore pubblico, le cui risorse  finanziarie, per giunta, sono in continua e strutturale contrazione. Per questo e per accompagnare le organizzazioni del terzo settore lungo un percorso di crescita sostenibile e di innovazione sociale, proprio da novembre 2011 è nata Ubi Comunità, una «piattaforma di servizi e strumenti» ad hoc fondata su un modello di servizio dedicato. «Per quel che riguarda l’offerta commerciale, a supporto dell’operatività quotidiana mettiamo a disposizione prodotti a canoni vantaggiosi, un conto tradizionale a spese contenute e comprensivo di un forfait di operazioni annuali gratuite o un conto online con operazioni illimitate su internet. A questi si affianca la possibilità di semplificare e velocizzare la raccolta fondi integrando il POS anche sul sito internet» e di accedere a prodotti assicurativi specifici, spiega il responsabile del settore.

Ma non solo. L’offerta commerciale prevede anche soluzioni finanziarie per l’anticipazione dei contributi e delle entrate studiate per le organizzazioni che operano sulla base di accordi e convenzioni con enti pubblici e privati nonché una gamma di finanziamenti per lo sviluppo e la crescita. «Attraverso le banche del nostro gruppo potranno essere anticipate le disponibilità derivanti da crediti, donazioni, quote associative ed altre entrate e contributi attesi o maturati – spiega Cisternino – In particolare, per chi ha rapporti con la pubblica amministrazione e necessita quindi di incassare prima quei crediti e contributi la cui erogazione è differita nel tempo. C’è anche la possibilità di ottenere l’anticipo del 5 per mille».

Perché questa iniziativa da parte del Gruppo UBI proprio in questo momento? «E’ noto il valore di questo comparto nel nostro Paese: circa 250mila organizzazioni non profit che coinvolgono quasi cinque milioni di volontari e dipendenti, generando un fatturato annuo di 46 miliardi di euro con un contributo al pil nazionale che le ricerche stimano tra il 3% e 5%. Le trasformazioni in atto nel modello di welfare aprono nuovi spazi di intervento per il terzo settore che è ormai chiamato ad essere un attore fondamentale del sistema Italia», sottolinea Cisternino.

Diventa quindi centrale il ruolo del sistema bancario. «Per noi la sfida è quella di supportare la crescita delle organizzazioni, sempre in un’ottica di prossimità al territorio e di creazione di valore sociale. Questo può avvenire attraverso un modello di servizio evoluto e una proposta di prodotti e servizi volti a rispondere con maggior completezza alle particolari necessità di questo settore», dice Cisternino. Così i prodotti sono stati sviluppati dopo un lavoro di indagine e confronto coi rappresentanti del terzo settore. Il confronto ci è poi servito per strutturare un apposito percorso formativo volto a consentire ai gestori di relazione di acquisire una conoscenza diffusa in merito ai fattori identitari e distintivi delle diverse organizzazioni del terzo settore; questo, unitamente ad altri interventi quali la creazione di unanuova anagrafica per censire accuratamente le organizzazioni in base alla loro forma giuridica ed alle caratteristiche specifiche di ciascuna, con l’obiettivo di identificare e comprendere meglio i bisogni e quindi proporre le soluzioni più adatte. Come nasce il nome UBI Comunità? «Con questo nome vogliamo– fa presente Cisternino –  richiamare la vicinanza storica delle nostre banche alle comunità ubicate nei territori di insediamento ed il fatto che siamo convinti che per far crescere le comunità in un contesto di coesione sociale è necessario sostenere tutto il mondo del terzo settore».

 


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