Massimo Cialente, sindaco di L’Aquila, è uno sfollato come i suoi cittadini. Si è stabilito con i suoi uffici nella scuola della Guardia di Finanza di Coppito, nella stessa sala che accoglie il Di.Coma.C (Direzione di Comando e Controllo), l’unità di gestione dell’emergenza. È un momento difficile per lui e la sua giunta che, oltre a dover fronteggiare le problematiche post terremoto, hanno anche vissuto incomprensioni e difficoltà nel rapporto con la Protezione civile.
Vita: Com’è la vostra situazione?
Massimo Cialente: Siamo in piena emergenza. Lavoriamo in modo molto precario visto il crollo del Palazzo del Governo. Adesso dobbiamo concentrarci su tre problemi principali. In primo luogo capire come e dove costruire o reperire le 12mila abitazioni che mancano al progetto del governo. In contemporanea pensare il sistema di punteggi che andranno a comporre le graduatorie attraverso cui regolare l’attribuzione delle case nuove. Infine ci aspetta la progettazione della grande ricostruzione del centro.
Vita: Come mai vi state muovendo solo ora?
Cialente: Le operazioni sono state gestite subito dalla Protezione civile. Il Comune è stato un po’ messo da parte. Poi ci sono stati problemi burocratici che non dipendono da questo ufficio. Intanto il prezziario della Regione, senza il quale abbiamo le mani legate, è stato disponibile solo dal 10 luglio. I soldi stanziati dal governo poi sono arrivati tre giorni dopo, il 13 luglio. Sono 20 milioni e sono solo per le abitazioni classificate nelle fasce A e B, insomma sono solo una goccia nell’oceano.
Vita: Dunque siete stati abbandonati dalla politica?
Cialente: No, solo da una parte della politica. Io contesto il fatto di essere, nei fatti, commissariati, di essere stati estromessi da ogni decisione ponendoci sotto due commissari, Bertolaso e il presidente della Regione, Chiodi. A parte questo, la politica ci è stata vicina. Un esempio su tutti: Gianni Alemanno, sindaco di Roma, ci è venuto molto incontro inviandoci contingenti di vigili urbani, mentre da Bologna Flavio Delbono ci ha inviato architetti. L’unica cosa di cui ho bisogno ora è un gruppo di almeno 80 persone da affiancare alla mia équipe. Non c’è tempo da perdere e con i collaboratori che ho ora non ce la faremo mai.
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