Volontariato

Lo scricciolo che fa tremare la dittatura

La giunta blocca di nuovo Aung San Suu Kyi. Ma la dissidente insiste: Parlamento democratico entro il 21

di Redazione

Chi si ricorderebbe della triste situazione dei cittadini birmani, oppressi da 36 anni da una feroce dittatura, se non ci fosse quella piccola donna la cui passione civile nessuno riesce a piegare? Aung San Suu Kyi, premio Nobel per la pace 1991, è di nuovo ai ferri corti con il potere di Rangoon. Alla faccia di quanti si illudono che il paese asiatico sia lentamente avviato verso la democrazia, o quanto meno verso un allentamento del giogo militare. Venerdì 24 luglio questa donna fragile ma indomabile, leader della Lega nazionale per la democrazia (Lnd) e costretta per anni agli arresti domiciliari, è stata bloccata appena fuori Rangoon, su un ponte, mentre stava recandosi a un meeting dell?opposizione, a 150 chilometri dalla capitale. Allora la più famosa dissidente asiatica ha chiuso le portiere e ha iniziato un originale sciopero: una settimana rinchiusa nella vettura incandescente per il sole tropicale, finché i militari l?hanno prelevata con la forza e riportata di peso a casa. La protesta della ?pasionaria birmana? ha però attirato la solidarietà di mezzo mondo. Il segretario di stato Usa Madeleine Albright ha definito ?esplosiva? la situazione in Birmania e ha aggiunto che la nuova crisi aumenta l?instabilità nel sud est asiatico. La giunta al potere ha però rifiutato ai diplomatici occidentali di visitare Suu Kyi. La quale, continuando la sua opposizione non violenta a un regime che la tortura da dieci anni, chiede che entro il 21 agosto sia convocato il Parlamento legittimamente eletto nel 1990 e ?cancellato? con un golpe. Così gli abitanti di quello che un tempo era uno degli stati asiatici più ricchi e colti continua la sua lotta. Ogni birmano oggi guadagna 200 dollari all?anno, le università sono chiuse per evitare rivolte. E a tutti resta una sola speranza: uno scricciolo di nome Aung San Suu Kyi.


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