Non profit
Lo Sciame sognain grande, ma agiscenel piccolo
L'esperienza Venticinque anni di impegno nel sociale
di Redazione

Scusate, qui si aiutano gli altri. Ma soprattutto si lavora. Nessuna obiezione, gli ingredienti dell’impresa sociale qui ci sono tutti: solidarietà, particolare attenzione agli esclusi della società, ma anche tanta professionalità. E a giudicare dai numeri, la cooperativa sociale di tipo B Lo Sciame può definirsi una delle realtà non profit più rappresentative della sua zona d’origine, la Brianza.
«Sognare in grande, sapendo di dover agire nel piccolo, rimanendo molto legati al territorio, per funzionare bene», è la ricetta vincente di Giovanni Garancini, 56 anni, presidente de Lo Sciame. Vincente perché la cooperativa, che a fine 2007 ha compiuto 25 anni di vita e ha sede ad Arcore, dà oggi lavoro a 90 persone, 31 delle quali sono soggetti svantaggiati, in particolare persone con alle spalle problemi di tossicodipendenza o con disabilità. «Ognuno dà il proprio contributo, come tante api laboriose, e in vari modi», prosegue Garancini, «dalla manutenzione delle aree verdi alla pulizia di ambienti pubblici e privati, a servizi di custodia, gestione eventi, didattica ambientale».
E pensare che solo 12 anni fa Lo Sciame aveva rischiato seriamente di chiudere. «Nel 1982 eravamo la novità e abbiamo incontrato molta gente solidale, poi negli anni abbiamo perso in competitività e a inizio 1996 eravamo pieni di debiti e con scarse commesse», continua Garancini, uno degli otto soci fondatori della cooperativa, ma che fino ad allora vi dedicava solo tempo volontario, avendo in gestione una propria libreria. «Bisognava tirare una riga sopra tutto il passato, e rifondare Lo Sciame, adattandolo ai tempi», spiega, «da quel momento la mia vita è cambiata: da libraio sono diventato presidente della cooperativa che, oltre a me, aveva un solo dipendente giardiniere».
Il nuovo corso si sarebbe basato su un’attenzione verso il sociale molto più professionale e meno volontaristica di prima. «Una volta estinti i debiti grazie ai soci, abbiamo cominciato a pensare come una vera azienda, investendo molto nella formazione: per entrare sul mercato bisognava essere davvero competitivi», racconta Garancini. «L’obiettivo, da allora, è stato far nostri i principi della legge 381/91 sull’inserimento lavorativo delle categorie svantaggiate». Puntando molto alle relazioni personali, in breve tempo quella che sembrava un’ardita scommessa si è fatta realtà.
«Un lavoro dopo l’altro, ci siamo fatti conoscere. Sono aumentati gli appalti, sia pubblici che privati, e abbiamo così potuto ampliare l’organico», aggiunge il presidente de Lo Sciame, «oggi collaboriamo con quattro grosse aziende, scuole, strutture assistenziali, Provincia di Milano, e 17 Comuni della zona, di ogni colore politico, che ci affidano impieghi per la nostra serietà». E per un’importante presa di posizione: «Lasciamo alle amministrazioni locali la scelta del personale da assumere, dicendo loro che privilegiamo l’inserimento di persone svantaggiate», precisa Garancini, «in questo modo, l’incarico viene spesso affidato a persone dello stesso paese del servizio: un bene per la comunità».
Il bilancio 2007 della cooperativa sociale è degno di un’impresa di buon livello: «Un milione 800mila euro di fatturato, il massimo della nostra storia», dice il presidente della coop. «Il 70% dei fondi che riceviamo viene dal pubblico, il 30% dal privato». Un risultato raggiunto tenendo ben presenti i valori originari: «Profonda solidarietà sociale verso chi è svantaggiato e le proprie famiglie, e passione per i principi della cooperazione, che partono dal volontariato: al di là dei dipendenti, abbiamo 50 soci e una decina di volontari attivi i quali, ad esempio, producono miele nella nostra azienda agricola», precisa il presidente de Lo Sciame, che dal 2004 è riconosciuta come onlus.
Le nuove sfide? «Due su tutte», continua, «e la prima nasce da una presa di coscienza. Tre anni fa noi soci fondatori ci siamo detti: “È ora di far largo ai giovani”. Da allora, soprattutto per mansioni legate all’agraria, abbiamo assunto i primi due neolaureati agronomi e avviato sei tirocini». E la seconda sfida? «Vincere le nostre battaglie più lunghe e difficili, quelle contro l’ignoranza generale sulle leggi legate al reinserimento lavorativo e la diffidenza di un certo settore della popolazione verso gli emarginati». Lo Sciame, a conti fatti, opera proprio in quella Brianza dove opulenza fa rima con apparenza. «Da queste parti ridare dignità a una persona attraverso il lavoro a volte non basta. Ma è un primo passo fondamentale».
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