Non profit
Lo sbarco al contrario degli albanesi d’Italia
Centinaia di uomini e donne pronti a portare competenze e voglia di fare in patria, con l'aiuto di Caritas e Acli
Parlano un italiano perfetto e hanno la nostra cittadinanza. Ma salgono su un aereo con destinazione Tirana, Albania, e in Italia ci torneranno solo per le vacanze. Stiamo parlando di centinaia di donne e uomini albanesi che, a vent’anni dai primi sbarchi della disperazione sulle coste della Puglia, invertono la rotta e decidono di tornare nel proprio Paese. Per avviare un’attività lavorativa in loco e ricominciare da capo. Magari fuggendo da quella crisi che galoppa in Europa ma che nella terra delle Aquile, a causa delle ridotte dimensioni dell’export e del settore industriale, non si avverte: «Dopo anni di stagnazione, finalmente l’economia si è rimessa in moto, grazie anche agli aiuti dell’Ue. Ma ora l’Albania ha bisogno del ritorno di noi espatriati, per fare il salto di qualità», afferma Driton (sull’Airbus dell’efficiente low cost albanese Belleair), 28enne fresco di assunzione nel settore informatico a Durazzo. «Anni di lavoro all’estero significano esperienza e competenze da trasmettere ai conterranei».
È il concetto base da cui parte “Risorse migranti”, progetto di cooperazione lanciato da Ipsia, l’ong delle Acli, e Caritas italiana, finanziato dal ministero degli Esteri con 1,2 milioni, che, tramite uno sportello d’orientamento aperto a Scutari (città di quel Nord ben più arretrato rispetto al Sud, che vive un boom del turismo), intercetta i migranti di ritorno e dà loro una mano per capitalizzare il know how acquisito all’estero: «In otto mesi ci hanno contattato 250 persone, tra chi vuole avviare un’impresa e chi l’ha già attivata ma chiede consigli su come muoversi», spiega Mauro Platè, 32 anni, capoprogetto e responsabile Albania per Ipsia. «Vengono messi in rete i saperi e nascono opportunità», aggiunge Platè, «per esempio, alcuni che in Italia hanno lavorato come muratori e piastrellisti si sono uniti per aprire un’impresa edile in Albania». A loro, “Risorse migranti” offre varie opportunità, in primis formative. Corsi di start up d’impresa e business plan, assegnazione di borse lavoro e varie forme di sostegno economico alle aziende esistenti, «in particolare quelle che incidono sul tessuto sociale, generando occupazione o dando lavoro a persone con fragilità».
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