Formazione
Lo psicologo a scuola: c’era e oggi non c’è più
Fino a dicembre 2021 era presente nelle scuole la figura dello psicologo scolastico. Il progetto nasceva da un accordo tra Cnop e ministero dell'Istruzione. Nel gennaio 2022, però, il protocollo non è stato rinnovato. «Lo psicologo a scuola è una necessità e non lusso», osserva David Lazzari, presidente dell’Ordine degli Psicologi. Il bisogno dei giovani di ricevere supporto è oggi più forte che mai. Come raccontiamo nel magazine di VITA di maggio, sulle 266mila domande da parte di under35 per il bonus psicologo, una su tre riguarda under18
Fino a dicembre 2021 era presente nelle scuole la figura dello psicologo scolastico, per supportare il personale scolastico, gli studenti e le famiglie (qui le info). Il progetto nasceva da un accordo tra Cnop (Consiglio nazionale dell’Ordine degli Psicologi) e ministero dell'Istruzione. Nel gennaio 2022, però, il protocollo non è stato rinnovato.
«Lo psicologo a scuola è una necessità e non lusso», osserva David Lazzari, presidente dell’Ordine degli Psicologi. Il bisogno dei giovani di ricevere supporto è oggi più forte che mai. Come raccontiamo nel magazine di VITA di maggio, sulle 266mila domande da parte di under35 per il bonus psicologo, una su tre riguarda under18.
David Lazzari ed Elena Arestia, psicologa psicoterapeuta, coordinatrice Gdl Psicologia scolastica Opu Umbria, commentano per VITA l'aggressione della professoressa di Storia Elisabetta Condò da parte del suo studente, avvenuto pochi giorni fa in provincia di Milano.
"Dopo episodi nefasti, come quello accaduto da poco, in cui un adolescente accoltella una sua insegnante, l'attenzione della politica e dei mass media ricade sulla necessità di introdurre nelle aule lo psicologo scolastico. Lo psicologo a scuola è una necessità e non lusso.Gli esperti del settore, che però a scuola già lavorano, grazie al protocollo tra MI (Ministero dell'Istruzione) e CNOP (Consiglio Nazionale dell'Ordine degli Psicologi) e ai fondi stanziati nel 2020 in seguito alla pandemia, ribadiscono a gran voce, che occorre agire con maggior forza in termini preventivi piuttosto che emergenziali.
Diventa necessario, se veramente ci sta a cuore il benessere delle nuove generazioni, ripensare ad un nuovo modello di scuola, in cui si punti non solo allo sviluppo delle competenze cognitive ma si lavori, ogni giorno, insieme ai ragazzi in modo di far leva sulle loro emozioni positive come motivazione allo studio, senso di autoefficacia e gratificazione.
Anche prima della pandemia, stavamo assistendo, in diversi ambienti della società, ad una adultizzazione dell'infanzia e ad un prolungamento eccessivo dell'adolescenza che, così facendo tende ad essere vuota di valori e piena di modelli culturali effimeri.
Le distanze sociali imposte dal Covid 19 hanno, poi, acuito i disagi già esistenti: emerge un quadro preoccupante soprattutto correlato alla salute mentale dei più giovani. Sono gli stessi dati Unicef che ci ricordano che, a livello globale, 1 ragazzo su 7 tra i 10 e 19 anni convive con un disturbo mentale diagnosticato, che coincide per il 40% con ansia e depressione.
Gli psicologi che ormai da tre anni lavorano nelle scuole, di ogni ordine e grado, registrano un progressivo aumento di richieste di accesso ai loro servizi, non solo da parte dei ragazzi.
In una società in evidente stato di difficoltà, soprattutto da un punto di vista relazionale non si può che non riflettere, allora, in un’ottica sistemica: la presenza dello psicologo a scuola è necessaria, oltre che per far fronte al disagio, principalmente per supportare e formare gli adulti di riferimento, aiutarli a stabilire nuove alleanze educative, promuovere in loro strategie di resilienza necessarie per attraversare le sfide di ogni giorno.
Gli adolescenti nell'epoca della fragilità degli adulti, si trovano spesso soli, disorientati, quasi costretti ad imparare a non chiedere aiuto più a nessuno. Il piccolo disagio, allora, a volte può ingigantirsi, anche a causa di scelte non riflettute e condivise. Il malessere può improvvisamente esplodere e provocare situazioni allarmanti, che non è più possibile ignorare.
Storie di tutti i giorni; bravi ragazzi taciturni che non si relazionano con nessuno, studenti assenteisti che prima abbandonano la scuola, poi rinunciano anche a cercare un lavoro preferendo trascorrere intere giornate in casa, al massimo in compagnia di uno smartphone.
Ce lo dicono i dati, ce lo ricordano i fatti di cronaca: occorre investire nel mondo della scuola, prevedendo al suo interno anche nuove figure professionali che sappiano rispondere ai bisogni, non solo formativi, dei ragazzi".
Il progetto "psicologo a scuola" c'era ma non è stato finanziato
Il protocollo tra CNOP e Ministero dell'Istruzione avviato nel 2020 ha coperto due anni scolastici con stanziamenti dedicati per oltre 60 milioni di euro. Il monitoraggio fatto dal Ministero ha consegnato una soddisfazione media molto elevata (4,5 su 5) per tutte le attività svolte dagli Psicologi nel 75% degli istituti italiani. Nel 2022 non è stato rinnovato. Oggi solo alcune Regioni e qualche istituto prevedono la presenza di figure specializzate per supporater docenti, studenti e famiglie.
Prof nel mirino degli studenti
Da inizio anno ci sono stati 32 aggressioni da parte di studenti verso i docenti. I dati della Uil Lombardia descrivono le scuole come un campo di battaglia.
Skuola.net parla di «Far West»: quest’anno 1 studente su 5 ha assistito ad aggressioni verbali o fisiche verso docenti.
Per approfondire il malassere dei giovani
La copertina de magazine di maggio di VITA punta gli occhi in profondità, dentro quel malessere di adolescenti, ragazzi e giovani che troppo a lungo abbiamo fatto finta di non vedere. Un’inchiesta a tutto campo, che sfida il mondo degli adulti e l'intero paese – dalla famiglia al welfare, dalla scuola alla sanità – a cambiare, superando la prospettiva che si accontenta solo di risposte individuali. Clicca qui per approfondire
Questo un estratto dalla inchiesta di VITA
"Sulle 266mila domande da parte di under35 per il bonus psicologo, una su tre riguarda under18. Se la salute mentale peggiora per tutti, quella di giovani e giovanissimi è da allarme rosso. L’esordio del primo disturbo mentale emerge in un terzo degli individui prima dei 14 anni, in quasi metà entro i 18 anni. Il problema è aggravato dalle barriere all’accesso ai servizi di salute mentale come lo stigma, la mancanza di posti o la necessità del consenso dei genitori. Come siamo arrivati a tutto questo? Il Tavolo sulla salute mentale istituito dal ministero della Salute nel 2021 stima che già prima della pandemia 200 bambini e ragazzi su mille avessero un disturbo neuropsichiatrico (circa 1.890.000 minorenni), ma meno di un terzo avesse accesso a un servizio di neuropsichiatria dell’infanzia e dell’adolescenza e, di questi ultimi, solo la metà riuscisse ad avere risposte terapeutico- riabilitative territoriali appropriate, con estrema variabilità regionale. In Italia mancano perfino dati certi sullo stato di salute dei ragazzi. Nell’Atlante dell’infanzia (a rischio) 2022 di Save the Children, curato da Cristiana Pulcinelli e Diletta Pistono e significativamente intitolato Come stai?, Maria Luisa Scattoni, ricercatrice dell’Istituto Superiore di Sanità-Iss, denuncia che «il sistema informativo sulla salute mentale che raccoglie i dati dai dipartimenti e li invia al ministero per il Rapporto sullo Stato di Salute riguarda solo i cittadini italiani da 18 anni in su». Gli altri sono invisibili. Mancano neuropsichiatri infantili (bisognerebbe formarne 400 all’anno), mancano posti letto e nel Servizio sanitario nazionale; servono almeno 15mila psicologi contro i 5mila di oggi. Soprattutto mancano le strutture semiresidenziali, i centri diurni, gli interventi intensivi a domicilio"
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