Politica
Lo Ius Italiae? Rischia di discriminare chi viene bocciato
Secondo la presidente del Coordinamento Nazionale delle Nuove Generazioni Italiane Noura Ghazoui, il cambiamento è già in atto: «La mobilitazione per il referendum cittadinanza è una testimonianza del desiderio condiviso di un’Italia che riconosca i diritti di chi non è ancora riconosciuto come cittadino»
Noura Ghazoui è la presidente del Coordinamento Nazionale delle Nuove Generazioni Italiane. Ha 34 anni, vive a Genova, è sposata e ha un lavoro. Non ha la cittadinanza italiana. «Su 34 anni, ne ho vissuti sei in Marocco, perché la mia famiglia voleva che conoscessimo la cultura del nostro Paese d’origine. È questo il motivo per cui, a 18 anni, non ho potuto richiedere la cittadinanza italiana» racconta. «Dopo gli studi, quando ho raggiunto tutti i requisiti richiesti, è arrivata la pandemia. Ora sto mettendo insieme la documentazione necessaria».
Sono giornate importanti in Italia per chi proviene da un background migratorio. A maggior ragione per la presidente di un coordinamento come il CoNNGI (il suo mandato è iniziato un anno fa), nato nel 2017 raccogliendo l’eredità dell’iniziativa del Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali “Filo diretto con le seconde generazioni” come soggetto rappresentativo della pluralità italiana nei diversi tavoli istituzionali, nazionali e internazionali. Il CoNNGI è una delle realtà promotrici e firmatarie del referendum cittadinanza, insieme a Isc e Idem Network, per ridurre da dieci a cinque anni il periodo di residenza continuativa necessario per ottenere la cittadinanza italiana: «Se mi chiedessero di descrivere la nostra associazione, direi che è una straordinaria visione d’insieme, un’espressione di ricchezza e diversità», spiega. «È fondamentale che abbia più visi e più storie da raccontare, siamo tutti CoNNGI».
Nei giorni scorsi Antonio Tajani ha presentato il testo della proposta di legge di Forza Italia sullo Ius Scholae, o meglio Ius Italiae come riporta il documento. Cosa ne pensa?
Il timore è che possa tradursi in un falso passo in avanti. Lo Jus Italiae prevede che lo straniero nato in Italia, che straniero non è, o che arriva in Italia entro il compimento del quinto anno di età che risiede ininterrottamente per dieci anni in Italia e frequenta e supera le classi della scuola dell’obbligo possa ottenere la cittadinanza italiana. Ognuno di noi ha tempi di apprendimento diversi: cosa succederebbe se un bambino che non dovesse superare un anno scolastico? Verrebbe penalizzato?
Meglio andare avanti con richieste più ambiziose o trovare un compromesso?
Come CoNNGI, abbiamo scelto di prenderci l’impegno di essere parte attiva nel processo verso il referendum cittadinanza e siamo soddisfatti del sostegno e della mobilitazione che abbiamo ricevuto dalla nostra rete e da tutte le realtà che hanno contribuito. Il fatto che così tante persone, giovani e meno giovani, abbiano scelto di farsi sentire, è una testimonianza del desiderio condiviso di un’Italia che riconosca i diritti di chi, pur vivendo e contribuendo quotidianamente a questo Paese, non è ancora riconosciuto come cittadino. Il referendum non rappresenta solo una revisione delle leggi sulla cittadinanza, ma è anche il simbolo di una lotta per il riconoscimento delle identità e delle storie di milioni di persone che si sentono parte integrante di questo Paese. L’Italia sta cambiando, e con essa devono cambiare anche le sue leggi per garantire inclusione e uguaglianza a chi vive, lavora, nasce o cresce qui. Essere italiano non deve essere un percorso esclusivo, ma inclusivo, deve diventare sinonimo di senso di appartenenza, comunità, partecipazione attiva alla vita sociale. I ragazzi con cui parliamo si sentono italiani ancora prima di essere riconosciuti: è un’identità che si costruisce quotidianamente, a scuola, a lavoro, negli itinerari di ogni giorno.
Sulle vostre pagine social scrivete che «il cambiamento è già in atto».
Veniamo spesso invitati a condividere la nostra esperienza. Il CoNNGI è un incubatore e uno spazio di riconoscimento delle nuove generazioni, dove ognuno si sente visto e dove non ci si sente soli. L’incontro fra culture è la strada per conoscersi e superare le barriere. Non è sempre necessario abbattere i muri, a volte basta scavalcarli per guardare oltre. Lottare per i diritti civili, per una società più giusta e più inclusiva significa attivare percorsi di partecipazione giovanile. La nostra voce, il nostro sguardo sul mondo e i nostri racconti sono alla base del cambiamento. Quando nel 2018 ho conosciuto il CoNNGI ho pensato: ok, non sono sola. Non è facile costruirsi un’identità quando ci si sente di appartenere alla cultura italiana ma anche alla cultura marocchina, così come alla mia bellissima città, Genova, che amo profondamente. Oggi so che tutto questo è un bagaglio prezioso, un’opportunità. Una prova del cambiamento in atto è la foto scattata a maggio scorso all’ottava edizione di “Protagonisti – Le nuove generazioni italiane si raccontano”. Siamo stati accolti al Palazzo della Regione Lombardia, un’istituzione importante. Per noi è stato molto bello e significativo.
L’ex ministro Andrea Riccardi e fondatore della Comunità di Sant’Egidio, intervistato da “Repubblica” sull’apertura di Forza Italia sulla cittadinanza, ha dichiarato: «un piccolo passo, ma non facciamocelo scappare […]. Non si tratta di maggioranza o opposizione ma di un problema umano e vitale per il nostro Paese. Aprire la cittadinanza ai giovani immigrati va fatto, non si può aspettare».
Concordo sul fatto che sia un problema vitale per il paese. È fondamentale il tema del riconoscimento. Agli italiani manca la consapevolezza: tutti i giorni vivono accanto a una Noura, un Si Mohamed, un Fernandez, persone che si sentono italiane ma a cui non viene riconosciuto il diritto di esserlo.
In apertura, il Coordinamento Nazionale delle Nuove Generazioni Italiane ospite a Palazzo Lombardia a Milano lo scorso maggio nell’ambito di “Protagonisti – Le nuove generazioni italiane si raccontano”. Foto CoNNGI.
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