In azienda

Lo dico o non lo dico? Il dilemma per chi deve conciliare malattia e lavoro

Cosa avviene oggi nelle aziende italiane all’insorgenza della malattia? Qui raccontiamo l’esperienza di realtà come Enel e Tim, Soleterre e Human Age Foundation, che hanno sviluppato programmi ad hoc per accompagnare i propri dipendenti a vivere al meglio la permanenza, o il ritorno, al lavoro dopo la malattia oncologica oppure cronica

di Sabina Pignataro

Passiamo gran parte del nostro tempo nel contesto lavorativo che assume un ruolo sempre più centrale nella nostra vita. Il tutto si complica quando dobbiamo conciliare lavoro e malattia. Spesso si tengono per sé le informazioni legate alle proprie condizioni di salute, soprattutto sul luogo di lavoro, talvolta per il timore di ripercussioni professionali e di discriminazioni.
Parlarne, invece, può aiutare a migliorare la propria condizione a lavoro.

«La paura dei malati cronici di essere sé stessi, di sentirsi giudicati, di non sentirsi all’altezza delle richieste professionali, di esplicitare le proprie esigenze ma allo stesso tempo la necessità di tornare al lavoro inteso come ancoraggio alla normalità, spazio vitale di relazione e socializzazione e momento per uscire dall’isolamento della malattia, è un tema che le organizzazioni devono conoscere e considerare», osserva Elisabetta Capani, People Care & Diversity Management Specialist di Enel Group. Nascondere o non gestire adeguatamente questi timori e desideri non fa bene né alle persone, né ai team, né all’intera organizzazione».

La paura dei malati cronici di essere sé stessi, di sentirsi giudicati, di non sentirsi all’altezza delle richieste professionali, e allo stesso tempo la necessità di tornare al lavoro inteso come ancoraggio alla normalità, è un tema che le organizzazioni devono conoscere e considerare

Elisabetta Capani, People Care & Diversity Management Specialist di Enel

Dal punto di vista normativo,  il  lavoratore malato di cancro, se lo desidera, può chiedere al datore di lavoro di svolgere la propria attività da casa. Se il datore accoglie la richiesta, ciò deve essere formalizzato in un accordo scritto che definisca le attività da espletare e le modalità di svolgimento, le mansioni.

Il Gestore del Cuore, in Enel

Enel ha creato un programma destinato a tutti i dipendenti che si trovino a gestire i risvolti di una malattia cronica. Nella cornice di questa iniziativa è stata istituita la figura del  Gestore di Cuore che volontariamente si propone come riferimento interno per offrire ascolto empatico e supporto a colleghi con malattia cronica, loro responsabili e collaboratori. «E’ in pratica una persona interna all’azienda che supporta i colleghi nell’identificazione delle migliori opportunità di conciliazione lavoro, malattia e vita privata con l’obiettivo di migliorarne le condizioni lavorative e permetterne la valorizzazione del talento indipendentemente dalle situazioni contingenti», spiega Capani.

«Empatia, cura delle persone, coesione tra colleghi, rappresentano una nuova cultura aziendale che, con un approccio positivo e costruttivo, crea un’esperienza di lavoro aperta e autenticamente inclusiva. Una sfida contro ogni forma di paura, disagio, stereotipo e pregiudizio spesso associati a questo tema».

L’esperienza di Tim

Un altro colosso, Tim, ha messo in piedi un piano di Welfare che si  articola su quattro aree di intervento: Ascolto, People Caring, WellBeing, Diversità e Inclusione.

«Il fulcro di questo approccio è la policy che prevede l’attivazione diretta delle persone con disabilità o patologie croniche che possono richiedere all’azienda l’adeguamento della propria postazione di lavoro e gli accomodamenti ragionevoli per poter svolgere al meglio la propria giornata lavorativa», chiarisce Andrea Rubera, People Caring & Inclusion Manager di TIM.

In particolare, i servizi includono il programma biennale di check-up gratuito ‘Health Care per Noi’, le iniziative che promuovono il movimento e l’attività fisica, quelle per la riduzione dello stress, attraverso il programma ’Sentieri di Resilienza’ che prevede 8 sedute online gratuite di psicoterapia e corsi di training autogeno. Non meno importanti, le attività per promuovere stili di vita corretti e quelle sulla prevenzione di patologie importanti per fasce di età.

Inclusione lavorativa di pazienti ed ex-pazienti oncologici

 “Work is Progress- Supporto all’inclusione lavorativa di pazienti ed ex-pazienti oncologici” è il progetto co-finanziato da Fondazione Cariplo e coordinato da Fondazione Soleterre, in partenariato con Afol Metropolitana e con Fondazione Human Age Institute, Fondazione del gruppo Manpower.

«L’intervento è realizzato nella Città Metropolitana di Milano e coinvolge persone con invalidità superiore al 45% derivante da una patologia oncologica che sono iscritte alle liste di collocamento mirato e disoccupate da più di 24 mesi oppure con una bassa scolarità indipendentemente dall’anzianità di disoccupazione, con l’obiettivo di supportarle nell’inserimento lavorativo», racconta Valentina Valfré, Responsabile Programmi e Advocacy di Fondazione Soleterre.

«Ci impegniamo a fornire alle persone servizi di supporto che possano essere utili in una fase di ricerca lavoro come consulenze legali (anche per supportare nelle procedure di richiesta invalidità ad esempio per chi ne è sprovvisto), supporto psicologico, mediazione linguistica/culturale oltre ad indirizzarli a servizi esterni quando necessario». Afol Metropolitana si occupa della fase di accompagnamento al lavoro con analisi delle competenze, ricerca attiva del lavoro, coaching individualizzato e tutoraggio continuo mentre Fondazione Human Age Institute, Fondazione del gruppo Manpower, si occupa di implementare azioni di sensibilizzazione e informazione del settore privato rispetto ai diritti dei lavoratori con patologia oncologica ed in generale rispetto alle tematiche Diversity&Inclusion.  Con questa presa in carico congiunta, ad oggi circa il 40% delle persone prese in carico sono riuscite nell’obiettivo del trovare lavoro.

«Quando sosteniamo che con la malattia si “con-vive” intendiamo che è una difficoltà, a volte molto grave e invalidante, ma è insieme una condizione, un modo d’essere che ci accompagna nelle cose che facciamo», osserva Stefania Grea, segretaria generale Fondazione Human Age Institute di ManpowerGroup.

In alcuni contesti il lavoro permette di affrontare con maggiore forza anche il periodo della terapia

Stefania Grea, segretaria generale Fondazione Human Age Institute

La Fondazione di ManpowerGroup, all’interno del progetto Work is Progress e nell’ampio programma dedicato all’accompagnamento verso il mondo del lavoro delle persone più fragili, opera attraverso Empowerement Lab, laboratori dedicati alla riscoperta del proprio talento, e Awareness Journey, percorsi rivolti alle aziende per avvicinare le organizzazioni alla cultura dell’inclusione, dell’accoglienza e della diversità».

Un progetto ad hoc per le donne

Europa Donna Italia con la collaborazione di Euromedia Research, Fondazione Human Age Institute, Manpower e studio di avvocati del lavoro Fava  & Associati ha ideato il progetto TransformAzione, un percorso di avvicinamento al mondo del lavoro dedicato alle donne che desiderano rientravi dopo la malattia oncologica. Un modo, anche, di riconquistare un ruolo attivo nella società. 

«La cura dell’anima è importante come del corpo. I pazienti hanno bisogno di impegnare la loro mente in qualcosa di produttivo e sentirsi utili per gli altri. Il coinvolgimento in un progetto, in un lavoro è parte integrante del processo di cura», osserva Ivana Appolloni, direttrice generale della onlus Gomitolorosa che da oltre dieci anni propone la lanaterapia, il lavoro a maglia in trenta ospedali italiani, soprattutto nei reparti dedicati all’oncologia femminile, come strumento di benessere affinché le pazienti possano beneficiarne durante l’attesa di una visita o di una terapia. Da diverso tempo l’associazione ha avviato dei laboratori di lanaterapia anche tra i malati di Alzheimer (e i loro caregiver) e tra le persone con sclerosi multipla nella sede romana dell’Associazione italiana scleromi multipla- Aism.

Micro-ginnastiche da praticare in ufficio

Star bene in azienda significa anche creare una concreta cultura del benessere psicofisico tra i lavoratori. Eukinetica, di cui Giovanni Castellani è Training Manager & Co-Founder, ha insegnato a più di trentamila lavoratori di aziende come Iveco, Gucci, Allianz, Swatch, Philips, Saipem, Mediaset, Fendi, Q8, Oracle, Coop, Amazon, Nestlè, Ikea e tante altre, micro-ginnastiche da praticare in ufficio e a casa per prevenire dolori al collo, spalle e schiena,  principi di una sana alimentazione, della tutela del sonno, della conoscenza di tecniche di Mindfulness e tanto altro.


Per approfondire

Secondo Laura Sinatra, coach, trainer aziendale e cofondatrice di Eapitalia World,  «prima della pandemia era diffusa la paura che mettendo a nudo la propria fragilità si venisse tacciati per deboli. Oggi invece sempre più persone, specie i più giovani, hanno iniziato a condividere i problemi inerenti la propria salute (fisica e mentale) e le disabilità». Solo che le aziende non sono pronte. Ne abbiamo parlato in questo articolo

In apertura, foto di Luca Bravo su Unsplash


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