Welfare
Lo dice la legge: chi non educa, deve pagare
A Milano una sentenza destinata a lasciare il segno
Condanna a un maxi risarcimento per i genitori di un gruppo di ragazzi minorenni che hanno abusato sessualmente di una ragazzina. Laura Laera, presidente dell’Associazione magistrati per i minorenni: «È una risposta
a un’emergenza
che ci coinvolge tutti»
Cosa significa educare? Di quali contenuti è fatta la responsabilità genitoriale? È giusto dover pagare per un illecito commesso da un figlio minorenne? E se non pagano i genitori, chi paga? È bastata una sentenza (emessa dal Tribunale civile di Milano, che ha condannato a un maxi risarcimento i genitori di un gruppo di ragazzi minorenni che tra il 2001 e il 2003 hanno abusato sessualmente di una ragazzina), per scuotere l’opinione pubblica e rilanciare il tema dell’emergenza educativa. «Non trovo motivi di stupore: la giurisprudenza si è già espressa in diversi casi in materia di responsabilità patrimoniale degli adulti per gli illeciti commessi dai figli», sottolinea Laura Laera, presidente dell’Associazione italiana Magistrati per i minorenni e la famiglia. In qualità di consigliere della Corte d’Appello di Milano, Laura Laera ha seguito direttamente il caso nell’ambito penale e non rilascia alcuna dichiarazione in merito. Ma sui principi generali della sentenza civile, che ha richiamato le famiglie – un po’ tutte le famiglie italiane – a un maggior impegno nelle responsabilità genitoriali, Laera esprime alcune importanti considerazioni.
«Primo: bisogna distinguere l’ambito penale, in cui la responsabilità di un reato è totalmente personale, e quello civile, che è volto alla tutela del danneggiato e che attribuisce ai genitori una precisa responsabilità per gli illeciti commessi dai figli a danno di terzi», spiega. «La sentenza cui i giornali hanno riservato tanto spazio, dunque, ha richiamato principi già espressi in molte occasioni dalla Corte di Cassazione. L’ultima, in ordine di tempo, è stata una pronuncia del 2009 della Suprema Corte relativa a un incidente in motorino, in cui si ricorda che “i comportamenti non corretti sono meritevoli di una costante opera educativa”».
Si torna all’educazione, allora, «intorno alla quale ruotano due articoli fondamentali del nostro Codice civile», illustra il magistrato. «Si tratta dell’articolo 2048, che regola la responsabilità dei genitori per il fatto illecito dei figli, e il 147, che ricorda come i genitori debbano istruire, mantenere, educare i figli. Nello spazio e nella relazione tra questi due cardini si riempie di significato la responsabilità educativa dei genitori, che deve essere attiva e costante. Senza voler esprimere giudizi morali, è sufficiente richiamare i principi fondamentali di uguaglianza e pari dignità sociale e i diritti inviolabili della persona enunciati dalle norme costituzionali che regolano la convivenza civile e che dovrebbero essere alla base di ogni educazione».
Di più: il dovere dei genitori all’educazione non viene meno – e questo è un altro principio ribadito nella sentenza milanese – anche in caso di separazione dei coniugi. «L’affidamento condiviso non significa solo condivisione dei diritti, ma anche dei doveri verso i figli», ricorda il giudice Laera. «Troppo spesso in tribunale si assiste a una tale litigiosità delle coppie che pone in secondo piano il ruolo educativo genitoriale».
Dall’osservatorio giudiziario, la fatica educativa si vede eccome. «Siamo in un’epoca di crisi, sia economica che di valori», conferma. «I genitori di oggi sono in profonda difficoltà, anche perché l’interiorizzazione di un certo modello di comportamento non arriva più solo dalla famiglia, ma da diversi canali come i mass media, la televisione, internet. È spesso difficile contrastare una certa subcultura diffusa che riduce tutto, cose e persone, ad oggetti da consumare, annientando ogni relazione. E questa è una grande emergenza, che ci vede tutti coinvolti: l’Associazione dei magistrati per i minorenni e la famiglia ha lanciato da molto tempo il tema delle responsabilità educative degli adulti verso i minori. Responsabilità molto forte e molto impegnativa che la legge dà, nel caso in cui genitori siano chiamati a risponderne civilmente, come presunta».
Un passaggio della sentenza emessa dal Tribunale di Milano dice, ad esempio, che «i genitori, per tale qualità e in virtù del loro ruolo, sono soggetti che si trovano nella situazione più idonea a prevenire gli illeciti dei figli». E, ancora, ricorda che «ciò risponde all’esigenza – fondamentale in un moderno sistema di responsabilità civile – di tutela delle vittime incolpevoli».
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