Non profit

ll popolo del Family Day torna a mobilitarsi

Il Forum famiglie escluso dalle consultazioni

di Sara De Carli

Lo fa per chiedere un fisco giusto, a misura di famiglia. Lo fa per protestare contro questa Finanziaria 2008, talmente chiusa nei confronti della famiglia che è stato difficile anche trovare appigli per fare emendamenti. Lo fa per protestare contro il governo Prodi, che per la prima volta dopo sette anni ha depennato il Forum Famiglie dalle parti sociali interpellate nella stesura del Dpef e della Finanziaria, ricevendo invece l?Arcigay. Perché l?Arcigay sì e il Forum Famiglie no? Perché Padoa Schioppa ha ricevuto il Forum solo una volta, per il Dpef dell?estate 2006, per poi chiudere tutte le porte dopo il Family Day? Le famiglie non ci stanno più, e han deciso di gridarlo dai tetti.

Lo faranno nei prossimi tre mesi con una imponente raccolta di firme, che vuole rimettere insieme il milione di persone scese in piazza il 12 maggio. E forse qualcuna in più, visto che la richiesta è totalmente laica e interessa chiunque abbia un figlio a carico, a prescindere dall?essere sposati o meno. Tant?è che alle associazioni del cartello del Family Day si è già aggiunto anche l?Ugl – Unione generale del lavoro. «Il Family Day ha lasciato alla famiglia la consapevolezza di essere un soggetto sociale», dice Paola Soave, vicepresidente del Forum. «Non è solo questione di soldi, ma di cultura. Fare figli non è un fatto privato, ma un elemento di bene comune». Non si tratta di regali, ma di introdurre nel fisco l?equità orizzontale, per cui a parità di reddito chi ha figli da mantenere non deve pagare le stesse tasse di chi figli non ne ha.

La petizione chiede di calcolare il reddito imponibile non solo in base al reddito percepito, ma anche in base al numero dei componenti del nucleo famigliare. In pratica si chiede di dedurre dal reddito percepito il costo reale del mantenimento di ogni figlio, quello che la Costituzione sancisce come obbligo, calcolabile intorno ai 6mila euro: «Una cifra per nulla esagerata, molto vicina al reale, semmai per difetto», commenta la Soave. Sullo stesso reddito andrebbero calcolate anche tutte le addizioni regionali e locali, con un notevole risparmio complessivo per le famiglie.

La deduzione deve spettare a tutti, indipendentemente dal reddito, «perché il principio non è quello dell?assistenza ma della sussidiarietà. Siamo stanchi di uno Stato che si sostituisce alla famiglia, offre servizi, la priva di risorse e poi la assiste quando è diventata povera: chiediamo che la famiglia sia lasciata nella condizione di poter adempiere le sue funzioni». Per questo per gli incapienti è prevista un?integrazione al reddito pari alla deduzione non dovuta: non un assegno, ma una ?tassa negativa?, che lo Stato deve al cittadino.


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