Welfare

Livorno, esplosione al porto: per Anmil è l’ennesimo fallimento della prevenzione

«È tempo di comprendere che lo stillicidio quotidiano di lavoratori che non tornano a casa dai loro cari o che si ritrovano permanentemente invalidi, sono un'onta per la nostra economia», ha sottolineato il presidente nazionale Franco Bettoni

di Redazione

«La violenza dell'esplosione del serbatoio 62 che aveva contenuto acetato di etile, situato nel porto industriale di Livorno, che ha causato la morte di due operai, dipendenti della Labromare, i quali, secondo una prima ricostruzione, stavano lavorando all'esterno, poteva essere una strage di enormi proporzioni», dichiara il Presidente dell'ANMIL Franco Bettoni,

«ma morire a soli 25 anni come Lorenzo Mazzoni, insieme al collega più esperto, Nunzio Viola, di 53 anni, è per noi un dramma che ci addolora due volte: sia perché sappiamo quanto dolore si nasconde per i familiari dietro questi incidenti sempre evitabili, sia perché prendiamo atto di quanto sia ancora insufficiente e inadeguato l'impegno che mettiamo per contrastare il mancato rispetto delle norme antiinfortunistiche».

«È tempo di comprendere che lo stillicidio quotidiano di lavoratori che non tornano a casa dai loro cari o che si ritrovano permanentemente invalidi, sono un'onta per la nostra economia – aggiunge indignato e addolorato il Presidente dell'ANMIL – ed esprimeremo la nostra vicinanza ai familiari delle vittime seguendo gli sviluppi delle indagini, per capire dove abbia fallito la prevenzione, e ci costituiremo parte civile affinché i loro familiari non si sentano soli davanti a queste morti ingiuste».

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