Living Planet WWF: biodiversità dimezzata. Una Terra non ci basta

Presentato oggi a Milano il Living Planet Report WWF 2014: in 40 anni le popolazioni di vertebrati (pesci, uccelli, mammiferi, anfibi e rettili) diminuite del 52%. L'impronta ecologica dei 27 Paesi Ue è di 2,6 pianeti.

di Antonietta Nembri

«Non possiamo più aspettare» è questa la chiamata all’azione della presidente nazionale di WWF Italia, Donatella Bianchi, alla presentazione, oggi a Milano del Living Planet Report 2014. «La biodiversità è una parte cruciale del sistema che sostiene la vita sulla Terra oltre che un barometro di quello che stiamo facendo. Abbiamo la necessità urgente di agire in tutti i settori della società per costruire un futuro più sostenibile».
E che il tempo non sia dalla nostra parte e che non si possa più aspettare per cambiare rotta lo dimostrano i dati del rapporto internazionale, giunto alla sua decima edizione. Sono 10mila le specie di vertebrati monitorate dal 1970 al 2010, utilizzando il Living Planet Index. E i risultati mettono in brividi: la popolazione di pesci, uccelli, mammiferi, anfibi e rettili sono diminuite del 52% negli ultimi 40 anni. Con un picco tra le specie di acqua dolce che hanno sofferto un declino del 72%, una perdita quasi doppia rispetto alle specie terrestri e marine.

Un vero e proprio declino della biodiversità minacciata dalla combinazione tra perdita del proprio habitat e degrado dello stesso. Pesca e caccia sono altre due minacce significative.
«È allarmante il livello raggiunto dalla perdita di biodiversità e i danni provocati agli ecosistemi essenziali per la nostra stessa esistenza» dice Gianfranco Bologna, Direttore scientifico del WWF Italia . «Questi danni non sono inevitabili ma costituiscono una conseguenza del modo che abbiamo scelto di vivere.  Sebbene il rapporto mostri come la situazione sia critica vi sono ancora spazi per la speranza, ma è necessario non perdere altro tempo».
Tuttavia, le aree protette gestite efficacemente sono in grado di avere un ruolo molto importante nella salvaguardia della fauna selvatica. Un esempio citato è quello del Nepal dove, grazie ad attività concrete di conservazione  si è verificato un incremento della popolazione delle tigri in questi ultimi anni.

E mentre la biodiversità declina si impenna l’impronta ecologica. Secondo il rapporto la domanda di risorse naturali dell’umanità è oltre il 50% più grande di ciò che i sistemi naturali sono in grado di rigenerare. In pratica sarebbe necessaria una Terra e mezza per produrre le risorse necessarie a sostenere la nostra attuale impronta ecologica.
Secondo la presidente di WWF Italia l’Overshoot (ovvero il “sorpasso”) ecologico è la sfida che definisce il XXI secolo. «Quasi tre quarti della popolazione mondiale vive in Paesi in serie difficoltà, con  un deficit ecologico unito a un basso reddito. La crescita di domanda di risorse naturali chiede che ci concentriamo su come migliorare il benessere umano attraverso meccanismi diversi da quelli mirati alla  continua crescita» ha osservato Donatella Bianchi.
Kuwait, Qatar, Emirati Arabi Uniti, Danimarca, Belgio, Trinidad e Tobago, Singapore, Stati Uniti d’America, Bahrein e Svezia sono i dieci paesi con la più alta impronta ecologica pro capite.

Ma quale è l’impronta ecologica dei Paesi europei? I 27 Paesi dell’Ue vivono ben oltre i livelli di “un pianeta” e fanno inoltre pesantemente affidamento sulle risorse naturali di altri paesi. Insomma, se tutti gli abitanti del nostro pianeta mantenessero il tenore di vita del cittadino europeo medio l’umanità avrebbe bisogno addirittura di 2,6 pianeti. E 2,6 è anche l’impronta ecologica del Bel Paese.
«L’impronta ecologica dell’Ue è troppo grande» constata Bologna. «Abbiamo un ruolo significativo, in questo periodo di presidenza italiana del semestre europeo, nell’indirizzare al meglio le politiche dell’Unione verso una reale economia verde e per promuovere il benessere dei cittadini europei». Tra i dati anche la constatazione che l’impronta di carbonio dell’Europa costituisce il 50% della sua impronta ecologica totale. E questo a causa dell’uso di combustibili fossili come carbone, petrolio e gas naturale.

Il Consiglio europeo che si terrà a Bruxelles il 23 e 24 ottobre vedrà i capi di Stato e di governo decidere sul  pacchetto “clima ed energia” dell'UE fino al 2030; mentre a livello globale, la Conferenza delle Parti della Convenzione sui Cambiamenti Climatici Onu che avrà luogo a Lima nel mese di dicembre e quella di Parigi nel 2015, costituiranno  la sede  per chiudere  l’accordo globale per contenere gli effetti pericolosi del riscaldamento globale.

 «Il WWF è preoccupato che l'ambiente sia stato declassato nelle nuove proposte della Commissione Europea. Crediamo che un'agenda ambientale lungimirante e innovativa debba comprendere la green economy e i green jobs così come i legami tra ambiente, sviluppo, cambiamento climatico, politica estera e sicurezza» ha detto Donatella Bianchi «Ancor peggio di questo crediamo che l'ambiente sia stato retrocesso con queste nuove proposte. Il mandato ambientale con le direttive Uccelli e Habitat sta chiaramente andando nella direzione della deregolamentazione e quindi la strategia dell'Ue sulla biodiversità è fortemente minacciata».

Nel rapporto viene illustrata la “One Planet Perspective” del WWF, ovvero la prospettiva di un solo pianeta. Vengono indicate le strategie per conservare, produrre e consumare più saggiamente, con esempi concreti di come molte comunità locali stiano già facendo le scelte migliori per ridurre l’impronta e la perdita di biodiversità.
«La natura costituisce  sia un'àncora di salvezza per la sopravvivenza sia un trampolino di lancio verso la prosperità. È importante sottolineare che siamo tutti sulla stessa barca. Abbiamo tutti bisogno di cibo, acqua dolce  e aria pulita – in qualsiasi parte del mondo viviamo», ricorda  Marco Lambertini, Direttore generale del WWF Internazionale.

Il Living Planet Report 2014 presentato oggi a Milano si inserisce nell’ambito delle iniziative che il WWF Italia sta realizzando in vista di Expo2015. Inoltre, in occasione del lancio italiano del rapporto, il WWF ha ristrutturato la sua piattaforma web del programma “One planet Food”, che ha l’obiettivo di diffondere contenuti e pratiche per una produzione sostenibile di cibo.
 

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