Famiglia

Livia Turco: “Poco convinti su quella legge”. Quando l’Ulivo s’imboscò

"C’era un clima ostile. La destra fomentava gli elettori. Dal Corriere Sartori mandò una bordata terribile".

di Ettore Colombo

Il momento era di quelli importanti e il presidente dei Ds, Massimo D?Alema, che della Quercia resta un po? il padre nobile, lo ha detto alto e forte: “Prima di Gianfranco Fini c?eravamo noi e c?era Livia Turco a occuparsi di immigrati, dalla notte al giorno. Ecco perché siamo qua. Ecco anche perché, se mai nascerà un disegno di legge Turco-Fini, ne saremo ben lieti”. Poi ha passato la parola alla Turco. Che ha spiegato, argomentato, entrando in medias res, la proposta di legge costituzionale dei Ds sul diritto di voto agli immigrati per le elezioni amministrative. Da persona appassionata e competente qual è. Alla fine della conferenza stampa, microfoni, telecamere e lanci d?agenzie erano tutte e solo per il prode Baffino. La Turco era rimasta a latere, discreta e gentile come sempre. Vita l?ha avvicinata e l?ha intervistata Prima di passare alle domande, tuttavia, il cronista di Vita una cosa, anche se antipatica, ci tiene a ricordarla: della Turco, nel corso dell?ultima campagna elettorale per le politiche, quelle del 2001, quelle dall?Ulivo rovinosamente perse, nei (presunti) ?ambienti che contano? del centrosinistra si diceva: “Quella? Meno si fa vedere e meglio è?”. E dopo si disse: “è per gente come lei, con la fissa degli immigrati, che abbiamo perso”. C?era persino chi non voleva si ricandidasse, chi voleva rispedirla in Piemonte a vita e chi disse, con fare grave: “Un ministero alla Turco? Mai più!”. Ora hanno tutti cambiato idea. Bene. Ma meglio ricordarle, certe cose. Il cronista di Vita, che simpatizza per l?Ulivo pure lui, se le ricorda. Vita: Onorevole Turco, partiamo dall?attualità. Non siamo più di fronte a degli sbarchi, ma a una vera e propria ecatombe? Di chi le colpe? Livia Turco: Guardi, a differenza del centrodestra, che se affondavano delle navi e morivano dei clandestini, al largo delle nostre coste, quando eravamo al governo noi, diceva che “la colpa era del governo”, noi abbiamo uno stile diverso, almeno io personalmente ce l?ho. E dunque mi rifiuto di fare qualunque tipo di speculazione politica su una tragedia così terribile come quella dei somali a Lampedusa. Mi limito a dire, però, che se è vero che non è ?colpa? del governo quando gli immigrati clandestini muoiono al largo delle coste, non possiamo più trincerarci nella fortezza Italia o nella fortezza Europa. Tutti, dico, maggioranza e opposizione. Al governo chiedo di venire al più presto in Parlamento a riferire su quanto accaduto e chiedo anche di prendere in considerazione tutti gli strumenti utili, e non previsti o rimossi o non applicati, dalla legge Bossi-Fini che attengono alle politiche di cooperazione con i Paesi rivieraschi del Mediterraneo e alle politiche di integrazione e di accoglienza per i clandestini che sbarcano in Italia. Vita: Si riferisce agli accordi bilaterali Turco: Sì, mi stupisce che gli accordi bilaterali stipulati ai tempi dei governi dell?Ulivo siano ancora da attuare e che i nuovi accordi riguardino pochi Stati, peraltro minori. Infine, ricordo che, come hanno denunciato con forza le ong, nell?attuale Finanziaria attualmente all?esame del Parlamento gli aiuti alla cooperazione internazionale siano stati tagliati del 15% e che non vi sia nemmeno un sottosegretario che segua la materia. Infine, ribadisco la nostra posizione: le politiche di sicurezza e di regolarizzazione dell?immigrazione devono andare di pari passo con le politiche d?integrazione sociale e con le richieste concrete di fabbisogno economico della manodopera immigrata. Richieste che, come rilevano tutte le indagini e le denunce della Caritas come delle associazioni imprenditoriali, sono ben al di sotto delle necessità della nostra economia. Stiamo parlando di 12mila regolarizzazioni effettuate nel 2002 a fronte di un fabbisogno di almeno 150mila persone. Uno scarto numerico che parla da solo. Vita: Avete presentato un?articolata proposta di legge sul diritto di voto degli immigrati regolari, in commissione Affari costituzionali. In cosa si differenzia dalla proposta Fini e dal pdl avanzato da An? Turco: Chiediamo il diritto di voto innanzitutto dopo cinque anni e non sei, come fa An, e lo chiediamo naturalmente attivo e passivo. Inoltre, chiediamo che tale diritto sia esteso ai referendum consultivi, a quelli abrogativi e alle leggi d?iniziativa popolare. Lo facciamo con una legge costituzionale, la via maestra per una scelta del genere. Poi, sia subito in commissione che poi in Parlamento, siamo disposti a confrontarci con tutti, An compresa. Per una legge simile serve la maggioranza dei due terzi perché modifica la Costituzione ma basta la maggioranza assoluta per approvarla. Se poi, in quel caso, altri (la Lega) vogliono chiedere un referendum abrogativo, lo facciano: siamo sicuri di vincerlo. Il clima è cambiato, nel Paese. Vita: Ecco, appunto, ?il clima?. Vi accusano di non averla proposta, questa legge, quando eravate voi al governo e lei ministro? Turco: Guardi, noi quella legge la proponemmo eccome, per via ordinaria. Portava come primo firmatario Romano Prodi, non Livia Turco. La voleva tutto l?Ulivo, dunque. Ma il clima era radicalmente diverso. Contro si scatenò una canea indegna, in Parlamento e sui media. An e Forza Italia, non solo la Lega, fecero di tutto per impedire che il provvedimento andasse avanti. Avremmo dovuto crederci di più, è vero, ma ricordo anche autorevoli commentatori come Sartori che la definirono, sul Corriere della Sera, “una vera mostruosità”. Il clima era quello dell?intolleranza e si parlava solo di bisogno di sicurezza e rischio criminalità. La gente aveva paura e veniva fomentata ad averla. Poi, certo, se mi dice che sul piano della battaglia politica e culturale avremmo dovuto crederci di più tutti, come Ulivo, allora le dico che sì, ha ragione. Oggi, per fortuna, il clima è cambiato.


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