Formazione

Live, work, create

di Serena Carta

Gente che va, gente che viene. «Per la seconda volta torno a Berlino con la consapevolezza che qui posso avere un’opportunità». Scrive così Francesco, 32 anni, amareggiato e arrabbiato, un passato e un futuro da girovago – per scelta e necessità. Di “lettere di chi parte” ne leggiamo ormai tutti i giorni, perché è soprattutto a queste che molti (troppi) canali d’informazione danno risonanza, contribuendo a creare “il mito dell’abbandono e del gettare la spugna”, come è stato chiamato da una lettrice che ha commentato il primo post apparso su #cervellidiritorno. Senza entrare nel merito delle singole e personali ragioni (senz’altro dolorose) che conducono molte persone a dover abbandonare il paese, è sempre più urgente dare voce a chi si sta muovendo in direzione contraria e costruire un nuovo vocabolario per parlare dei giovani italiani. Ed è per questo che mi sembra significativo pubblicare la lettera che ho ricevuto da Ginevra, giovane torinese che ha sentito l’esigenza di condividere la sua storia affinché la gioventù «non smetta di sognare, di combattere e di vincere nuove sfide tutti i giorni». Buona lettura.

Mi chiamo Ginevra, sono una ragazza di 24 anni con una laurea triennale in Scienze della comunicazione e un master in Marketing e comunicazione conseguiti presso l’Università di Torino. Dopo gli studi ho avuto la possibilità di partire per un tirocinio retribuito di un anno a Bruxelles, grazie al bando “Master dei Talenti” finanziato dalla Fondazione CRT. Al termine del tirocinio mi è stato offerto di proseguire il mio lavoro e così ho fatto fino a dicembre 2012. Dopodiché per motivi personali ho deciso di fare ritorno in Italia (decisione fortemente sconsigliata da colleghi e/o amici). Una volta rientrata a casa ho ancora lavorato freelance per Bruxelles fino a inizio giugno, grazie a un contratto da “consulente”.

Sono madrelingua italiana e inglese e questo mi ha sempre permesso di viaggiare molto, ma soprattutto di percepire a fondo le conseguenze delle nostre scelte e delle strade che decidiamo di seguire. Ho voluto rientrare in Italia perché non volevo rischiare di risvegliarmi un giorno con la nostalgia di tutte quelle meraviglie che sapevo di aver lasciato a casa, a Torino, in Italia. Volevo provarci, pronta a combattere e sbattere il muso contro la dura realtà che mi sembrava si stesse impadronendo di tutti i miei amici e familiari. Così ho fatto. Sono tornata e ora sto facendo tutto il possibile per trovare un lavoro. Ho iniziato selezionando quelle che mi sembravano le migliori offerte di lavoro, per poi finire col mandare il mio curriculum per qualsiasi tipo di contratto (stage retribuiti e non). Purtroppo mi trovo in una situazione difficile: ho un’esperienza lavorativa di quasi due anni, ma sono ancora molto giovane, troppo, per essere considerata idonea a una posizione lavorativa che non sia un tirocinio. Non fosse che anche questa soluzione risulta scomoda ai datori di lavoro: laureata da più di 12 mesi non posso prender parte al cosiddetto “tirocinio curriculare”; dall’altro lato il “tirocinio extra-curriculare” impone condizioni scomode ai più. La Regione Piemonte, ad esempio, il 13 maggio ha raggiunto un accordo con le organizzazione sindacali per regolamentare i tirocini in applicazione alle linee guida nazionali. Dal primo luglio è quindi prevista una “indennità di partecipazione minima mensile di 300 euro lordi corrispondenti all’impegno massimo di 20 ore settimanali”, una regola che purtroppo scoraggia l’avvio di collaborazioni (ndr: si consulti il sito della Regione Piemonte).

Ho deciso di scrivere questa lettera dopo aver ricevuto una proposta di stage non retribuito (senza trasporto e ticket mensa) di sei mesi e l’annullamento di un altro stage presso una grande azienda torinese un giorno lavorativo prima dell’inizio. Continuerò a combattere, con momenti di sconforto sicuramente, ma sicura del fatto che siamo in momento storico negativo e bisogna stringere i denti per superarlo. Lascerò le porte aperte per esperienze all’estero, ma non prima di aver provato ancora differenti strade qui in Italia.

Anche se eccessivamente citato negli ultimi tempi, vorrei concludere con alcune parole dello scienziato Albert Einstein. Quest’ultime erano ironicamente appese dietro la scrivania del capo delle risorse umane che mi ha proposto uno stage non retribuito (anzi, a spese mie) di sei mesi. Avrei voluto dirgli di voltarsi, appena il tempo e il lavoro glielo avrebbero permesso, per rileggere quelle parole. Avrei voluto invitarlo a riflettere sul perché i giovani di oggi si affossano nella difficoltà della disoccupazione, perché a un certo punto la smettono di alzarsi il mattino, di accendere il pc e aprire le pagine di infojobs.it e si dirigono verso il bar sotto casa domandando a testa china se per caso cercano qualcuno per fare due caffè durante il periodo estivo.

“Non possiamo pretendere che le cose cambino, se continuiamo a fare le stesse cose. La crisi è la più grande benedizione per le persone e le nazioni, perché la crisi porta progressi. La creatività nasce dall’angoscia come il giorno nasce dalla notte oscura. E’ nella crisi che sorge l’inventiva, le scoperte e le grandi strategie. Chi supera la crisi supera sé stesso senza essere ‘superato’. Chi attribuisce alla crisi i suoi fallimenti e difficoltà, violenta il suo stesso talento e dà più valore ai problemi che alle soluzioni. La vera crisi, è la crisi dell’incompetenza. L’ inconveniente delle  persone e delle nazioni è la pigrizia nel cercare soluzioni e vie di uscita. Senza crisi non ci sono sfide, senza sfide la vita è una routine, una lenta agonia. Senza crisi non c’è merito. E’ nella crisi che emerge il meglio di ognuno, perché senza crisi tutti i venti sono solo lievi brezze. Parlare di crisi significa incrementarla, e tacere nella crisi è esaltare il conformismo. Invece, lavoriamo duro. Finiamola una volta per tutte con l’unica crisi pericolosa, che è la tragedia di non voler lottare per superarla”.

Mi auguro che per i molti che partono (giustamente o meno) all’estero, molti altri non smettano di sognare, di combattere e di vincere nuove sfide tutti i giorni. La routine e la stabilità arriveranno molto prima di quanto ci aspettiamo e questi momenti sembreranno un ricordo lontano di una gioventù passata e amata.

Ginevra

PS: la fotografia è stata scattata a Brooklyn (NY) – mi aiuta nei momenti più difficili.

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