Famiglia

L’italiano, una lingua anti integrazione

Pagine utili/ Quattro donne di quattro angoli del mondo (Cina, India, Bosnia, Albania) affrontano insieme le difficoltà della lingua e dell’integrazione, a cominciare da quella culinaria

di Sara De Carli

Un verso di Saba per epigrafe e l?intera vicenda ambientata in una vecchia casa in via Ungaretti. Quattro donne di quattro angoli del mondo (Cina, India, Bosnia, Albania) affrontano insieme le difficoltà della lingua e dell?integrazione, a cominciare da quella culinaria. Amiche per la pelle è l?accattivante (e divertente) ultima opera di Laila Wadia, indiana, in Italia da vent?anni, docente all?università di Trieste. Vita: Perché a Trieste? Laila Wadia: Sentivo l?esigenza di raccontare la mia città d?adozione, correndo il rischio di confrontarmi con i mostri sacri della letteratura passati di qui. Ma credo che il mio sia uno sguardo diverso: mi sento fuori concorso. Vita: E com?è la città? Wadia: È sempre stata la culla della multiculturalità ma non è interculturale: ci sono molte comunità che vivono l?una accanto all?altra, ma che non scambiano idee. Vita: In questo senso il suo condominio è utopico? Wadia: Me lo dicono in tanti. È vero, la mia è una fiaba, la realtà non è così positiva, però volevo anche punzecchiare un po? gli stranieri: troppo spesso invece di cambiare le cose stanno lì a piangersi addosso. Vita: Come vede gli italiani? Li divide in tre categorie? Wadia: Sì, sono un po? macchiette, ma il succo è quello. C?è l?italiano burbero, come il signor Rosso, che ti chiama negro ma poi è generosissimo; ci sono quelli che sull?autobus fanno commenti razzisti fingendo di non vederti; e c?è gente come Laura, che si impegna per l?integrazione senza farlo troppo vedere. Vita: Le quattro donne, diversamente dai mariti, prendono lezioni di italiano, il libro è pieno di giochi linguistici ben riusciti, ma poi dice che l?italiano sembra «inventato apposta per scoraggiare l?integrazione»… Wadia: Per me è stato così, ed è umiliante. Imparare una lingua è come rinascere, non basta parlarla per possederla.


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