Sostenibilità

L’Italia viola la direttiva per le industrie inquinanti

Lo ha stabilito la Corte di giustizia dell'Unione Europea

di Redazione

L’Italia viola la direttiva comunitaria Ippc che ha per oggetto la prevenzione e la riduzione integrate dell’inquinamento proveniente da un’ampia gamma di attività industriali. Lo ha stabilito la Corte di giustizia dell’Unione Europea con sede a Lussemburgo, ricordando che gli Stati membri dovevano adottare le misure necessarie affinchè, entro il 30 ottobre 2007, gli impianti esistenti funzionassero secondo i requisiti della direttiva. Ma, osserva la Corte, da una nota dell’Italia del 14 aprile del 2009 emergeva che le autorità competenti non erano neppure in possesso di tutte le informazioni relative al numero di impianti presenti sul territorio nazionale e alle loro attività. Inoltre, l’Italia non avrebbe fornito alcuna informazione dettagliata per dimostrare l’equivalenza tra le autorizzazioni ambientali preesistenti e le autorizzazioni integrate ambientali ai sensi della direttiva Ippc e dalle informazioni trasmesse emerge che soltanto una parte delle autorizzazioni preesistenti era stata riesaminata e aggiornata, mentre le autorità competenti non avevano ritenuto necessario riesaminare le autorizzazioni di 608 impianti preesistenti. Per questi motivi, la Corte ha stabilito che “l’Italia, non avendo adottato le misure necessarie affinchè le autorità competenti controllino, attraverso autorizzazioni rilasciate a norma della direttiva Ippc, 2008/1/Ce, ovvero mediante il riesame e l’aggiornamento delle prescrizioni, che gli impianti esistenti funzionino secondo i requisiti imposti dalla stessa, è venuta meno agli obblighi ad essa incombenti in forza della direttiva”.

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