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L’Italia stringe i tempi per riforma Onu
Riunione al vertice della diplomazia italiana per far passare il modello B nella riforma del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite
La diplomazia italiana stringe i tempi nella partita in corso al Palazzo di vetro per la riforma del Consiglio di sicurezza giocando la carta di un tavolo di lavoro per l’ ”evoluzione” della ipotesi B, quella cioe’ che si oppone fermamente alla creazione di nuovi seggi permanenti. Lo riferisce l’Ansa.
Della nuova strategia hanno parlato stamani alla Farnesina il ministro degli Esteri Gianfranco Fini e l’ambasciatore d’Italia all’Onu, Marcello Spatafora, insieme ai tre sottosegretari, Roberto Antonione, Margherita Boniver ed Alfredo Mantica. L’argomento sara’ riaffrontato da Fini, mercoledi’ prossimo, con il presidente dell’Assemblea delle Nazioni Unite, il ministro degli Esteri gabonese Jean Ping, che arrivera’ a Roma domani per una visita di tre giorni durante la quale incontrera’ anche il capo dello Stato, Carlo Azeglio Ciampi, ed una serie di leader politici.
E’ stato proprio l’ambasciatore Spatafora, venerdi’ scorso, ad incontrare il segretario generale dell’Onu Kofi Annan per presentargli il documento ”Uniting for consensus”, una piattaforma di discussione, condivisa dall’Italia e da 20 paesi membri, che – ha spiegato il portavoce del ministero degli Esteri Pasquale Terracciano – ”va al di la’ del Coffee Club (primo nucleo di Paesi contrari a nuovi membri permanenti, ndr) e dell’ipotesi B”.
Si tratta, in sostanza, di un tentativo ”per allargare il consenso aprendo una riflessione su una serie di concetti che porterebbero ad un’evoluzione del modello B”. Una controffensiva di riforma, fondata su valori e principi condivisi, che parte dal presupposto che dando maggior peso a Paesi medio-piccoli crescono la rappresentativita’ del Consiglio di Sicurezza, la sua democraticita’ e trasparenza, e se ne migliorano, al contempo, i metodi di lavoro in stretto raccordo con l’Assemblea Generale e gli altri organi del sistema Onu.
I principi di democraticita’, rappresentativita’ e trasparenza sono, d’altra parte, quelli sui quali l’Italia – quinto contribuente del bilancio ordinario delle Nazioni Unite – ha sempre puntato per quanto riguarda le varie ipotesi di riforma delle Nazioni Unite. Il punto fermo dell’Italia rimane che, se ”l’ipotesi A e’ inaccettabile”, al contrario ”l’ipotesi B e’ migliorabile e modificabile”. Sono mesi che la diplomazia italiana – ha puntualizzato il portavoce della Farnesina – sta lavorando a tempo pieno e a tutti i livelli per ”seminare almeno il dubbio” tra quei Paesi che si sono espressi pubblicamente a favore dell’ipotesi A che, di fatto, e’ ”un’ipotesi che divide”. Paladini del modello A (uno dei due elaborati dal panel di saggi incaricati da Kofi Annan) sono Germania, Giappone, India, Brasile. Essi chiedono l’aumento da 5 ad 11 dei seggi permanenti del Consiglio.
I primi riscontri positivi dell’offensiva messa in atto dalla Farnesina gia’ ci sono. E’ stato lo stesso ministro Fini ad incassare, nel corso della recente visita nei Balcani, l’appoggio di Belgrado. ”Il sostegno internazionale per l’ipotesi A e’ falsamente consistente”, ha sottolineato Terracciano. ”Nel momento in cui si va ad approfondire e a discutere a chi toccheranno quei seggi permanenti e se i nuovi entrati abbiano o no diritto di veto, questo consenso per il modello A viene a sgretolarsi”, ha osservato il portavoce della Farnesina.
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