Politica
L’Italia sostenga il processo democratico in Tunisia
Parla Eleonora Forenza, europarlamentare de L'Altra Europa con Tsipras e del gruppo della Sinistra Unitaria Europea, unica italiana che ha preso parte al Forum Sociale Mondiale
di Giada Frana
Tunisi – Al Forum Sociale Mondiale di Tunisi, conclusosi nei giorni scorsi, era presente anche Eleonora Forenza, europarlamentare de L'Altra Europa con Tsipras e del gruppo Gue-Ngl, gruppo della Sinistra Unitaria Europea al Parlamento Europeo.
Lei è stata l’unica europarlamentare italiana che ha preso parte al Forum Sociale Mondiale. Nonostante il timore di altri attacchi terroristici, la partecipazione da tutto il mondo è stata numerosa. Qual è stato il messaggio che ha voluto dare con la Sua presenza? Come ha trovato il clima al Forum e a Tunisi in generale?
La presenza di migliaia di persone, attivisti, cittadini, da tutto il mondo è stata credo importantissima per Tunisi e per gli organizzatori del Forum, a pochi giorni dall'attentato terroristico. Come delegazione del Gue – gruppo della Sinistra Unitaria Europea al Parlamento Europeo non abbiamo pensato nemmeno per un minuto di rinunciare alla nostra partecipazione e anzi abbiamo risposto all'appello della Tunisia democratica che ha chiesto a tutte e tutti di esserci. La tragedia del Bardo ha inevitabilmente segnato il forum dal punto di vista delle tematiche: si è molto parlato di come le forze di sinistra, laiche e democratiche debbano e possano opporsi alla barbarie del terrorismo, che spesso, ricordiamolo, viene alimentato dalle guerre create e volute da noi "occidentali" e in ogni caso dal commercio di armi e più in generale dalle politiche neoliberiste. Solo il maltempo, forse, ha davvero messo i bastoni tra le ruote al Forum di Tunisi, ma è stato bello vedere in piazza, nonostante la pioggia battente, così tanti giovani e così tanti tunisini che volevano dimostrare di essere ancora i figli della "primavera araba" che forse più di tutte ha avuto un esito democratico e positivo.
A Tunisi ha partecipato, tra le altre attività, al Forum Parlamentare Mondiale, facendo da moderatrice. Ci può spiegare gli argomenti che sono stati affrontati, se ci sono state proposte per rafforzare/cambiare il rapporto Europa/Tunisia?
Abbiamo organizzato il Forum Parlamentare Mondiale che è stato un appuntamento molto partecipato e ne sono estremamente soddisfatta. Ho coordinato nello specifico il panel sul tema della pace, con relatori provenienti da India, Algeria, Marocco. Presenti all'appuntamento parlamentari di venti nazioni e di diversi schieramenti politici; al termine della discussione sono state adottate cinque mozioni sui temi del debito, delle multinazionali e del rispetto dei diritti umani, della pace, delle politiche migratorie e del tema del reddito minimo sociale. Inutile negare lo scontro che c'è stato tra marocchini e saharawi sul tema appunto dei diritti di questo popolo, sistematicamente negati dal governo di Rabat. E' una questione aperta, e noi stiamo chiaramente dalla parte dei Saharawi, invito chiunque ad andare nei loro campi profughi per rendersi conto di cosa vivono queste persone ogni giorno sulla loro pelle.
È intervenuta anche in un workshop organizzato da Arci sul tema dei migranti. Nell’ultimo periodo si è ritornati molto su Frontex e di come una chiusura delle frontiere e un controllo più massiccio degli arrivi illegali via mare potrebbe evitare il terrorismo. Dall’altra parte al Forum erano presenti anche le famiglie degli scomparsi nel mare Mediterraneo, che chiedono una maggiore cooperazione tra i Paesi della sponda nord e sud per poterli ritrovare. Lei cosa ne pensa di tutto ciò?
Noi pensiamo sia necessario cambiare radicalmente le politiche comunitarie sull'accoglienza dei migranti. Proprio per questo, nel chiedere al Parlamento europeo di fare un minuto di silenzio per le vittime dell'ultima, ennesima, strage nel Mediterraneo, ho chiesto ai miei colleghi soprattutto un'assunzione di responsabilità: Triton e Frontex hanno evidentemente fallito e le politiche di respingimento continuano a provocare morti. Come ha anche sottolineato l'Alto Commissario per i Diritti umani, serve un'inversione di tendenza profonda in Europa di fronte a queste stragi: mai più morti nel Mediterraneo. E ovviamente penso che alle vittime di questa strage debba essere garantito il rispetto e la dignità di ogni altra persona, affinchè le loro famiglie possano almeno conoscere la loro fine. Infine, occorre ripensare al nostro modello di sviluppo: imporre il rispetto dei diritti umani ai paesi coi quali facciamo affari, ad esempio, e smetterla di alimentare traffico di armi e conflitti in Paesi dai quali ovviamente poi le persone cercano in ogni disperato modo di fuggire.
Cosa dovrebbe fare secondo Lei l’Italia per sostenere la Tunisia, soprattutto dopo ciò che è successo al Bardo?
L'Italia, al di là delle parate di rito come quella di domenica alla quale ha partecipato Renzi, dovrebbe sostenere il processo democratico già in atto in Tunisia, che non deve essere in alcun modo ostacolato e penalizzato da quanto è accaduto al Bardo. Bisogna stare dalla parte dei tunisini democratici, laici e progressisti, che sono la maggioranza a che hanno dato vita alla primavera tunisina che non deve e non può finire.
Per quanto riguarda invece la Sua presenza a Bruxelles con l’altra Europa, quali sono le questioni in primo piano che sta portando avanti?
Molti sono i temi sui quali stiamo lavorando come L'Altra Europa con Tsipras e come Gue-Ngl. Ne cito solo due tra i più attuali ed importanti: la battaglia per i diritti dei migranti, per il superamento di Frontex e il pieno rispetto dei diritti dei rifugiati e richiedenti asilo e l'opposizione al TTIP, il trattato transatlantico tra Usa ed Ue che metterà in pericolo il sistema agroalimentare europeo e dunque i nostri diritti come consumatori oltre che come cittadini.
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