Sostenibilità

L’Italia sommersa dai rifiuti hi-tech

I vecchi pc fininiscono sempre più spesso in discarica, portandovi i loro componenti inquinanti

di Gabriella Meroni

La tecnologia si evolve e il vecchio pc finisce in discarica: entro pochi anni in Italia si rischia di restare sommersi da una valanga di spazzatura elettronica.

E’ l’allarme lanciato dall’Upei, l’Unione professionale esperti informatici che raggruppa 25 mila esperti del settore. ”Nel 1999 i rifiuti hi-tech in Europa sono stati sei milioni di tonnellate e il tasso di crescita è del cinque per cento all’anno” rivela Giuseppe Maugeri, presidente dell’Upei, che aggiunge: ”Sul tavolo dell’Unione Europea giacciono da tempo diverse direttive sui rifiuti tecnologici, le idee e i progetti ci sono, ma i tempi per l’ attuazione sono sempre troppo lunghi”. ”La Commissione Europea – sottolinea Maugeri ? ha infatti emesso l’elenco comunitario dei rifiuti dove si fa esplicito riferimento alla gestione delle apparecchiature elettriche ed elettroniche a fine vita e alla riduzione dell’impiego di sostanze pericolose”.

”Nelle famiglie italiane sono attualmente otto milioni i Pc installati e circa sette milioni le stampanti e il tasso di sostituzione si aggira intorno al 50 per cento all’anno – spiega Santo Milici, direttore dell’Upei – Con l’innovazione tecnologica, aumentano i beni potenzialmente da dismettere”. Per questo ribadisce Milici le modalità di trattamento della spazzatura tecnologica, che contiene sostanze inquinanti come mercurio, piombo, bromo e cadmio, diventando un argomento di fondamentale importanza per l’impatto ambientale”. Secondo l’Upei per il momento gran parte di questi apparecchi vengono inceneriti o recuperati senza trattamenti preliminari, con gravi conseguenze sull’inquinamento ambientale. Tra le soluzioni indicate dall’associazione una linea opportuna di riciclaggio e la scelta, nella fase della produzione, di materiali meno inquinanti utilizzando prodotti ecologici.

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