Volontariato

L’Italia salvata dai bravi ragazzi?

di Giulio Sensi

L’abbiamo scritto varie volte e in tempi  non sospetti: la qualità media della classe dirigente del nostro sgangherato Paese non è in fondo peggiore della civiltà media dei suoi abitanti. E mentre le cronache riportano l’indignazione ambigua di forconi e forchette e le grida sempre meno attraenti di grilletti vittime degli stessi meccanismi che vorrebbero combattere, pochi guardano al fatto che un certo cambiamento è già in atto.

Almeno di persone che ricoprono ruoli pubblici o politici. Le rimozioni sono la norma nel nostro Paese: basti pensare alla fine che ha fatto nel dibattito politico e nei media il tema del debito pubblico che è centrale per tutto quello che riguarda le sue sorti. Ma non divaghiamo troppo.

Aldo Cazzullo scrive oggi sul Corriere un fondo semplicemente interessante: è tale perché parla di un cambiamento in atto, ma non riconosciuto abbastanza. Parla dei nuovi volti in posizioni pubbliche rilevanti e conclude così: “il ricambio generazionale, di cui ogni Paese ha bisogno, non è mai un fatto soltanto anagrafico, non consiste nel mettere semplicemente un giovane al posto di un anziano; significa fare cose nuove o fare le cose di ieri in modo diverso”.

L’Italia è piena di personaggi che pensano di essere nuovi e ragionano in modo vecchio. Anche la corte di Matteo Renzi è ben nutrita di questa fauna politica. Ma il nostro Paese è anche pieno di gente che non ne può più di un modo vecchio e antipatico di fare politica. “L’ideologia malgrado tutto credo ancora che ci sia è la passione, l’ossessione della tua diversità” cantava Giorgio Gaber. E non se ne può più di vedere gente, giovane o stagionata, piegata sulle proprie ideologie antiche, siano di destra di centro, di sinistra o di tutto un po’.

Il dibattito è pure vecchio, ma molto attuale: la fine delle ideologie non può essere la fine delle idee. E mentre il mondo si commuove alla morte di Nelson Mandela (sono immortali le sue idee o la sua ideologia?), il nostro piccolo mondo italiano è ancora poco capace di vivere con coraggio l’impegno civile, sociale e politico.

Chi è sano di mente, ammettiamolo, si tiene lontano dalla politica partitica e dagli incarichi pubblici. Ma esistono anche molti sani di mente che ci provano e spazi oggi ce ne sono. Il ventre molle del Paese è sempre pronto a demolire, online o offline, tutto il nuovo che emerge e molta stampa ad andargli dietro.

E uno dei problemi della politica e delle amministrazioni, soprattutto quelle locali, è oggi anche quello di non saper fare le cose bene e in modo nuovo. Perché guardate che fare le cose bene oggi è già un atto rivoluzionario, molto più di bloccare le piazze e le strade sbraitando e agitandosi. Così come farle in maniera aperta e coinvolgente. La politica incapace di rigenerare energie e creare connessioni è destinata a morire, o a vivacchiare (che è peggio).

E se è vero che ci sono anzianotti molto più giovani di mente di giovanotti invecchiati, è pur vero che energie fresche e aria nuova sono necessari. A noi piacciono un casino quelli che vivono ruoli politici o amministrativi con la schiena dritta, dicendo sempre quello che pensano, con equilibrio e buon senso e senza equilibrismi di carriera, consapevoli che tutto potrebbe finire da un momento all’altro. Persone che si sono rotte le scatole di vedere i diritti che si sgretolano e rimanere ai margini a criticare o fare i disfattisti (magari con una buona pensione in tasca o un lavoro inamovibile nel pubblico impiego).

Guardate che l’Italia, e anche la mia città, è piena di queste persone che ci mettono la testa e la faccia. Ma nel titolo abbiamo messo, anche se non ci piace, un punto interrogativo. L’Italia sarà salvata dai bravi ragazzi? La domanda interpella un po’ tutti. Intanto la speranza è che l’Italia salvi i bravi ragazzi e non li spazzi via con vecchie logiche, poi si vedrà. La storia, oggi più che mai, non è scritta. Ma voglia di cambiare ne abbiamo molta, energie da vendere, senso del limite e buonsenso pure. Ci pare già una buona notizia. Nonostante tutto.

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