Economia

«L’Italia ora deve sfruttare il vantaggio competitivo delle Società Benefit»

Mauro Del Barba, deputato del Partito Democratico e presidente Assobenefit commenta il documento delle 200 aziende quotate americane. «Ora si passi dalle parole ai fatti. Bisogna che l'impresa scelga modelli nuovi che non mettono al centro il solo profitto»

di Lorenzo Maria Alvaro

Mauro Del Barba, deputato del Partito Democratico dal dicembre 2018 è presidente di Assobenefit l’associazione di rappresentanza delle società benefit italiane, quelle realtà imprenditoriali che scelgono di avere «nella propria mission statutaria la felicità della comunità dentro cui opera l’azienda. Oltre al profitto economico l’impresa deve essere votata all’impatto sociale e pronta a farsi misurare sotto questo punto di vista. Una concezione che sviluppa e supera quella della “vecchia” csr». Lo abbiamo intervistato per commentare il documento in cui ieri duecento tra le principali aziende di Wall Street e colossi finanziari – da Jp Morgan ad Amazon, da BlackRock a General Motors – sostengono che per creare valore di lungo periodo, le aziende non devono solo portare dividendi ai propri azionisti, costi quel che costi.

Una svolta storica. Possiamo considerarlo così quel documento?
È una buonissima notizia. Non un fulmine a ciel sereno perché da parecchio tempo diamo diffusione di questo fenomeno che sta accadendo con epicentro negli Usa. Recentemente abbiamo pubblicato sui nostri canali le ultime due lettere di Larry Fink in cui c'è un chiaro invito di BlackRock alle società in cui investe a mettere al centro i clienti. Si conferma la tendenza del capitalismo, inteso come principali aziende e gruppi finanziari, di cambiare rotta e individuare questi temi come portanti e centrali.

C'è chi però teme che si tratti di parole lontane dai fatti…
Condivido la preoccupazione. Dietro a dichiarazioni di facciata sebbene così importanti, se non si passa ad una concretezza d'azione potrebbe nascondersi la volontà di non cambiare. È assolutamente necessario che a questo documento facciano seguito atti e non si assista ad annacquamenti

Concretamente cosa significa?
Passare dalla parole ai fatti secondo me vuol dire uscire dall'autoproclamazione di sé come sostenibili. E noi in Italia abbiamo il modello che serve per certificare la sostenibilità

Parla delle società benefit?
Certo. Le intenzioni di essere un'azienda sostenibile devono condividere con gli strumenti. Le società benefit giuridicamente non hanno come unico scopo il profitto. Finché una società sceglie un modello di governance che le assegna come unico scopo il profitto avrà magari delle belle prassi ma non sta scegliendo il modello coerente con le intenzioni. Oltre a certificare le intenzioni bisogna anche misurare queste pefformance. E la misurazione di impatto è obbligatorio per le benefit. L'Italia deve vantare il vantaggio competitivo che ha.

Il professor Zamagni a Vita.it ha definito questo documento come un duro atto di accusa alla politica, troppo prona fino ad oggi con il capitale. Che ne pensa?
Condivido totalmente la posizione di Zamagni. Ed è per questo che sono orgoglioso di essere stato in un Governo che ha varato una scelta legislativa in un momento in cui non era sostenuta da operatori di mercato. È vero che la politica in tutto il mondo ha subito il sopravvento del mercato è anche perché molti economisti hanno decantato l'azione salvifica del mercato. Più che un problema della politica mi sembra un problema di tutta la classe dirigente. Senza contare che allo stato attuale, troppo tardivo, sarebbe illusorio pensare di agire solo con gli strumenti della politica. È sostanziale che gli attori economici si assumano una responsabilità. E sembra lo stiano facendo. Serve una grande alleanza tra politica e impresa.

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