Volontariato

L’Italia illumina la baraccopoli di Korogocho

Il ministro Pecoraro Scanio ha visitato lo slum («un’ecomafia in salsa keniana») e ha deciso di intervenire, siglando un accordo di cooperazione col governo locale

di Redazione

E ora provate ad immaginare 200mila persone accerchiate da una fogna a cielo aperto e costrette a vivere come sardine sotto tettoie di lamiere su cui sorvolano odori nauseabondi. Bene, ora avete un?immagine più o meno fedele di cos?è Korogocho, una delle più incredibili bidonville dell?Africa, se non del mondo. Un insediamento urbano illegale che si è formato a partire dagli inizi degli anni Ottanta, più della metà proprietà dello stato mentre la parte rimanente è terreno privato che sembra esser posseduto da una sola persona, un deputato che ha pure un importante incarico pubblico, e governa questo territorio servendosi di una specie di piccolo esercito personale, che taglieggia e controlla persino chi fruga nell’immondizia alla ricerca di qualcosa da mangiare o da rivendere. Lo slum di Korogocho è il quarto in termini di popolazione dopo Kibera, Mathare e Mukuru Kwa Jenga, anche se la sua superficie totale supera di poco i due chilometri quadrati. In questo fazzoletto di terra alla deriva, il governo italiano ha deciso di metterci le mani – e la faccia – attraverso un grande progetto ambientale e umanitario. Angeli comboniani Durante la Conferenza mondiale sul clima che si è tenuta a Nairobi tra il 6 e il 17 novembre 2006, il ministro dell?Ambiente Alfonso Pecoraro Scanio ha firmato un accordo di cooperazione fra Italia e Kenya che prevede, nell?ambito di una vasta operazione di riqualificazione territoriale, progetti in favore dello slum di Korogocho. Con il coinvolgimento della popolazione locale e l?apporto preziosissimo dei padri comboniani, l?Italia intende produrre forme di energia rinnovabile in un quartiere privo di corrente elettrica. Dopo la firma dell?accordo, steso nero su bianco il 16 novembre scorso, Pecoraro si è recato di persona a Korogocho per incontrare il padre comboniano Daniele Moschetti, varesino, erede di padre Alex Zanotelli, che con altri sei preti e laici governa quella che si può definire un?oasi di pace e amicizia in mezzo a un vera e proprio ?no man?s land?, una terra di nessuno. Senza lavoro e con mezzi di sussistenza pari a zero, migliaia e migliaia di uomini e donne, già afflitti dalla miseria rurale che li ha spinti nella capitale privi prospettive socio-professionali, devono confrontarsi con l?avidità dei mercanti del sonno. Il deputato sfruttatore Per potersi ritagliare uno spazio nelle baraccopoli, infatti, questi poveri spesso pagano un affitto al proprietario della terra, il ?deputato? assai poco onorevole di cui sopra. Il ministro Pecoraro Scanio l?ha definita «un?ecomafia in salsa keniana». Dal canto suo, padre Moschetti si limita a denunciare «un fenomeno paradossale dove senza saperlo, i poveri finiscono per alimentare quel perverso circuito su cui si sostiene la malavita locale». Da segnalare che il ministro italiano può vantarsi di essere stato l?unico fra i governanti di mezzo mondo presenti in quei giorni a Nairobi ad aver chiesto di visitare la baraccopoli di Korogocho. Un luogo dove furti, rapine e omicidi sono molto frequenti. In particolare, Pecoraro Scanio ha visitato la scuola, la biblioteca e il centro medico costruiti dai comboniani all?interno della loro missione.


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