Formazione

L’Italia finalmente scopre l’istruzione professionale

Al via da gennaio 2013 cinque progetti fra Italia e Germania, che coinvolgeranno 2mila giovani. Mentre tutti i dati ora disegnano la nuova scoperta della formazione professionale da parte delle famiglie italiane

di Sara De Carli

L’Europa scende in campo per promuovere e potenziare il ruolo dell’istruzione tecnico-professionale. I Ministri dell’Educazione di sei paesi – Germania, Spagna, Portogallo, Lettonia, Grecia, Slovacchia e Italia – hanno firmato ieri a Berlino un memorandum di intesa, che per l’Italia prevede l’avvio, a partire dal 2013, di cinque progetti in partnership con la Germania.

A firmare l’accordo, che compie l’intesa avviata  a novembre a Napoli fra Italia e Germania, è stata il sottosegretario Elena Ugolini. L’accordo vuole accrescere l'attrattività e la qualità dell'istruzione e formazione professionale; coinvolgere le parti sociali  e le realtà produttive  in materia di istruzione e formazione professionale; incrementare la mobilità in materia di istruzione e formazione professionale; realizzare almeno 30 progetti-faro, con l'obiettivo di creare reti di formazione regionali tra le imprese e le camere di commercio nei Paesi partner nel corso dei prossimi due anni. Da gennaio partirà quindi una task force operativa per realizzare i 5 progetti che coinvolgeranno istituti tecnici, istituti professionali, centri di formazione professionale, fondazioni ITS ed aziende in alcune aree cruciali per lo sviluppo del nostro Paese: meccatronica, efficienza energetica, trasporti e logistica. Saranno coinvolti circa 2mila giovani, che all’interno di questi progetti potranno intraprendere percorsi fortemente integrati con l'impresa e svolgere  stage e tirocini in aziende italiane e tedesche.

GLI INTROVABILI – Unioncamere ha di recente presentato a Job&Orienta i dati sugli “introvabili”, cioè sulla difficoltà da parte delle imprese a reperire i profili di cui avrebbero bisogno, pure in un momento di crisi. Su oltre 406mila assunzioni non stagionali previste dalle imprese dell’industria e dei servizi, sono 65.500 (pari al 16,1% del totale) quelle per le quali le imprese segnalano difficoltà di reperimento. La difficoltà di reperimento si concentra quest’anno soprattutto sui laureati, a riprova dello scollamento esistente tra i percorsi di formazione e le esigenze del mondo del lavoro. Dei quasi 59mila che le imprese intendono assumere nel 2012 con un contratto non stagionale, uno su 5 è considerato introvabile, pari a quasi 12mila unità. Per i titoli di diploma superiore, la domanda delle imprese non si incontra con l’offerta in almeno un quarto delle assunzioni nel mondo del legno, nella termoidraulica, nel tessile, abbigliamento e moda, nel campo elettrotecnico e in quello turistico-alberghiero. Da segnalare però, per l’elevata richiesta che proviene dal sistema produttivo, anche l’indirizzo meccanico (oltre 15mila le assunzioni non stagionali previste, di cui quasi 3mila “difficili”). «Anche quest’anno dai dati Excelsior emerge un paradosso: pur in presenza di una contrazione dell’occupazione, una parte non marginale della domanda di lavoro delle imprese comporterà difficoltà nella ricerca del candidato più idoneo», ha sottolineato il segretario generale di Unioncamere, Claudio Gagliardi. «È un paradosso che rende sempre più urgente intervenire con un cambio di passo del mondo della formazione: serve uno sforzo straordinario per offrire a tutti i giovani la possibilità di conoscere dal di dentro il mondo dell’impresa e, nello stesso tempo, far apprezzare alle imprese il proprio talento. È necessario in definitiva organizzare anche in Italia in maniera sistematica percorsi di apprendimento in azienda completamente integrati nel curriculum formativo».

NUOVO FEELING CON L'ISTRUZIONE TECNICA – Pochissimi giorni fa il Censis ha presentato il suo 46esimo Rapporto sulla situazione sociale del Paese. Un capitolo è dedicato in maniera specifica ai processi formativi, di cui i giornali hanno ripreso solo i dati relativi alla crescente internazionalizzazione delle scuole italiane e dei percorsi di studio dei nostri ragazzi. Ma lì dentro ci sono anche dati inediti e sorprendenti. Per esempio si scopre che gli ITS, ovvero gli Istituti Tecnici Superiori che hanno debuttato in Italia nel settembre 2011, nel loro primo anno di vita hanno potuto accogliere solo il 39,5% delle domande di iscrizione che avevano, segno – dopo anni di liceo per tutti – di una nuova voglia di formazione tecnica di qualità e di un nuovo approccio delle famiglie italiane a questo tipo di formazione. Il potenziamento della filiera tecnico-professionale è, secondo il Censis, «tra le strategie di medio-lungo periodo più chiare e condivise». Ed è proprio fra i professionali e i tecnici che è maggiore l’attenzione alla dimensione di rete formativa, con l’81,5% dei professionali e il 79,3% dei tecnici che aderisce a una, contro il 65,8% dei licei. Fragilissimo invece è ancora l’apprendistato: tra il 2008 e il 2010 gli apprendisti sono scesi da 645mila a 542mila (-16%). In particolare sono crollati gli apprendisti minorenni (-57,1%), per «la maggiore appetibilità per le imprese della stipula di contratti di apprendistato con giovani già maggiorenni, impegnati in un numero inferiore di ore di formazione esterna e con minori implicazioni per quanto riguarda la responsabilità aziendale in materia di sicurezza sul lavoro».
 

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