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L’Italia e le armi leggere in Iraq

Un'inchiesta della Reuters

di Emanuela Citterio

Armi Beretta compaiono tra automatiche e semiautomatiche in dotazione nelle forze di terra: è uno dei risultati dell’inchiesta dell’agenzia Reuters, che ha cercato di determinare in che misura l’industria delle armi italiana sta partecipando alla guerra in Iraq. “Di italiano – è la conclusione – ci sono solo pistole e fucili, mentre nel complesso sarebbe limitato il coinvolgimento nel conflitto dell’industria italiana degli armamenti”. L’inchiesta riporta una dichiarazione della Beretta, azienda di Gardone Valtrompia (Brescia), secondo la quale “Esercito e Marina Usa hanno in dotazione dal 1985 la nostra pistola 92 FS, che in America chiamano M9, non esportata ma prodotta dalla nostra filiale Usa”. Del gruppo farebbe parte anche la Benelli di Urbino, che produce il fucile semiautomatico M 4, adottato dal 2000 dai marines americani. L’inchiesta cita fonti dell’industria italiana della difesa, secondo le quali mezzi militari italiani sono in via di acquisizione dalle forze Usa. E’ il caso dell’autoblindo “Centauro” dell’Oto-Melara (Finmeccanica), in fase di valutazione operativa da parte dell’esercito americano, o dell’elicottero Agusta AB 139 selezionato dalla guardia costiera Usa. Nonostate questo, la Reuters sottolinea che l’acquisto di armi italiane da parte degli Usa ha una consistenza modesta, e cita la “Relazione sulle operazioni autorizzate e svolte per il controllo dell’esportazione, importazione e transito dei materiali di armamento nonchè dell’esportazione e del transito di prodotti dell’alta tecnologia” della Presidenza del Consiglio, marzo 2002, agli atti parlamentari del Senato. Nel documento, l’export verso gli Usa, tocca appena il 2% nel 2001. Quell’anno, oltre alla Svezia, (che fece la parte del leone per una grossa commessa Agusta, sfiorando il 18% ), annoverava come destinatari paesi del Terzo Mondo come Malesia (10,8%), Brasile (9,8%) e Nigeria (5,8%), oltre alla Turchia (4,3%).


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