Cultura

L’Italia è il terzo Paese bio al mondo

Lo rivelano i dati Icea - il principale ente italiano di certificazione dei prodotti biologici - al primo Meeting sui temi dell’agricoltura sostenibile, che si è tenuto presso il quartier generale del

di Benedetta Verrini

Sono 24 milioni in tutto il mondo gli ettari di terreno coltivati ad agricoltura biologica certificata, e l?Italia, con più di un milione di ettari, è il terzo paese per superficie bio, dopo l?Australia (dieci milioni) e l?Argentina (tre milioni). Questa fotografia inedita di un’Italia “bio” è stata scattata da un report Icea – il principale ente italiano di certificazione dei prodotti biologici – su elaborazione Ifoam – la federazione internazionale delle associazioni di agricoltura biologica – in occasione del primo Meeting sui temi dell?agricoltura sostenibile e socialmente responsabile, che si è tenuto il 20 e 21 aprile presso il quartier generale della Fao, a Roma. Nel 2002 il mercato mondiale dei prodotti biologici, per lo più rivolto all?Europa e al Nord America, ha raggiunto un valore di 23 miliardi di dollari Usa. Anche il commercio equo e solidale sta attraversando una fase di forte espansione. Nel 2003 sono state 77.248 le tonnellate di prodotti scambiati in commercio equo e solidale certificato nel mondo, con un?impennata del 31,4% sul 2002, la più alta registrata dal 1998. In Italia, il mercato dei prodotti del commercio equo e solidale sta registrando uno dei tassi di crescita più elevati, ed il paese si colloca già quinto mercato nel mondo. Il ?Meeting sugli standard volontari e la certificazione della produzione ed il commercio di prodotti ambientalmente e socialmente responsabili? è stato organizzato dalla Fao, l?organizzazione delle Nazioni Unite per il cibo e l?agricoltura, e da quattro Ong internazionali: Ifoam (International Federation of Organic Agriculture Movements), per il biologico; Flo (Fairtrade Labelling Organizations International), per l?equo-solidale; Sai (Social Accountability International) per la responsabilità sociale, e San (Sustainable Agriculture Network)/ Rainforest Alliance, per l?agricoltura sostenibile. L?incontro, che ha riunito operatori agro-alimentari, attori della filiera, esperti della Fao, enti di certificazione, organizzazioni governative, consumatori e Ong provenienti da tutto il mondo, aveva lo scopo di presentare i risultati finali del progetto internazionale Sasa (Social Accountability in Sustainable Agricolture). Il progetto, della durata di due anni, ha studiato nuove tecniche di certificazione integrata e semplificata, più vicine alle esigenze dei piccoli produttori dei paesi emergenti. Sasa è stato promosso da Ifoam, Flo, Sai, San/RA, come membri di Iseal, l?alleanza degli organismi internazionali che certificano l?agricoltura biologica, il commercio equo-solidale e, in generale, la responsabilità sociale e ambientale. ?Negli ultimi anni ? ha detto Antonio Compagnoni, componente dell?International board di Ifoam e responsabile relazioni internazionali Icea ? stiamo assistendo ad una sempre maggiore convergenza tra prodotti biologici e prodotti da commercio equo-solidale. Ormai in Italia oltre il 40% dei prodotti trasformati e scambiati in commercio equo-solidale è anche biologico. La percentuale di biologico raggiunge il 100% tra i prodotti freschi equo-solidali. Per esempio tra le banane.? ?Per la Fao ? ha dichiarato Pascal Liù, responsabile Ortofrutta biologica della Fao – l?agricoltura sostenibile sta assumendo un ruolo rilevante. E? infatti l?unica a garantire una prospettiva di sviluppo a lungo termine e un futuro per i bambini e le nuove generazioni di tutti i paesi del mondo. La Fao è impegnata in tutti i settori dell?agricoltura sostenibile: dalle produzioni biologiche, al commercio equo-solidale, alla corretta gestione delle risorse idriche ecc.? In Italia Anche sul mercato italiano è evidente la crescita di questi prodotti. Secondo i dati forniti da Marco Malferrari, responsabile dei prodotti biologici ed equo-solidali di Coop Italia, nel 2003 Coop ha assistito ad un consistente incremento di vendita dei prodotti bio in tutta Italia, che hanno generato un fatturato di 75 milioni di euro contro i 60 del ?2002 (+25%). Sono 314 i prodotti bio certificati che Coop vende attualmente nei propri negozi e per i quali ha creato un proprio marchio: Bio-logici Coop. Solo 12 sono invece i prodotti equo-solidali certificati, ma anch?essi hanno un loro marchio, Coop Solidal, e sono in fortissima crescita. Nel 2003 hanno fatto registrare un fatturato di vendita nel paese di 7 milioni e 700mila euro, contro i 3 milioni del 2002: +150%. Ad oggi le uniche categorie in cui si possono acquistare prodotti Coop contemporaneamente biologici ed equo-solidali sono le banane e lo zucchero di canna, recentissima new entry. Entro il 2004 sarà però possibile trovare anche caffè e prodotti a base di cacao. A Roma A Roma, come ha ricordato al meeting l?assessore comunale allo Sviluppo locale, Luigi Nieri, il Comune ha introdotto cibi biologici nelle mense di asili e scuole in cui ogni giorno mangiano 130.000 bambini e ragazzi. Entro il 2005 sarà invece completata la Cittadella dell?altra economia, uno spazio di 3.000 metri quadri, ricavato nell?ex mattatoio del Testaccio, che sarà interamente dedicato ai prodotti biologici ed equo-solidali. All?interno della Cittadella sarà attivo anche un Centro informazioni e servizi per le aziende e gli operatori interessati al tema della certificazione ambientale e sociale. Icea ? Istituto per la Certificazione Etica e Ambientale (www.icea.info), con sede a Bologna, è il principale organismo di certificazione biologica in Italia e uno dei più rilevanti nel mondo. Dal 2003 socio di Transfair-fairtrade Italia, Icea nasce nel 2000 per scelta di Aiab (Associazione Italiana Agricoltura Biologica) di cui eredita il sistema di controllo e certificazione, e di altre associazione tra cui: Acu, Associazione di consumatori e utenti; Anab per l?architettura bioecologica e Banca Popolare Etica per la finanza.


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