Sostenibilità
L’Italia, dove i vandalisono (ancora) di casa
un'estate di fuoco L'eredità di Antonio Cederna
di Redazione
Cosa hanno in comune un bosco che brucia o una speculazione edilizia? La distruzione del patrimonio naturale, la sottrazione di un bene comune alla disponibilità delle generazioni future, la riduzione di una risorsa esauribile. Ripercorrere alcuni dei fatti accaduti durante il 2007 ci riporta di fronte a un quadro desolante, frutto della disattenzione e dell’assenza di una strategia che sia realmente in grado di rendere concreta la sostenibilità, comprendendone la portata e le relazioni con l’economia e lo sviluppo.
Biodiversità, clima, trasporti, energia, acqua, territorio, rifiuti, tutte tematiche che quotidianamente entrano con forza sulle pagine dei giornali e nelle nostre vite ma che con grande difficoltà si trasformano in politiche strutturali restando nel grido d’allarme, nel rischio dell’emergenza e della catastrofe imminente.
La disattenzione può essere più o meno colpevole ma resta il fatto che l’ambiente continua a essere visto come un serbatoio da consumare senza porsi il dubbio circa la riproducibilità delle risorse e la responsabilità verso le generazioni future.
Si continua a ritenere che l’ambiente possa essere un limite allo sviluppo, un vincolo per la crescita economica misurata dal Pil: i boschi in fiamme, i fiumi inquinati o il traffico congestionato nelle aree urbane sono ancora considerati il costo da pagare per accedere a un maggiore benessere. Il Pil dimostra la sua inadeguatezza nel misurare lo sviluppo di un’economia che non può basarsi soltanto sulla quantità di beni e servizi ma dovrebbe registrare anche il livello di qualità dello sviluppo.
Il 2007 è anche l’occasione per ricordare e riproporre il contributo di Antonio Cederna, il giornalista e uomo di cultura che dedicò la sua vita a denunciare il degrado e la distruzione dell’ambiente in Italia, del quale proprio quest’anno ricorrono i 10 anni dalla scomparsa. L’attualità dei suoi scritti, uno dei quali intitolato I vandali in casa, è ancora qui, sotto i nostri occhi: l’incapacità di governare il territorio, di guidare lo sviluppo, attraverso scelte di buon governo, l’assenza di una politica che faccia della sostenibilità la guida per il futuro dell’Italia.
Le polemiche sulle lottizzazioni di Monticchiello, in Toscana, fanno emergere l’assenza di una cultura di governo dotata di lungimiranza: si continua a costruire, consumando suolo e risorse, senza un programma, senza la consapevolezza che non è solo il breve periodo a produrre effetti ma soprattutto il lungo periodo. Non si tratta neppure di una posizione puramente estetica, da “anime belle” l’avrebbe definita Cederna: è un problema complesso fondato sul rapporto tra scarsità e disponibilità di risorse. Si tratta in realtà di una questione civile e culturale che può distinguere una nazione per il livello di progresso raggiunto, per il rispetto della legalità e delle opportunità di sviluppo alle quali accedono i cittadini. L’Italia oggi detiene il primato in Europa per le procedure di infrazione alle norme comunitarie in materia ambientale e in molte regioni il circuito economico legato alla criminalità coincide con un alto tasso di reati ambientali.
Un’economia slegata dai processi ecologici e dall’impatto delle attività dell’uomo sull’ecosistema è il limite del modello di sviluppo attuale: l’energia diventa un’emergenza se il petrolio raggiunge il prezzo di 100 dollari al barile ma servirebbe anche comprendere quali costi collettivi, legati ai cambiamenti climatici, non sono compresi in quel prezzo.
Intanto un altro anno è trascorso così, con boschi bruciati, discariche stracolme di rifiuti, città ammorbate dal PM10 e dal monossido di carbonio, spiagge con divieti di balneazione. Non è proprio un buon modo per ricordare Antonio Cederna. In dieci anni poco è cambiato in meglio mentre la disattenzione continua a produrre danni e costi che condizioneranno il futuro.
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