Politica

L’Italia dice stop al finanziamento dei “pappagalli verdi”

Quattro anni dopo il rinvio al Parlamento da parte di Mattarella, ecco l'approvazione definitiva e all'unanimità della legge che impedisce qualsiasi sostegno anche finanziario alla produzione di mine antiuomo e cluster bombs. Emergency da vent'anni cura ogni giorno 4 persone vittime di queste mine, per il 40% donne e bambini

di Redazione

Sono passati oltre vent’anni da quando Gino Strada ha denunciato l’effetto dei “pappagalli verdi” sui bambini in Afghanistan e le conseguenze delle mine antiuomo sono ancora le stesse, tutti i giorni. Oggi però per l’Italia c’è una svolta. La Camera questa mattina ha approvato all’unanimità e definitivamente la proposta di legge 1813 “Misure per contrastare il finanziamento delle mine antipersona e cluster bombs”, che mette fuori legge qualsiasi sostegno anche finanziario alla produzione di mine antipersona e munizioni a grappolo.

L’approvazione definitiva arriva quattro anni dopo che il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, nell’ottobre 2017, l’aveva rinviata al Parlamento per un vulnus costituzionale e dopo un anno di sosta in Commissione Bilancio. «In questo modo si impedirà il coinvolgimento italiano nella produzione di questi ordigni inumani, messi fuori legge da due Convenzioni internazionali sottoscritte pienamente dall’Italia, anche al di fuori dei confini nazionali. Una presa di posizione di civiltà che pone il nostro Paese all’avanguardia nel settore, stabilendo un principio fondamentale: se lo Stato democratico rifiuta il coinvolgimento diretto nell’utilizzo ma anche nella produzione e commercio di alcuni tipi di armamento non può essere permesso nemmeno un coinvolgimento indiretto finanziario», sottolinea la Rete Italiana Pace e Disarmo, esprimendo la propria piena soddisfazione per il voto odierno. Il testo è stato approvato a Montecitorio con 383 voti a favore e nessun contrario.

«Oggi il Parlamento ha recuperato la sua centralità», commenta Giuseppe Schiavello, direttore della Campagna Italiana Campagna Italiana Contro le Mine, ricordando l’impegno di diversi parlamentari su una proposta di legge che ha avuto un percorso tutt’altro che lineare. «Festeggiamo il coraggio, la costanza e la caparbietà con i quali il Parlamento ha rivendicato il suo ruolo riscrivendo una pagina di virtù e orgoglio politico», ha detto, ringraziando in particolar modo la già senatrice Silvana Amati prima firmataria della proposta nella precedente legislatura, la senatrice Laura Bottici ed i componenti della Commissione Finanze del Senato per le correzioni che hanno sanato il vulnus Costituzionale della legge, il relatore della legge Massimo Ungaro e l’onorevole Graziano Delrio, il Presidente della Commissione Finanze Luigi Marattin della Camera per aver agevolato l'ostacolatissimo iter e «una nota di apprezzamento va al gruppo di Fratelli d'Italia che precedentemente aveva sempre optato per l'astensione e in data odierna ha, invece, espresso parere favorevole».

La proposta di legge durante questi anni è stata supportata dalle tante organizzazioni che sono costantemente impegnate nella difesa dei diritti umani, del disarmo umanitario e della difesa delle popolazioni civili vittime degli ordigni inesplosi, ma anche a tecnici della materia che hanno offerto il loro prezioso supporto gratuito e disinteressato al solo fine di vedere approvata una legge che aggiunge prestigio al nostro Paese.

«Dodici Paesi, tra cui Stati Uniti, Cina e Russia, non hanno ancora ripudiato la futura fabbricazione di mine, mentre 16 Paesi producono bombe a grappolo. Disincentivare i finanziamenti per la loro produzione è cruciale e questa legge segna un passo avanti per dare effettiva attuazione all’articolo 11 della Costituzione Italiana, consci però che la strada da percorrere è ancora molta», sottolinea Rossella Miccio, presidente di Emergency. Il Landmine Monitoring Report 2020 ha registrato un progresso verso un mondo libero da mine, ma ha riportato l’utilizzo attivo, in particolare di ordigni improvvisati, da parte di gruppi armati non-statali. I Paesi più colpiti da settembre 2019 a ottobre 2020 sono stati Afghanistan, Colombia, India, Libia, Myanmar e Pakistan. Nel 2019, sono state 5.554 le vittime di mine o residuati bellici esplosivi. L’80% erano civili, il 43% bambini. Ancora 60 Stati risultano contaminati. Il Cluster Munition Report 2021 ha invece dichiarato che fra l’agosto 2020 e il luglio 2021 le munizioni a grappolo sono state utilizzate in Siria (ininterrottamente dal 2012) e dall’Armenia e dall’Azerbaijan nel conflitto del Nagorno-Karabakh. Nel 2020, queste armi hanno ucciso 107 persone e ne hanno ferite 242, con una tendenza crescente rispetto al 2019 e al 2018. In ragione della loro natura discriminatoria, tutte le vittime registrate erano civili; quasi la metà (44%) erano bambini. In vent’anni in Afghanistan, Emergency ha garantito cure gratuite salvavita a 61mila vittime di armi da fuoco, di cui 19mila erano vittime di scheggia di ordigni esplosivi e 7mila vittime di mina: significa 4 persone ogni giorno.

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