Welfare

L’Italia del disagio cresce in famiglia

Sono tre milioni e reggono tuttii giorni il peso della cura e dell'assistenza ad anziani,malati psichici e bimbi disabili.

di Mariateresa Marino

Un disagio tutto chiuso dentro le pareti domestiche Una sofferenza che per essere affrontata ha bisogno di una rete di sostegno vasta e mirata. Ma non sempre è possibile. Sono tre milioni le famiglie italiane che, secondo quel che emerge da una ricerca ancora in corso del Censis, (?Disagi individuali e disagi collettivi nell?Italia di fine millennio?), affrontano quotidianamente problemi legati all?assistenza e alla cura di disabili, di malati del morbo di Alzheimer, di malati terminali o di parenti affetti dall?Aids. Senza dimenticare il dramma della tossicodipendenza, dell?alcolismo e della malattia psichica che spesso si svolge nel silenzio e nel pudore del nucleo familiare. Tre milioni di famiglie in queste condizioni, ovvero il 15 per cento dell?intera popolazione mobilitato per dare assistenza a un parente disagiato. E che si trova, giocoforza, a dover organizzare il proprio tempo e il proprio impegno professionale per non far mancare a chi soffre affetto, vicinanza e cure. Contando solo (per fortuna in molti più casi di quanto si pensi) sulla rete di solidarietà e di volontariato esterna. I dati più allarmanti riguardano le 650 mila famiglie che hanno un componente colpito dal morbo di Alzheimer, da un tumore o dall?Aids. Si stimano intorno ai 320 mila invece i nuclei familiari che hanno al loro interno un disagiato psichico. Un milione e quattrocentomila quelli con disabili fisici, non vedenti o sordomuti. E almeno 730 mila i gruppi familiari che lottano ogni giorno contro i problemi dell?alcolismo e della tossicodipendenza. Un universo domestico, stando ai numeri, per nulla sommerso, che deve, però, sostenere spesso al di là delle proprie forze, un enorme impegno sociale ed economico. Un investimento quotidiano di energie e risorse individuali che conferma, se ce ne fosse ancora bisogno, la necessità di realizzare politiche di sostegno alla famiglia più decise e mirate. «Il discorso torna sempre agli strumenti legislativi nuovi di cui si è dotato il nostro Paese, ma che non vengono applicati come si deve», afferma Franco Bomprezzi, presidente della Uildm, Unione lotta alla distrofia muscolare. «Mi riferisco soprattutto alle leggi 104 e 172, quest?ultima in particolare banco di prova importante della volontà delle istituzioni di attuare progetti innovativi di assistenza domiciliare integrata. Una necessità, questa, sia per alleviare il peso che ricade sulla famiglia, sia per dare una migliore qualità della vita alle persone disabili. Ma i finanziamenti da soli non bastano. Ci vogliono politiche attive di sostegno che abbiano al centro del loro agire la persona e la famiglia. È su questo fronte che le associazioni stanno lottando». Sulle politiche di sostegno alle famiglie l?ltalia è appena all?inizio, e resta grande la distanza rispetto agli altri Paesi europei. Ai nuclei familiari italiani, infatti, è destinato fino ad ora solo il 3,5 per cento della spesa sociale (pari allo 0,8 per cento del prodotto interno lordo), contro il 7,5 investito dalla Germania e il 9% della Francia e della Gran Bretagna. Un divario ancora tutto da colmare. Cifre che fanno indignare l?ex ministro per la famiglia Antonio Guidi. «Lo Stato», afferma, «paga fior di quattrini per le rette di 100 mila bimbi portatori di handicap che vivono in strutture, ma non è questa la forma di assistenza giusta. I soldi ci sono, ma vengono spesi male». «I divari sono in realtà molti e di varia natura», ribatte Bruna Viapiana, segretaria generale dell?Anffas, Associazione nazionale di famiglie di fanciulli e adulti subnormali, «e si riscontrano nella scuola, nelle possibilità di inserimento lavorativo, nella mancanza, almeno per quanto riguarda i disabili intellettivi, di una legge ad hoc, di un inquadramento normativo che tenga conto della specificità di alcuni handicap. Fino ad ora le persone cosiddette subnormali sono state inserite nel grande calderone dell?invalidità civile. Ma le differenze ovviamente sono tante, e diverse devono essere le risposte legislative. Grazie alla rete di associazioni, le famiglie trovano almeno un aiuto, ma non bisogna dimenticare che è alla persona disabile che vanno indirizzati gli sforzi per garantire una buona formazione scolastica prima e un lavoro dopo». ? Assistenza, si cambia Ci vuole un piano che faccia ordine, come è stato fatto per la Sanità, nei servizi socio-assistenziali, dicono le associazioni e le famiglie che hanno in carico disabili, anziani e malati. Il piano è in preparazione e sarà approvato entro luglio, annuncia la ministra alla Solidarietà Sociale Livia Turco. E allora, vediamo in sintesi quale sono le novità che saranno contenute nella legge di riordino. 1). Innanzitutto saranno incrementati i sevizi alla persona. La nuova legge imporrà ai Comuni e alle Regioni di dotarsi di una rete integrata di servizi domiciliari e di assistenza per anziani, bambini e disabili. 2). I Comuni, poi, potranno erogare i ?buoni? che potranno essere spesi dalle famiglie per acquistare servizi presso società private o non profit. 3). Inoltre, una ?Carta dei servizi sociali?, individuerà i diritti e i servizi sociali essenziali dei cittadini. 4). Nasce poi, con la nuova legge, il Fondo per le politiche sociali: sarà collocato nella Legge finanziaria (nel ?98 sono stati stanziati per le politiche sociali 1450 miliardi) e le risorse verranno aumentate in rapporto agli obiettivi del Piano sociale. 5). Nel capitolo anziani, saranno attivati strutture a ciclo residenziale e diurno e un Fondo per anziani non autosufficienti. 6). Infine, il reddito minimo d?inserimento (600 mila lire al mese), per ora in fase sperimentale, sarà esteso a partire dal 2001. Curati in casa PatologieFamigliePercentuale Alzheimer 500.000 16,2% Tumore 150.000 4,9% Aids 15.000 0,5% Insufficienza mentale320.000 10,4% Disabili 950.000 30,8% Privi di vista 370.000 12,O% Sordomuti 50.000 1,6% Tossicodipendenti 230.000 7,4% Alcolisti 500.000 16,2% Totale 3.085.000 100% Fonte: ricerca Censis 1999


Qualsiasi donazione, piccola o grande, è
fondamentale per supportare il lavoro di VITA