Mondo

Liste d’attesa infinite. Adozioni internazionali, una corsa ad ostacoli

Il Ciai sospende le richieste per i bambini 0-4 anni: "Poche disponibilità, inutile illudere". Scarpati: "Che ne é dello slogan di Berlusconi?".

di Benedetta Verrini

Il malessere, nel mondo delle adozioni, era nell?aria da mesi. Liste d?attesa lunghissime, migliaia di coppie ansiose di adottare, pochi bambini disponibili. Alla fine qualcuno ha deciso di alzare bandiera bianca. A farlo, e ad ammettere con onestà che un problema c?è, è il Centro italiano aiuti all?infanzia. Da gennaio il Ciai ha deciso di sospendere la presa in carico di coppie che intendono adottare un bambino sotto i 4 anni. “Non ci sembrava onesto illudere le famiglie”, dice la presidente, Valeria Rossi Dragone. “Circa un centinaio di coppie in lista d?attesa attendono di poter accogliere un bambino molto piccolo, in età prescolare e in buono stato di salute. Ciò corrisponde a un tempo d?attesa di almeno un anno e mezzo, due anni. Per questo abbiamo deciso di non accettare per almeno sei mesi, forse un anno, nuovi incarichi di coppie con la medesima disponibilità”. Il problema non si pone, ovviamente, per le coppie disponibili ad accogliere bambini malati o con handicap, o grandicelli, o nuclei di fratellini. “Certo. C?è un sostanziale scollamento tra le indicazioni dei decreti d?idoneità e la realtà delle adozioni internazionali”, continua. “Ci rendiamo conto che i tribunali devono inserire nei decreti indicazioni che tengano conto delle risorse di ciascuna famiglia, ma bisogna prendere atto che la situazione è ormai cambiata: i bambini piccolissimi e in buono stato di salute hanno buone possibilità, come è giusto che sia, di essere adottati nel loro Paese”. Il tema dei tempi d?attesa è già stato denunciato, sulle pagine di Vita (n. 7/2003): Le adozioni sono in lista d’attesa anche dall?avvocato Marco Scarpati, che ha rilanciato un grido d?allarme che arriva direttamente dalle coppie: “Un tempo d?attesa complessivo di 4 o 5 anni è davvero mastodontico, anche perché gli equilibri della coppia possono essere cambiati rispetto all?istruttoria che ha portato all?idoneità”, riflette Scarpati. “Ricordo lo slogan elettorale dell?attuale maggioranza di governo: ?Adozioni più facili?. Personalmente non lo condividevo, avrei preferito ?Adozioni più giuste?. Ma ora abbiamo solo ?Adozioni più ingolfate?! Forse bisognerebbe ragionare sulla necessità di un maggiore sostegno e investimento economico sulla Commissione adozioni internazionali, in modo che possa aumentare il numero di accordi bilaterali con i Paesi esteri che hanno bambini disponibili all?adozione”. Attualmente, gli accordi bilaterali conclusi riguardano Bielorussia, Lituania, Bolivia. Sono in fase di conclusione quelli con Cina, Ucraina, alla firma quello con il Vietnam. Per incrementare queste pratiche, Melita Cavallo, presidente della Commissione adozioni internazionali, ammette che la segreteria tecnica della Commissione avrebbe bisogno di maggior personale e investimenti. Ma c?è una ?questione culturale?: “Le coppie italiane devono rendersi conto che l?Italia non è il solo Paese che accoglie minori”, dice la Cavallo. “Ci sono gli Stati Uniti, la Francia, e molti altri. La disponibilità esclusiva per un bambino piccolo e in perfetta salute incrementa enormemente i tempi d?attesa. Inoltre, molti Paesi fissano una quota annuale di minori che possono essere adottati all?estero, oltre alla quale non si può andare. Certo che ci sono migliaia di bambini in povertà e difficoltà al mondo. Ma non sono tutti neonati. E nemmeno tutti adottabili”.


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