Formazione

L’Istat boccia le politiche per la disabilità

In Italia sono il 5% della popolazione, le leggi sono ottime ma i risultati no. E tutto il carico resta alla famiglia

di Sara De Carli

I disabili in Italia con più di 6 anni che vivono in famiglia sono due milioni e 600 mila, pari al 4,8 per cento della popolazione italiana. È un problema che coinvolge soprattutto gli anziani: quasi la metà delle persone con disabilità, un milione e 200 mila, ha più di ottanta anni. Lo riferisce l’Istat nello studio “La disabilità in Italia”, relativo agli anni 2004/05 e reso noto ieri.  

Nel nostro paese, poi, due disabili su tre sono donne (il 66,2 per cento): ce ne sono 1 milione 700 mila, cioè il 6,1 per cento delle donne italiane. Tra gli uomini la percentuale è pari al 3,3 per cento, valore quasi dimezzato rispetto alle donne. I tassi di disabilità di uomini e donne sono molto simili fino ai 54 anni di età, mentre a partire dai 55 anni la situazione femminile peggiora più sensibilmente al crescere dell’età. I valori percentuali sono molto disomogenei: si va dalla Sicilia (6,1 per cento) a Bolzano (2,5 per cento) e Trento (2,9 per cento).  

I dati fin qui citati fanno riferimento alle persone con disabilità di 6 anni e più che vivono in famiglia. Per completare il quadro bisogna aggiungere le persone con disabilità che vivono in istituto, che nel 2004 erano 190mila circa: lo 0,4 per cento della popolazione italiana. Anche l’istituzionalizzazione delle persone con disabilità riguarda soprattutto le donne e gli anziani: il 72 per cento dei disabili in istituto sono donne e l’83 per cento ha più di 65 anni.

L’analisi

Al di là della fotografia statistica, l’Istat nelle 250 pagine del rapporto (scaricabile integralmente cliccando in alto a sinistra) è anche entrata nel merito dei percorsi di vita delle persone disabili. Evidenti i progressi che le politiche hanno introdotto in un’ottica di inclusione delle persone con disabilità (cita la legge 104 del 1992 ma anche la legge 68 del 1999 in materia di inserimento lavorativo e alla 328 del 2000 in tema di integrazione socio sanitaria). «Se questi interventi normativi pongono l’Italia all’avanguardia tra i Paesi europei in materia di politiche sulla disabilità, tuttavia permangono numerosi problemi, dovuti probabilmente alla lentezza delle amministrazioni nel recepimento delle norme e alla scarsità di risorse finanziarie a disposizione dei governi locali competenti in materia sociale», scrive il rapporto.

Le conseguenze? «Nel nostro Paese il principale strumento di supporto alle persone con disabilità e alle loro famiglie è rappresentato dal sistema dei trasferimenti monetari, sia di tipo pensionistico sia assistenziale. Perdura invece la carenza di servizi e assistenza formale da parte del sistema sociale e questo deficit ricade inevitabilmente sulle famiglie, che continuano a farsi carico della maggior parte delle attività di cura e di aiuto ai loro componenti in condizione di disabilità».

Scuola e lavoro

Bocciate, nei risultati, anche le politiche sull’inserimento scolastico e lavorativo che «non hanno ancora conseguito pienamente gli obiettivi prefissati, come testimoniano i dati sui livelli di istruzione delle persone con disabilità, sensibilmente più bassi rispetto al resto della popolazione, e sul numero di occupati che non sono ancora in linea con il resto del Paese», mentre «i dati dei centri per l’impiego mostrano come il numero di coloro che è disposto a lavorare sia ancora troppo basso, segno di una persistente sfiducia verso la reale possibilità di svolgere una vita lavorativa».

La metà dei disabili infatti si ferma alla licenza elementare, mentre solo il 17% consegue la licenza media e appena l’8% ha un diploma superiore. Questi ultimi due valori, nel caso della popolazione italiana in generale, arrivano rispettivamente al 31 e al 28%. Ovviamente le cose vanno meglio considerando solo la fascia di giovani (25-44 anni) il 44% dei giovani consegue la licenza media e il 20% il diploma superiore, appena il 14,51% si ferma alle elementari.

Per quanto riguarda il lavoro, solo il 3,5% degli italiani con disabilità ha un lavoro, ma appena lo 0,9% sta cercando un’occupazione. Il 66% è fuori dal mercato lavorativo, o perché in pensione (43,9% ), o perché inabile al lavoro (21,8%). Solamente il 3% delle persone con disabilità ha come fonte principale un reddito da lavoro. Ad avere un lavoro sono in prevalenza gli uomini con disabilità (6,82%), mentre il tasso di occupazione scende all’1,82% per le donne disabili.

Le conclusioni

L’Istat, dall’analisi svolta, trae queste conclusioni: ricordare come «la disabilità non sia solo una condizione ineluttabile, frutto di problemi di salute, ma sia anche la conseguenza dell’interazione con un ambiente spesso ostile. Pertanto, le politiche sociali efficaci sono quelle finalizzate ad abbattere le barriere, di qualsiasi natura, che ostacolano il processo di inclusione delle persone con disabilità nel tessuto sociale».

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