Welfare

Lisa, il modello Croce Rossa per l’inclusione lavorativa

Presentati a Roma i dati del progetto promosso dalla Cri in partnership con soggetti profit e non profit. Il presidente Francesco Rocca: "In futuro implementeremo le nostre attività. Dobbiamo essere preparati e rispondere ai nuovi scenari, portando avanti questa strategia del cambiamento. Il lavoro è parte integrante della dignità: puntiamo ad essa per ogni singolo individuo"

di Redazione

Ventuno Comitati territoriali della Croce Rossa Italiana (uno per ciascuna Regione e Provincia autonoma), mille persone orientate al lavoro, cento persone con disabilità coinvolte in attività di promozione dell’autonomia individuale, 800 volontari formati. E una campagna di comunicazione che ha raggiunto cinque milioni di persone tramite i media tradizionali e oltre 700mila tramite i social network e il web, di cui oltre 15mila sono datori di lavoro. Sono alcuni dei dati presentati all’Auditorium Parco della Musica di Roma in merito al progetto Lisa (acronimo di Lavoro, inclusione, sviluppo, autonomia) della Croce Rossa Italiana, sviluppato con il finanziamento del Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali per favorire l’inclusione lavorativa delle persone in condizione di svantaggio e vulnerabilità e, al tempo stesso, accrescere la consapevolezza della comunità sull’importanza di coniugare produttività e inclusione sociale.

Durante il convegno di oggi, dal direttore di Vita, Stefano Arduini è emerso che il progetto Lisa ha avuto una dimensione nazionale e coinvolto 21 Comitati territoriali dell’organizzazione, i quali hanno svolto il ruolo di presidi per l’accesso al lavoro e l’inclusione sociale. Le attività, iniziate il 1° agosto 2020, hanno coinvolto sinora un migliaio di persone che sono state orientate al lavoro: 40 di loro hanno avviato percorsi di inserimento lavorativo, mentre un centinaio di persone con disabilità sono state protagoniste di attività di promozione dell’autonomia individuale. I risultati sono stati possibili grazie al lavoro di oltre 800 volontari della Croce Rossa Italiana formati sul tema dell’inclusione lavorativa e sociale delle persone vulnerabili, in particolare degli individui con disabilità. Sono stati organizzati anche 21 eventi territoriali.

Per favorire il matching tra domanda e offerta di lavoro sono stati realizzati 9 eventi, conclusi più di 50 accordi di collaborazione nazionali e territoriali, ed è stata creata una piattaforma di recruitment on line che, ad oggi, ospita 100 aziende/enti di formazione e ha ricevuto oltre 3.500 richieste di iscrizione da parte di candidati. All’interno del progetto Lisa, presso il polo logistico della Cri a Bussoleno (Torino), si è svolta l’azione sperimentale “Energia” che ha favorito l’avvio di 20 percorsi residenziali di autonomia per persone in grave condizione di vulnerabilità e fragilità, coinvolte in percorsi formativi e di avviamento al lavoro per favorire un reale reinserimento nella vita delle comunità. Diverse le aziende e le realtà del Terzo settore che hanno già scelto di “stare con Lisa”, come recita lo slogan del progetto. Tra queste la Cia – Confederazione italiana agricoltori, l’impresa Molini Pivetti, la Fondazione Human Age Institute, l’Unione italiana dei ciechi e degli ipovedenti, la Confederazione Aepi – Associazioni europee delle imprese e dei professionisti, il consorzio Sale della terra.

«La peculiarità del progetto Lisa – ha detto in un messaggio il ministro del Lavoro e delle Politiche sociali, Andrea Orlando, in apertura del convegno – sta nel fatto di avere nel lavoro la leva per il riscatto. L’inclusione lavorativa è fondamentale per consentire alle persone con fragilità di costruire un proprio percorso di indipendenza. È la stessa strada che stiamo percorrendo con il Ministero. Il nostro obiettivo è consentire la giusta collocazione delle persone fragili nel mondo del lavoro: vogliamo che il nostro Paese abbia una rete di servizi che puntino sul rafforzamento della formazione e delle competenze».

«Il progetto Lisa ha un valore aggiunto: ci permette di andare “oltre”», ha sottolineato Francesco Rocca, presidente della Croce Rossa Italiana. «L’idea era quella di generare un nuovo impatto, rispondendo alle esigenze di tante persone, sempre ispirati dai valori del nostro fondatore, Henry Dunant. Perché ancora in tanti ci associano solo alle ambulanze e ai disastri naturali e perché le sfide del nostro tempo necessitano di nuove risposte. La crisi ormai non è solo collettiva, ma spesso individuale. Ed è lì che dobbiamo agire. Il progetto non si esaurirà, pertanto, a luglio 2022. Continueremo e, anzi, implementeremo le nostre attività. Dobbiamo essere preparati e rispondere ai nuovi scenari, portando avanti questa strategia del cambiamento. Il lavoro è parte integrante della dignità: puntiamo ad essa per ogni singolo individuo. Il fatto che undici importanti aziende ci abbiano seguito in questo viaggio, fa davvero la differenza. I 700 Comitati della CRI devono muoversi verso coloro che non sono garantiti e non hanno sbocchi. Ecco la sfida. Voglio ringraziare il Ministero per averci garantito la possibilità di dar vita ad una vera e propria rivoluzione culturale».

Cristiano Fini, presidente della Cia, durante la tavola rotonda finale (foto) ha invece posto l’accento sulla soddisfazione di «aver partecipato a questo progetto che ci ha permesso di collaborare, insieme a Croce Rossa Italiana e al Ministero del Lavoro, all’attuazione di interventi finalizzati all’inserimento occupazionale delle persone fragili che vivono una condizione di svantaggio, non solo di natura fisica ma anche economica. Il tema dell’inclusione socio-lavorativa, attraverso percorsi di empowerment, è da sempre molto importante per Cia, che ritiene prioritario dare un’opportunità di riscatto sociale a chi si trova in condizione di svantaggio e vulnerabilità. Le imprese agricole, gli agriturismi e le fattorie didattiche sono, infatti, il luogo ideale per promuovere e sostenere il diritto al lavoro in un momento particolarmente critico dopo il biennio pandemico, che ha amplificato le diseguaglianze sociali nel nostro Paese».

«Le persone in difficoltà – ha aggiunto Francesco Marsico, responsabile dell’Area nazionale di Caritas Italiana – sanno dove trovarci, e questo ci mette spesso nella condizione di fare delle cose insieme. Abbiamo ormai, accanto alle povertà tradizionali, quelle causate dall’attuale fragilità economico-sociale. La crisi del 2008, e poi la pandemia, hanno reso più fragile il mercato del lavoro e l’economia globale».

Roberto Rossini, portavoce dell’Alleanza contro la Povertà, ha sottolineato: «Siamo sempre stati convinti che lo sviluppo economico avrebbe cancellato le povertà, in realtà ne ha create di nuove. Noi interveniamo aiutando le persone ai margini della società», mentre Mino Dinoi, presidente di Aepi, ha detto che «il progetto Lisa è concretezza. La dimostrazione che, quando si vuole fare qualcosa, si ottengono i risultati. L’iniziativa ha fornito un importante modello organizzativo grazie al quale le strutture intermedie come la nostra possono mettersi a disposizione. Dobbiamo programmare, garantire l’aiuto e mettere a sistema questo tipo di azioni a garanzia della comunità. Da parte nostra, abbiamo messo a disposizione 500mila imprese. Lisa è un esempio di eccellenza, ci auguriamo che il Governo si impegni nella stessa direzione».

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