Cultura

L’investimento eticoconquista Nôtre Dame

religione e finanza In Francia al via il fondo della conferenza episcopale

di Redazione

Predicare bene, investire meglio. La Chiesa francese si “converte” alle leggi del libero mercato secondo i principi della finanza etica. Sulla carta niente di nuovo. La letteratura episcopale sulla responsabilità sociale d’impresa non manca. Anzi abbondano gli inviti alla finanza pulita, promossi dai pulpiti di più di un convegno sul tema, dove la dignità dell’uomo viene prima del profitto. Tuttavia fino ad oggi il “tesoro ecclesiale” – al di là di qualche brutto scivolone, dallo Ior di Marcinkus fino agli investimenti “imprudenti” dei vescovi americani – ha seguito vie di gestione tradizionali. Titoli di Stato, obbligazioni, immobiliari, e anche bandi per affidare a società esterne le casse delle diocesi e delle conferenze episcopali nazionali. L’obiettivo è mettere a frutto le risorse, che provengono dalle donazioni o da strumenti come l’8 per mille, per migliorare l’opera pastorale, incrementare la beneficenza, le missioni nel Sud del mondo.
Parigi però oggi cambia musica. Infatti, da questa estate, i vescovi transalpini hanno la possibilità inedita di sottoscrivere un fondo di investimento etico a loro dedicato. Si tratta di Ethica, un veicolo finanziario gestito da Allianz Global Investor (scelta “tedesca” per evitare conflitti di interesse in casa), ed è stato proposto alle 95 diocesi transalpine dalla Conferenza dei vescovi di Francia (Cef).
In portafoglio solo titoli etici, che investono in azioni di aziende conformi ai valori della Chiesa: quindi rispetto della vita (al bando contraccettivi e pillole abortive), promozione della pace, rifiuto del gioco d’azzardo, pornografia, industria bellica, corruzione.
«Volevamo un prodotto con i nostri principi etici e non quelli di qualcun altro», ha spiegato nel corso di una conferenza stampa Jean Michel Coulot, segretario aggiunto con delega alla materie finanziarie della Cef. «Ci sono voluti quasi due anni per arrivare all’approvazione unanime. Il target è un rendimento pari a quello dei mercati europei». Nessuna speculazione forzata, solo un giusto guadagno sostenendo i valori cattolici, magari anche facendo leva sull’azionariato attivo.

Un primo passo
I fondi etici in Francia corrono al galoppo, con una quota di mercato nell’Unione Europa del 19%, pari a 6,5 miliardi di euro di massa gestita, una percentuale seconda solo a quella della Gran Bretagna (29% e 9,5 miliardi amministrati), tre volte il patrimonio di quelli italiani.
Alla Chiesa francese però toccherà più di un sacrificio. Secondo un documento della Conferenza dei vescovi, solo il 38% delle imprese quotate a Parigi, la Borsa di riferimento, risponde ai valori cattolici. Quindi un filtro severo che restringe l’ottica di investimento. A fine luglio il fondo Ethica ha raggiunto una raccolta pari a 4,6 milioni di euro, grazie all’adesione di un terzo delle diocesi francesi. Un piccolo passo, microscopico nel mare magnum della finanza, ma decisivo per tagliare a breve il traguardo dei cento milioni, massa critica necessaria per poter operare con successo nel campo dei fondi di investimento. Restano ancora di disparte molti vescovi. Alcuni, infatti, preferiscono il deposito in banca alla “speculazione” delle Borse, seppur ammantata di principi etici.

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