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L’inverno arabo

Ondate di violenza in Egitto e Siria

di Lorenzo Alvaro

Egitto: la piazza della rivoluzione diventa piazza della repressione. Gli scontri e le vittime di piazza Tahir, ma anche la situazione sempre più critica della Siria sui quotidiani nazionali di oggi
 
Sui giornali di oggi si parla anche di:
ASSISTENZA
UNIONE EUROPEA
CANCRO
 
«Ancora morti – almeno 12 – e centinaia di feriti. A poco più di una settimana dal voto non si ferma l’onda di violenza in Egitto». Precipitata tra sabato e domenica la situazione in piazza Tahir al Cairo, la piazza simbolo della rivoluzione che lo scorso febbraio ha portato alla caduta del presidente Mubarak. “Assalto dell’esercito: morti e feriti in Egitto” titola il CORRIERE DELLA SERA nel taglio alto in prima pagina, e dedica agli scontri di ieri le pagine 2 e 3. Bersaglio delle proteste sono i generali che stanno gestendo in emergenza in paese in attesa delle elezioni previste per il prossimo 28 novembre. Scontri durissimi con vittime ieri durante tutta la giornata, con le forze speciali, impegnate a sgomberare con lacrimogeni, proiettili di gomma e non solo la piazza in cui si erano accampati circa 5mila manifestanti. Conseguenza prima dei disordini, diversi candidati alle elezioni hanno sospeso la propria campagna elettorale. Il Corriere ha intervistato Bothaina Kamel, la 49enne unica candidata donna alla prossima tornata elettorale, ex presentatrice radiofonica e televisiva, proprio poco prima che Kamel si unisse ai manifestanti in piazza e venisse poi arrestata. «I generali peggio del raìs», è la dura denuncia della candidata: «La folla è stata aggredita dalla polizia, tentano di spezzare la nostra dignità, ma questo ci dà maggiore forza, ci convince che è necessario liberare l’Egitto». Solo un taglio basso, ma situazione altrettanto esplosiva per la Siria: «Siria sull’orlo della guerra civile: razzi contro la sede del partito di Assad», il titolo. L’opposizione al regime ha attaccato il palazzo dove si trovano gli uffici del Baath. Il presidente: «Pronto a combattere». La situazione, dopo mesi di proteste e di dura repressione, sta precipitando. “Damasco ha finto di accettare il piano per l’invio di osservatori, poi ha opposto una serie di emendamenti respinti dalla Lega araba”, riporta il Corriere. “Il timore di molti osservatori è che Damasco non abbia più la capacità di imporre il suo ordine ma che neppure i ribelli (da soli) possano sperare di prevalere”.
 
LA REPUBBLICA apre con la “Spagna, trionfo dei popolari”, cui dedica molte pagine, e in taglio centrale mette una foto-notizia sull’Egitto, i 12 morti di piazza Tahrir e l’arresto dell’unica candidata donna alle presidenziali. I servizi all’interno. Sabato in migliaia sono tornati in piazza per denunciare i tentativi della Giunta di rallentare il processo democratico ed è stata battaglia. Due morti sabato notte, altri dodici domenica, oltre un migliaio i feriti. La polizia ha reagito in modo durissimo, centinaia le persone pestate a sangue, intossicate dai gas. Un clima drammatico che certo non aiuta: tra sette giorni si vota per  l’assemblea legislativa. Un voto che andrà avanti per settimane, fino alle elezioni presidenziali, previste per la fine del 2012. Il ministro della Cultura si è dimesso per protesta, mentre un membro della Giunta, il generale Mohsen al-Fangari, ha assicurato in tv che le elezioni si svolgeranno come previsto. Lo scenario è ben descritto da Renzo Guolo: “Quella ‘democrazia controllata’ che ha tradito l’ultima rivolta”. I militari hanno deciso di ritagliarsi un ruolo politico nel futuro dell’Egitto: non solo difesa del territorio nazionale, ma anche la protezione attiva dell’ordine costituito. Dunque «saranno le stellette a decidere, in qualità di garanti di ultima istanza, se gli sviluppi politici saranno o meno in linea con i principi costituzionali». Una prospettiva di democrazia controllata che ha generato il rifiuto dei maggiori partiti, compresi i Fratelli musulmani, e dato origine alle proteste di questi giorni. Di spalla intervista ad Amr Hamzwy, candidato riformista che propone di sospendere le elezioni: «la gente ha diritto di manifestare pacificamente e voglio denunciare la violenza ingiustificata della polizia… Per questo ho sospeso la mia campagna elettorale da sabato…». La soluzione? «Via questo governo di Essam Sharaf, va fissato un calendario chiaro per poter passare a un governo civile eletto, devono essere puniti i responsabili delle violenze e vanno fermati subito quei processi sommari dove i civili sono sottoposti al giudizio dei militari».
 
“Pugno duro al Cairo”: LA STAMPA pubblica in prima pagina la foto di un manifestante in piazza Tarir e affronta il riesplodere della protesta in Egitto in un primo piano a pagina 4-5, affidando il pezzo di apertura al giornalista egiziano Ibrahim Refat, il quale, oltre alla cronaca, dà conto dei nodi problematici del nuovo governo. Il gabinetto dei ministri era diviso in partenza sul documento presentato dal vice premier, Ali el Selmi su alcune proposte costituzionali, spiega nel pezzo. La riforma vuole concedere alle forze armate ampi poteri anche dopo le elezioni e dopo la riscrittura della Costituzione, tanto che resterebbero svicolate da qualsiasi controllo e diventerebbero il vero arbitro del Paese. È stata questa la goccia che ha fatto traboccare il vaso accelerando i tumulti in piazza, commenta Refat. Nella pagina seguente La Stampa intervista il candidato favorito alla presidenza, Amr Moussa, ministro degli esteri fino al 91 e fino al 2011 segretario generale della Lega Araba. La sua previsione è che «il panorama politico egiziano non è ancora abbastanza maturo e quindi non ci sarà un partito con una maggioranza e sarà necessario trovare un accordo di coalizione», sull’esercito si dice convinto: «la democrazia è un fatto che si costruisce giorno dopo giorno e che dovremmo proteggere, sostenere, nutrire e non sarà facile. Si capisce già e non c’è dubbio che ci saranno oppositori alla democrazia».
 
IL GIORNALE dedica una pagina alla situazione egiziana. Il titolo del pezzo a cura di Rolla Scolari è “Egitto senza pace. Scorre ancora sangue nella vigilia elettorale”. «Mancano sette giorni alle prime elezioni dell’era del dopo Mubarak, ma le immagini in arrivo ieri dal Cairo ricordano i primissimi giorni della rivoluzione di gennaio, quando il raìs era ancora a palazzo e le forze di sicurezza tentavano di sgomberare piazza Tahrir da una folla testarda e di reprimere il dissenso».
 
E inoltre sui giornali di oggi:

 
ASSISTENZA
IL SOLE 24 ORE – Pezzo di Cristiano Gori sulla questione dell’assistenza agli anziani e non autosufficienti, che Monti ha indicato tra le priorità del governo. Come potrebbe intervenire il nuovo esecutivo? Gori prova a immaginarlo in due mosse. Prima si focalizza su una possibile riforma dei servizi agli anziani, che assorbono lo 0,24% del Pil italiano per la domiciliarità e lo 0,4% per la residenzialità e che sono ampiamente sotto-finanziati a livello regionale pur in un quadro di domanda che cresce continuamente. «Per evitare il peggioramento dei servizi non esiste alternativa a un incremento della spesa pubblica», raccomanda Gori, perché pensare che le assicurazioni private possa ovviare alla situazione è «un’illusione». Si tratta quindi di tagliare in altri capitoli di spesa e di «stringere un’alleanza con le Regioni» anche per rivisitare il federalismo «nella cui definizione la non autosufficienza è rimasta finora marginale». Il secondo passo della riforma dovrà essere la revisione dell’accompagnamento, che può essere «realizzata senza risorse addizionali utilizzando meglio quelle disponibili». Come? Primo: legare l’indennità a informazioni alle famiglie su come usarla. Secondo: rendere obbligatorio usare la prestazione per pagare badanti assunte regolarmente e che siano competenti. Terzo: in lacune Regioni ci sono troppi sussidi, bisogna costringerle a fare controlli. Quarto: bisogna legare l’indennità al reddito del ricevente.
 
UNIONE EUROPEA
LA STAMPA – “Autogol Italia: i fondi Ue ci sono però non riusciamo a spenderli”. Un dossier a pagina 9 spiega perché siamo gli ultimi in Europa a usare i finanziamenti disponibili dell’Ue. A parlarne è stato il neopremier Mario Monti: «Si dovrà operare senza indugio per un uso efficace dei fondi strutturali dell’Unione europea». Se l’Italia non ha saputo tenere il passo dell’Europa che corre è anche perché ha dilapidato un mare di opportunità e di denaro, scrive LA STAMPA. La fotografia è impietosa: di fondi stanziati per il 2007-2013, il nostro Paese è riuscito ad assorbire il 18% di quanto avrebbe potuto. Solo la Romania ha saputo fare peggio, 14%. La media europea è al 30%, con la Francia in linea, la Spagna al 35%, la Germania al 38%. Di questo passo in sette anni getteremo alle ortiche almeno 25 miliardi di euro.
 
CANCRO
ITALIA OGGI – “Eccellenza in salute”. U pezzo informativo sul primo master mondiale di adroterapia organizzato dalle università di Pavia, Milano Statale e Bicocca. «Si tratta di un master unico per suo genere che si basa sullo studio e sull’approfondimento dell’adroterapia che cura i tumori attraverso l’uso di adroni (fasci di protoni e ioni carbonio)».


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