Formazione

L’Invalsi fa la classifica dei copioni

Tecnicamente si chiama "cheating". E gli esperti lo hanno quantificato nel 9,1%. Come dire che una risposta giusta su dieci in realtà è stata copiata. I più furbi in Calabria e Sicilia.

di Sara De Carli

L’Invalsi ha presentato il Rapporto Nazionale sulla rilevazione degli apprendimenti 2011-12. Ovvero 270 pagine in cui fotografa quanto i nostri figli sono competenti nella comprensione ed elaborazione del mondo fatta attraverso le parole (italiano) e i numeri (matematica), attraverso prove identiche somministrate a tutti gli studenti d’Italia nelle classi II e V primaria, I e III della secondaria di primo grado e nella classe II della secondaria di secondo grado (l’intero rapporto in allegato). Si tratta complessivamente di dati raccolti fra 2.850.000 alunni.

La cosa più curiosa è che all’inizio del testo c’è una lunga premessa sulla “propensione al cheating”. Cioè sulla tendenza a suggerire e scopiazzare. Degli studenti, sì, ma pure dei professori. Gli esperti dell’Invalsi hanno approcciato il fenomeno scientificamente e ci hanno  costruito anche delle tabelle. Da cui risulta che i “campioni” del cheating stanno in Calabria e Sicilia, seguiti da Basilicata e Molise.
Complessivamente, così, in Italia il cheating vale il 9,1%: come dire che il 9,1% del punteggio medio realizzato dai nostri studenti non è dovuto alle loro reali competenze, ma al solo fatto che hanno copiato. Conquistandosi così all’incirca un voto in più nella prova nazionale.

Il cheating  – precisano gli esperti Invalsi – «inficia la qualità dei risultati che a partire da settembre verranno restituiti alle singole scuole e rischia, dove la scuola poi pubblicasse tali risultati, di “gonfiare” indebitamente i risultati di chi si comporta in maniera scorretta. Perciò i risultati che saranno restituiti alle singole scuole saranno espressi al netto dell’effetto stimato del cheating e si ometterà la restituzione per quelle classi in cui il fenomeno abbia superato una certa soglia».
 


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