Formazione

L’intuizione non basta, serve una buona rete

Il network nel territorio è l'ingrediente fondamentale di uno spin off con valenza sociale. Parola di Chiara Pennasi, direttore del Bic La Fucina di Milano

di Carlotta Jesi

Quello di cui è più orgogliosa, è Sep Cell. «Uno spin off che propone diagnosi genetiche prenatali non invasive attraverso la separazione di cellule rare nel sangue del paziente. Capito? Un semplice esame del sangue invece dell?amniocentesi». Di buone idee di business nate in ambiente universitario, però, Chiara Pennasi, direttore del Centro servizi alle imprese Bic La Fucina, creato nel 1996 dall?agenzia di sviluppo Milano Metropoli, ne ha viste, selezionate e fatte crescere tante. «Circa 250 l?anno», precisa, «di cui più del 50% ad alto impatto sociale». Studium: Come si spiega questi numeri? Tanta innovazione applicata alla soluzione, sostenibile, di problemi concreti? Chiara Pennasi: Passata la bolla di Internet, quando tutte le idee erano per il web, la tecnologia è tornata ad essere al servizio delle persone. Ricordo, in particolare, un progetto originale sulla sanità: dei ricercatori avevano creato un dispositivo, grande quanto un bottone, su cui veniva salvata tutta la storia sanitaria delle persone. Dal gruppo sanguigno agli esami clinici più importanti fino alle allergie e alle malattie avute in passato. Comodo da portare in giro e utilissimo. Studium: Il vostro Business Innovation Center partecipa alla selezione delle migliori idee di impresa di studenti, ricercatori e professori dell?università Statale di Milano. Come si riconosce uno spin off promettente? Pennasi: La prima cosa che considero è se l?idea di base è abbastanza vicina al mercato. Se la ricerca è applicabile. Quindi esamino la squadra che propone lo start up: solitamente si tratta di assistenti e docenti molto bravi sulla ricerca ma con quasi nessuna competenza di management. Sono competenze che spetta a noi trovare. Studium: Dove, e in che modo? Pennasi: A marzo 2005, abbiamo lanciato il progetto Match competenze per lo start up affiancando ai ricercatori-imprenditori della Statale dei manager provenienti dal master serale in Business administration della Sda Bocconi. Questo tipo di affiancamento personalizzato ha dato ottimi risultati. Studium: Le squadre che propongono spin off ad alto impatto sociale devono avere competenze o caratteristiche particolari? Pennasi: La capacità di fare network. Con la pubblica amministrazione e, in generale, con il territorio. Questo tipo di relazioni sono fondamentali per far funzionare uno spin off sociale, quindi verifichiamo sempre che i professori coinvolti nei progetti ne abbiano. Alla costruzione di un network, e al reperimento di finanziamenti presso venture capitale e business angel, lavoriamo anche noi. Studium: Parliamo di finanziamenti: quanti ne servono per lanciare uno spin off? Pennasi: Per la fase di avviamento, che dura 2 o 3 anni, gli spin off che non hanno bisogno di mettere in piedi un laboratorio perché si appoggiano a quelli dell?università devono raccogliere circa 150mila euro euro. Nel caso degli spin off sociali, spesso è più facile reperire i fondi perché si può accedere a finanziamenti pubblici. Studium: E il tipo di assistenza che fornite cambia in caso di spin off ad alto impatto sociale? Pennasi: Sì. C?è una pianificazione economica diversa. Come dicevo, più che di manager questi tipi di spin off hanno bisogno di rete. Ed è alla costruzione di queste relazioni, magari poche ma significative, che lavoriamo. A sostenere i brevetti, che danno un valore aggiunto all?impresa, invece spesso pensa l?università.


Qualsiasi donazione, piccola o grande, è
fondamentale per supportare il lavoro di VITA