Welfare

L’integrazione socio sanitaria: una sfida per il territorio

L’analisi dell'impatto che la trasformazione demografica imprimerà all'assistenza socio-sanitaria nell'intervento di Alessandro Firpo di Fondazione EasyCAre ai Social Cohesion Days

di Redazione

Si intitola "Sfide per la sanità territoriale e l'integrazione socio-sanitaria" l'intervento che Alessandro Firpo, vicepresidente della Fondazione EasyCare e Head of Marketing and Communication TBS Group (società impegnata nella gestione delle tecnologie biomediche e informatiche nelle strutture sociosanitarie) tiene il 5 giugno alle 15 a Reggio Emilia in occasione dei Social Cohasion Days. Oltre a spiegare il ruolo della gestione e dell'integrazione delle tecnologie biomediche, l'intervento sottolinea che l'aumento dell'aspettativa di vita, paradossalmente, può diventare un problema se non si riusciranno a trasferire sul territorio i processi diagnostici e terapeutici.

«Secondo alcune proiezioni di Eurostat, che impongono a tutta la classe dirigente europea una riflessione profonda, nel 2060, ovvero tra poco più di 40 anni, nel Vecchio Continente ci saranno meno di 2 persone in età attiva (cioè tra i 15 e i 64 anni) per ogni over 65. Un trend che dà continuità all’incremento dell’aspettativa di vita: basti pensare che l’indice di mortalità per adulti in età compresa tra i 15 e i 60 anni è passato, per gli uomini, tra il 1990 e il 2013, da 129 a 69 e per le donne, da 60 a 38. Alla luce di questo scenario, l’incremento delle cronicità (anche plurime), la moltiplicazione esponenziale dei bisogni di sanità e, non di meno, quelli di assistenza sociale, lo sviluppo tecnologico e tanti altri fattori ancora sono destinati ad avere un impatto difficilmente gestibile da parte dei sistemi sanitari pubblici», ha esordito Alessandro Firpo. In corso c'è un vistoso mutamento, che però procede a una velocità inferiore a quella che sarebbe necessaria: il trasferimento dei processi diagnostici e terapeutici dall’ospedale al territorio. «Ma se è vero che il pubblico sta operando in questa direzione pressoché ovunque, occorre anche arginare l’out of pocket dei cittadini, che sta crescendo in misura esponenziale e inarrestabile», commenta Firpo.

Ecco i punti centrali di questa evoluzione :

– L’integrazione socio-sanitaria dovrà accelerare il suo percorso. Il paziente sempre di più dovrà essere trattato a 360 gradi da un care giver unico.

– Una parte cospicua di questa rivoluzione non potrà che fondarsi sulle tecnologie, biomediche e informatiche, e sulla loro integrazione; in particolare sulle tecnologie domiciliari e sulle connesse piattaforme ICT. E la gestione delle tecnologie domiciliari (come presidi, ausili, strumenti di diagnostica da remoto), solo apparentemente poco complesse, non potrà prescindere da grandi e capillari network di tecnici sul territorio.

– Se è vero che la mano pubblica potrà coprire in modo decrescente questa enorme massa di oneri crescenti, non potrà peraltro abbandonare ad un incontrollato out of pocket dei cittadini tutto quello che resterà fuori dalla sua tutela.

– Occorreranno perciò dei care giver che potranno operare sia, eventualmente, in outsourcing per il pubblico, sia per il privato; essi dovranno essere certificati, qualitativamente efficienti, capaci di esprimere un approccio etico, con un equo rapporto tra prestazioni e prezzi.

– Sarà indispensabile mettere a disposizione dei cittadini dei centri servizi realmente capaci di fornire un unico accesso per rispondere a miriadi di domande le cui risposte oggi, anche quando disponibili, sono disperse e frammentate.

– Parteciperanno a questo processo solo attori che disporranno di piene competenze di dominio e di processo.

«La condizione per la quale, però, questa evoluzione si possa tradurre in un risultato positivo, almeno nel caso di TBS Group, è la capacità di coniugare la capacità competitiva acquisita su scala internazionale con un’analoga capacità di intervenire a livello territoriale in modo puntuale», conclude Firpo. «Soltanto governando l’intero processo, che dalla struttura sanitaria permette di trasferire al domicilio l’insieme delle cure e dell’assistenza, riusciremo a dare una risposta corretta all’evoluzione demografica, e conseguentemente sociale, che stiamo conoscendo. Si tratta, prima di tutto, di un approccio di responsabilità dettato anche dal fatto che il pubblico necessariamente non potrà sostenere autonomamente tutte le sollecitazioni che questo cambiamento andrà a imprimere sul sistema socio-economico».


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