Formazione
L’integrazione passa dalla selecao di “Reggio a Colori Csi”
A Reggio Calabria il Csi provinciale ha messo "in campo" un progetto di integrazione che si è tradotto in una squadra di 20 ragazzi di 11 nazionalità diverse, con un’unica maglietta. Inoltre, il Centro Sportivo Italiano reggino ha messo a disposizione gratuita il PalaCsi di Gallina.
Come rispondere alla necessità di integrazione? A questa domanda sta dando una risposta il Csi provinciale di Reggio Calabria con i suoi volontari. Si tratta di un progetto che si è concretizzato in una squadra che fin dal nome è un programma di intenti: “Reggio a Colori Csi”. «L’integrazione passa da un progetto educativo, non da interventi “spot”». Spiega il presidente del Comitato Provinciale del Csi, Paolo Cicciù, nel presentare la “rosa” di “Reggio a Colori Csi”, «20 ragazzi di 11 nazionalità diversa, con un’unica maglietta. Padri che giocano con i figli, mamme a bordo campo a incitarli e la forza del volontariato a fare da collante a una “pazza idea” nata a Reggio Calabria, approdo negli ultimi mesi di innumerevoli sbarchi di immigrati». In occasione della Settimana di Lotta al Razzismo, celebrata proprio nella Città dello Stretto, il Centro Sportivo Italiano ha avuto modo di presentare questa iniziativa partita 3 mesi fa grazie a una straordinaria voglia di fare.
«All’inizio non è stato facile perché i ragazzi erano pochi e spesso era proprio difficile gestire il gruppetto», spiega Fortunato Mafrica, mister della “Reggio a Colori Csi”. «Man mano, quasi naturalmente, ci siamo ritrovati in 20: alcuni ragazzi non parlano nemmeno l’italiano poiché sbarcati pochi mesi fa da quella che comunemente viene definita come una “carretta della speranza”. Eppure è bellissimo il modo come tra loro si aiutano, spesso ci fanno da interprete ed in campo, il linguaggio dello sport li agevola ad essere una cosa sola». I ragazzi del Csi si sono confrontati nel triangolare “Oltre le Differenze” con l’amministrazione comunale e la squadra del Koa Bosco Rosarno. Un grandissima emozione poi giocare fianco a fianco con il sindaco della città, Giuseppe Falcomatà (nella foto di apertura con la formazione che indossa la maglietta "Accendi la mente – spegni i pregiudizi").
Un’iniziativa simbolica certo, ma come rimarca Cicciù è stata importante «la sensibilità dell’amministrazione comunale, sindaco in testa, che ha voluto fortemente “giocare” questa partita. Auspichiamo che questa vicinanza del nostro Comune, grazie anche alla sinergia e alla disponibilità sin da subito attiva degli assessori Marino e Zimbalatti, si possa sviluppare ancora in altri percorsi di eccellenza sportiva; dove il surplus siano i valori etici, prima ancora di quelli tecnici».
Per rendere possibile questo grande “esperimento sociale”, il Centro Sportivo Italiano reggino ha messo a disposizione gratuita il PalaCsi di Gallina. «Il Palazzetto che stiamo gestendo, dopo aver vinto un regolare bando di gara, non solo è aperto a tutte le società sportive che ci hanno fatto richiesta», spiega Paolo Cicciù «ma accoglie serenamente e senza volere un euro queste esperienze che noi riteniamo l’essenza dello stesso sport targato Csi. Quando parlavamo degli ambienti sportivi come “luoghi del cuore” ci riferivamo proprio a questo: all’attenzione all’integrazione, alla legalità ed al confronto, sempre all’insegna dello sport».
L’allenatore-educatore incontra ogni settimana i ragazzi e con loro attua azioni reali di integrazione: dai percorsi formativi al recupero scolastico. E non manca l’attenzione alle famiglie: il forum “Genitori a bordo campo”, con professionisti nell’ambito dell’educazione, si mette al fianco di queste situazioni di disagio. E tutto gratuitamente – tengono a sottolineare al Csi di Reggio Calabria. «Ci teniamo a precisare che il nostro Comitato, a oggi non ha goduto e non gode di nessun finanziamento pubblico», sottolinea Cicciù. «Gran parte dei nostri progetti sono esclusivamente su base volontaria, il resto è coperto dalle spese vive dell’attività sportiva e da qualche sponsor che sostiene la nostra azione educativa. Spesso si fa un gran parlare su cosa si debba fare e su chi dovrebbe fare quel qualcosa: noi, intanto, senza alcuna velleità ci sporchiamo le mani e proviamo a seminare qualche germe positivo sul territorio. E siamo certi che questa esperienza, in breve tempo, grazie alla sensibilità del Csi possa divenire un modello da esportare in tutto il Paese» conclude.
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