Cultura

L’integrazione a portata di Corano

L’esempio delle seconde generazioni francesi: «La loro ricetta è semplice ed efficiente: attenersi ai precetti originari dei testi». Intervista a l’antropologa Bounzar

di Emanuela Citterio

Un banco di prova dell?incontro con l?Islam, in Europa, c?è. È un banco di scuola. E il compito più arduo da svolgere spetta ai ragazzi di seconda generazione, ovvero i figli nati in Europa da genitori immigrati. A sostenerlo, alla luce dell?esperienza francese, è Dounia Bouzar, antropologa e consulente su giovani e Islam del ministero della Giustizia d?Oltralpe. Vita l?ha incontrata a Milano in occasione della presentazione del dvd Conosciamo l?Islam: giovani, musulmani, italiani (nella foto la copertina), un progetto di educazione interculturale realizzato per le scuole superiori dai professori Paolo Branca e Milena Santerini della Cattolica. Vita: Il fenomeno dell?immigrazione in Francia è più antico e diverso rispetto a quello italiano. Quali sono le sfide comuni? Dounia Bounzar: In Francia ormai siamo arrivati alla quarta generazione di immigrati. Ma le problematiche da affrontare sono le stesse. I giovani devono compiere un grande sforzo di rielaborazione della propria identità, devono comprendere il proprio contesto religioso a partire dalla realtà in cui vivono. In Francia lo stanno facendo soprattutto le ragazze musulmane. Vita: In che modo? Bounzar: Per esempio impugnano l?Islam per rivendicare i propri diritti rispetto alla tradizione. Fanno notare che nulla nell?Islam le obbliga a sposare un connazionale. Controbattono citando il Corano. Se viene proibito loro di fare sport citano il precetto che mette la cura del corpo fra gli obblighi di chi aderisce all?Islam. Vita: L?Islam europeo sta cambiando? Bounzar: Sì, e la trasformazione dell?Islam nei Paesi europei obbliga i musulmani a reinterpretare la religione a partire dall??io?, a passare dalla cultura del villaggio alla cultura dell?individuo.


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