Quello che sembrava difficile, per non dire impossibile, è accaduto a metà del primo tempo di una partita della Liga spagnola allo stadio Benito Villamarin di Siviglia. Si gioca Betis-Barcellona e il blaugrana Andres Iniesta passa di tacco a Lionel Messi che di piatto segna. Nulla di eclatante, se non fosse l’86simo gol del giocatore argentino nell’anno solare 2012. Un nuovo record, ottenuto superando Gerd Muller che esattamente 40 anni tra Bayern Monaco e Nazionale tedesca di reti ne aveva siglati 85 (con qualche partita in meno). Gerd e Leo, due giocatore molto diversi, il primo un uomo d’area di rigore, sgraziato ma furbo e tenace, l’altro un violinista del calcio, inserito nell’orchestra che è il Barcellona.
Tantissime diversità, ma anche qualche similitudine. Innanzitutto la normalità. Non nei colpi, ma nel fisico. Muller era soprannominato “kleines dickes Muller” (Il piccolo e grasso Muller) per la sua non eccessiva altezza e il peso forma (173 cm per 68 kg), Leo Messi ha dovuto da ragazzino fronteggiare problemi di crescita, tanto che è riuscito ad arrivare dov’è ora grazie alle sue doti ma soprattutto grazie alla lungimiranza della dirigenza del Barcellona nel pagargli le costose cure ormonali.
Leo e Gerd sono anche simili per il loro carattere. Almeno all’apparenza. Entrambi schivi, timidi, lontani dai riflettori se non in campo. Gerd ha dimostrato anche di essere fragile, tanto che dopo l’esperienza Usa, ha conosciuto la depressione e l’alcolismo, da cui è uscito con l’aiuto di Franz Beckenbauer e Karl Heinz Rumenigge, dirigenti del Bayern Monaco. Leo non sembra avere queste debolezze, ma è chiuso ai limiti del mutismo. Fa fatica a parlare in pubblico, quasi sussura, non cosciente forse di essere più conosciuto del Papa, di Barack Obama e di qualche pop star. Perchè alla fine per essere un campione, si può anche non essere un divo.
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