Economia
L’innovazione ha bisogno di solidarietà non di corporativismo
«Le profonde trasformazioni del mondo dell’economia portano alla crescita di diseguaglianze. Da qui l’esigenza di una nuova stagione di innovazione». L’intervento del portavoce dell’Alleanza delle cooperative sociali
In principio era la solidarietà! Potrebbe iniziare così una riflessione dedicata alle comuni origini dei movimenti mutualistici, delle cooperative, delle leghe dei braccianti e dei sindacati dei lavoratori che nei primi anni del secolo scorso sono state la grande forza di trasformazione politica, di innovazione sociale e di democratizzazione dell'economia.
In un’epoca segnato da cambiamenti tumultuoso e dalla prepotente crescita delle diseguaglianze, la solidarietà fra chi aveva meno, divenne una potente forza a sostengo del cambiamento. Fu una solidarietà aperta e non corporativa.
La consapevolezza di vivere una comunanza di destino, contribuì a sviluppare il sentimento della solidarietà fra pari che si trasforma in organizzazione: società di mutuo soccorso, cooperative, sindacati. Il bisogno comune condiviso si fa progetto.
Questa solidarietà sociale ha contribuito a realizzare grandi innovazioni sociali, sul versante economico e dell'organizzazione del lavoro, su quello politico e su quello del welfare.
Oggi, di nuovo, le enormi e profondissime trasformazioni del mondo del lavoro e dell'economia portano alla crescita di nuove diseguaglianze. Da qui l'esigenza di una nuova stagione di innovazione sociale, che le diverse forme di imprenditoria sociale i progetti di sharing economy, i movimenti di autorganizzazione rappresentano l'espressione più interessante, soprattutto se riusciremo a tenerle saldamente agganciate ai valori di solidarietà e di democrazia economica.
In questo processo chi sembra fare più fatica sono i sindacati dei lavoratori.
Emblematico da questo punto di vista un accordo siglato dall'Agenzia Territoriale dell'Emilia Romagna per i Servizi Idrici e i Rifiuti e dalle tre principali organizzazioni sindacali, nel quale si afferma che l'unico CCNL che si dovrà applicare è quello di riferimento per le Aziende Pubbliche.
Là dove intervenissero delle cooperative sociali, che pure sono firmatarie di un CCNL con quegli stessi sindacati, esse potranno applicarlo esclusivamente ai loro lavoratori svantaggiati!
Non è questo lo spazio per approfondire i risvolti tecnici di questa aberrazione corporativa. Rimane un solo interrogativo: che fine ha fatto la solidarietà se si sbandiera come successo l'ipotesi di classificare un contratto come una "gabba" per i soli lavoratori svantaggiati?
Di ben altra capacità di innovazione sociale hanno bisogno l'Italia è l'Europa per far fronte alle enormi sfide che ci attendono per la riduzione delle diseguaglianze.
In foto un'immagine della Cooperativa Sociale Biplano di Bergamo
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