I cambiamenti in atto nei settori delle nuove tecnologie legate all’Internet of things, all’automazione, alla robotizzazione, alla biogenetica, ai big data, ai sistemi cognitivi ed ai nuovi materiali andrà ad influire in modo considerevole sugli equilibri internazionali generando per l’effetto mutamenti negli scenari geopolitici economici, tecnologici e politici. Tale influenza si rende ancor più agevole nel contesto geopolitico che va profilandosi e che presenta caratteristiche di crescente complessità dal momento che i nuovi assetti saranno sempre più determinati dal risultato dell’interazione tra una pluralità di attori piuttosto che dall’esercizio della forza di poche superpotenze e del loro sistema di valori. Detta interazione può tranquillamente evincersi da una qualsiasi mappatura delle infrastrutture la quale ci fa senz'altro comprendere, in maniera molto più chiara di qualsiasi cartina politica, il funzionamento e gli equilibri che sussistono nell’attuale condominio internazionale. Le infrastrutture, infatti, sia quelle di trasporto che quelle materiali e immateriali legate ai processi di innovazione e di ricerca, andranno ad influenzare gli assetti geopolitici e le questioni inerenti gli aspetti ambientali. A ben vedere ne costituiscono già un chiaro esempio quegli Stati, come gli Stati Uniti e gli Stati Europei, che nel corso degli anni hanno fortemente investito in questo settore ottenendo risultati ragguardevoli che hanno consentito loro di incrementare la propria supremazia sugli altri paesi principalmente basata sullo sviluppo di nuove tecnologie e nuovi prodotti, che erano in qualche modo costretti a seguire.
I nuovi attori oggi presenti sulla scena internazionale hanno iniziato a mettere pesantemente in discussione anche il vantaggio tecnologico occidentale, sia nelle tecnologie hard che in quelle soft. Tra questi spicca il continente asiatico che, attraverso l’impiego di cospicui investimenti profusi dai vari Stati nei settori della ricerca e dello sviluppo, è riuscito ad invertire in modo drastico la logica dominante dei flussi legati ai processi innovativi presentandosi come incubatore di nuove tecnologie. Risulta oltremodo evidente che tale nuova situazione andrà a breve a modificare il quadro competitivo dei settori di produzione e di servizi strategici annoverando nella top list dell’innovazione aziende provenienti da Cina, India, Corea del Sud, Russia Brasile e Messico, ovvero da paesi che sino a poco tempo fa non erano considerati all’avanguardia dell’innovazione e dello sviluppo economico.
La Cina, in particolare, oltre ad investire nelle infrastrutture di trasporto e di collegamento, tra cui va menzionato il progetto Obor meglio conosciuto come il progetto della “Nuova Via della Seta” di terra e di mare ideato da Pechino con il principale obiettivo di avvicinare la Cina al resto della massa continentale euroasiatica, sta puntando anche sulle nuove infrastrutture di ricerca considerate dal governo strategiche per la crescita e lo sviluppo. Tali infrastrutture hanno l’obbiettivo di promuovere un sistema che favorisca la formazione di cluster tecnologici di grandi dimensioni, (come sta accadendo a Shanghai per SSRF) capaci di attrarre talenti stranieri ai quali offrire un ambiente confortevole che presenti tutte le condizioni necessarie per la ricerca. Il nuovo sistema dovrà, inoltre, essere all’altezza di competere con quelli più avanzati di Stati Uniti, Europa e Giappone. A tal riguardo è da evidenziare la recente pubblicazione ad opera del Ministero della Scienza e Tecnologia cinese del nuovo piano quinquennale (PQ) dedicato alle grandi infrastrutture di ricerca che ha posto una serie di nuovi traguardi da raggiungere nonché la realizzazione di nuove infrastrutture prioritarie
La strategia messa in campo dalla Cina è degna di attenzione anche perché pone l’accento sull’idea di porre lo Stato al centro dei processi innovativi, un fattore molto importante di cui in Europa, in generale, ed in Italia, in particolare, si stanno perdendo le tracce. A ben vedere, infatti, il ruolo dello Stato all’interno di questi processi risulta di fondamentale importanza dal momento che l’apparato statale è il solo che può farsi carico di processi così onerosi capaci di offrire risultati in un periodo di medio lungo termine, nonché di sopportare le eventuali perdite e i fallimenti che qualsiasi processo di ricerca può generare.
Dallo sviluppo dell’aviazione, dell’energia nucleare, dei computer, di internet e delle biotecnologie agli odierni sviluppi nel campo delle tecnologie verdi, è stato ed è tuttora il settore pubblico e non le imprese private a mettere in moto e sviluppare il motore dello sviluppo dal momento che è impensabile che un’ azienda privata possa sopportare un onere così gravoso e avventurarsi in tali settori con la speranza di ottenere risultati nel lungo termine.
Risulta pertanto evidente che i Paesi che impiegheranno maggiori risorse per lo sviluppo dei settori dell’innovazione giocheranno da protagonisti nei futuri scenari geo-economici e geopolitici.
Filippo Romeo
romeo.filippo83@gmail.com
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